Alla vigilia delle celebrazioni dell’8 marzo, L’ONU fa il punto sulla parità di genere. Ed è un punto critico. Nonostante i grandi passi avanti nella promozione della parità, infatti, le donne sono ancora indietro rispetto agli uomini in tutta una serie di aree cruciali, dalla rappresentanza politica e l’uguaglianza salariale all’istruzione.
Quest’anno la giornata internazionale della donna segna anche un importante anniversario, i 20 anni della Dichiarazione di Pechino e del Programma di azione adottati alla Quarta Conferenza mondiale dell’ONU sulle donne. Firmato da 189 paesi, quel documento rappresenta uno spartiacque nelle politiche femminili, in quanto primo momento di impegno formale da parte di stati, governi, forze economiche, sociali, politiche e culturali per la valorizzazione della differenza di genere come leva per la trasformazione delle attuali forme di sviluppo e convivenza.
Ma vent’anni dopo, gli impegni presi a Pechino sono stati mantenuti solo in parte. Lo ha ricordato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, venerdì mattina parlando all’incontro dal tema Advancing Gender Equality and Empowerment of Women and Girls for a Transformative Post-2015 Development Agenda (nel video qui sotto). “Sono fermamente convinto che il tempo per l’emancipazione delle donne sia arrivato – ha detto Ban ki-moon – e che possiamo iniziare a vedere la fine del cammino iniziato due decenni fa a Pechino. La Piattaforma d’azione di Pechino rimane un’agenda ambiziosa ma realistica per dare più forza a donne e ragazze e rendere concreti i loro diritti umani”.
Ban Ki-moon ha ammesso che il mondo ha fatto “importanti progressi” sull’equità di genere negli ultimi due decenni: la partecipazione delle donne alla vita politica è aumentata, la mortalità per parto è scesa, e il divario di genere nell’istruzione primaria si è ristretto. Secondo UN Women, infatti, circa il 50 per cento delle donne del mondo ricopre una posizione di lavoro subordinato, il 40 per cento in più rispetto a 20 anni fa.
Ma, ha detto Ban Ki-moon, “i risultati sono stati troppo lenti e troppo irregolari. Dobbiamo fare molto di più per accelerare i progressi in tutto il mondo”. A dirlo sono i dati della relazione che il segretario generale presenterà lunedì a vent’anni da Pechino. E in alcuni ambiti, come quello della politica e dei ruoli istituzionali, il divario è particolarmente ampio. Oggi, su cinque parlamentari, solo uno è donna; il numero complessivo delle parlamentari è passato dall’11% ad appena il 22% negli ultimi due decenni. Esistono ancora cinque paesi nel mondo, ha ricordato Ban Ki-moon, in cui non una sola donna è rappresentata in parlamento, mentre otto paesi non hanno una donna ministro. Nel mondo ci sono meno di 20 donne capo di Stato o di governo, ha sottolineato il direttore esecutivo di UN Women, Phumzile Mlambo-Ngcuka, incontrando i giornalisti al Palazzo di Vetro.
Al ritmo attuale, si stima che ci vorranno 81 anni per le donne per raggiungere la parità nel mondo del lavoro. Allo stesso tempo, la pandemia di violenza contro le donne e le ragazze colpisce una donna su tre in tutto il mondo. Ed è una questione, in molti casi, culturale: secondo i dati diffusi dall’UNICEF venerdì, proprio in occasione dell’8 marzo, circa 126 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni nel mondo, quasi la metà del totale globale, pensa che un marito sia a volte giustificato se picchia la moglie. Sempre secondo dati UNICEF una donna su quattro delle giovani donne attualmente in vita si è sposata in età pediatrica (un dato comunque in miglioramento rispetto all’una su tre dei primi anni ’80: in Medio Oriente e Nord Africa, la percentuale di donne sposate prima dei 18 anni è diminuita di circa la metà nel corso degli ultimi tre decenni).
Phumzile Mlambo-Ngcuka ha esortato i governi ad adottare un triplice approccio per rimuovere le cause della disparità di genere entro il 2030: “Un’instancabile volontà politica, maggiori risorse e una forte responsabilità”. La cooperazione tra settore pubblico e privato può essere strategica in quest’ambito: “I governi devono abrogare le leggi discriminatorie che impediscono alle donne di ottenere credito, di possedere della terra, di muoversi liberamente, di assumersi la responsabilità del proprio corpo e della propria salute”. Ma le trasformazioni sociali necessarie per far progredire la parità di genere non devono escludere il settore privato che, ha detto la direttrice dell’agenzia ONU per le donne, “ha un ruolo molto importante da svolgere nell’investire nel rafforzamento economico delle donne. […] I datori di lavoro devono fare cambiamenti di lunga portata nei termini e condizioni di impiego delle donne: parità di retribuzione a parità di lavoro, in condizioni dignitose”.
Intanto l’ONU si prepara a celebrare la Giornata internazionale della donna e il 20 ° anniversario della Piattaforma d’azione di Pechino, con una settimana densa di eventi, tra cui una marcia che l’8 marzo, alle 14.30, partirà dal Palazzo di Vetro per finire a Times Square. Inoltre, a partire dalla settimana prossima, si riunirà la sessione annuale della Commissione sullo Stato delle Donne, per la promozione della parità di genere, cui parteciperanno rappresentanti delle nazioni membro e della società civile.
In coincidenza con gli eventi per la Giornata internazionale della donna, lunedì la missione italiana all’ONU inaugura una mostra fotografica dal titolo A Waiting Room – Mother and Children First che sarà esposta all’interno del Palazzo di vetro fino al 20 marzo.