La scena di New York appare, anno dopo anno, sempre più frammentata e non in grado di stare al passo con le nuove capitali musicali, siano esse nazionali o internazionali. Nel 2016 della fine dell’era Obama e degli scenari culturalmente bui che si stagliano all’orizzonte con la sorprendente vittoria di Donald Trump, sono tornate con un album in studio tutte le star della musica black (Kanye West, Frank Ocean, Rihanna, Chance the Rapper). Ma l’asse si è spostato verso sud, il sud di Atlanta che è tornata a essere l’epicentro di un nuovo movimento rap che supera i confini e l’Oceano arrivando fino in Europa. E il sud della California che sembra vivere una nuova golden age. Cosa resta a New York tra rap, sperimentazioni e nuove proposte di Brooklyn? Ecco una classifica del meglio made in New York.
1. A Tribe Called Quest
We Got It From Here… Thank You 4 Your Service (Epic)
In un anno segnato da tante morti celebri, resta insuperabile il nuovo lavoro degli A Tribe Called Quest, scossi proprio a marzo dalla morte del mitico Malik Izaak Taylor aka Phile Dawg, scomparso prematuramente all’età di 45 anni e presente con la sua voce nell’album. Il collettivo tra i più influenti della scena hip hop di Queens aveva annunciato il ritorno sulla scena qualche mese prima e regala ai posteri il sesto sigillo di una carriera iniziata negli anni Novanta. Q-Tip e Jarobi White raccontano nel migliore dei modi l’America dei nostri giorni con ospiti del calibro di André 3000, Kendrick Lamar, Jack White, Elton John, Kanye West, Anderson Paak e Talib Kweli.
2. Beyoncé
Lemonade (Columbia)
Tra le voci di una crisi col celebre marito Jay Z e le voci di un trasferimento sulla costa opposta a Los Angeles, l’ultimo album newyorchese di Queen Bey è stato registrato ai Jungle City Studios di Manhattan su 27th Street, dalle parti della High Line. Lemonade è il disco della maturità della Knowles, tra orgoglio afro-americano, femminismo, inevitabile gusto fashion, produzioni tra classico e contemporaneo e brani che lasciano il segno a primo ascolto.
3. serpentwithfeet
Blisters EP (Tri Angle Records)
Cinque tracce realizzate al fianco del guru della sperimentazione techno The Haxan Cloak sono bastati per consacrare Josiah Wise come una delle novità più intriganti della scena che ruota attorno all’influente label Tri Angle. Originaria di Baltimora, giunto a New York dopo una parentesi a Philadelphia, propone testi profondi, chorus vibranti, basi elettroniche presenti, ma a tratti nascoste e impercettibili, improvvise incursioni orchestrali. Una rivisitazione futurista del soul più oscuro.
4. KA
Honor Killed The Samurai (self-released)
Il veterano dell’hip hop di Brownsville, Kaseem Ryan aka KA (già membro del collettivo Natural Elements) continua ad agire nell’ombra confermandosi anche quest’anno una delle voci più interessanti e sottovalutate di New York. Il suo quinto lavoro in studio trasuda suoni, atmosfere e visioni delle strade di Brooklyn in cui è cresciuto, in un mood come sempre solitario, introverso e criptico.
5. Blood Orange
Freetown Sound (Domino)
Ne è passato di tempo da quando, ormai tre anni fa, lo presentavamo come la nuova icona black adottata da New York. Autore, videomaker, vocalist, ballerino, stilista e tanto altro, già Test Icicles e Lightspeed Champions, Dev Hynes ha realizzato un album d’altri tempi fatto di soul patinato, ballad da adepto di Prince e uno smaccato gusto anni ’80.
6. Flatbush Zombies
3001: A Laced Odyssey (Glorious Dead Recordings)
Noti già da qualche anno a New York e nel resto degli States, Meechy Darko Zombie Juice ed Erick Arc Elliott sono parte con la loro crew del cosiddetto movimento Beast Coast, cui afferiscono i collettivi The Underachievers e Pro Era. I tre ragazzi discendenti di immigrati giamaicani, sono riusciti a pubblicare il primo LP ufficiale, album di hip hop tipicamente newyorchese con un’attenzione molto contemporanea alla produzione e un immaginario tradizionalmente street.
7. Kelsey Lu
Church EP (True Panther Sounds)
La ragazza d’altri tempi del North Carolina è andata a vivere a New York dove ha registrato il suo EP d’esordio in una chiesa di Greenpoint, al fianco di uno dei guru del sound di Brooklyn, Patrick Wimberly dei Chairlift. Sei brani senza tempo dove la sua voce calda ed elegante si adagia su arrangiamenti moderni e minimali e l’immancabile violoncello, lo strumento che l’ha accompagnata fin dagli esordi nella chiesa del quartiere.
8. Umfang
Riffs EP (1080p)
Anche lei tra le nostre scommesse newyorchesi su cui avevamo puntato a inizio 2016, Emma Olsen si conferma una delle producer più promettenti di Brooklyn. A fine agosto, la resident del Bossa Nova Civic Club di Bushwick ha pubblicato Riffs, EP di acid techno affilata, dritta e nostalgica, non privo di angoscianti digressioni nell’oscurità.
9. Mitski
Puberty 2 (Dead Oceans)
Anche a New York e a Brooklyn come nel resto degli States, l’indie rock che sembrava spopolare un decennio fa resta un fenomeno molto sotterraneo. Fa eccezione Mitski Miyawaki che al quarto album si è sivincolata dai cliché del genere offrendo una raccolta di brani molto trasversali, tra pop elettronico e rigurgiti alt-rock anni ’90, che le ha permesso di conquistare le top 10 di fine anno nelle principali testate, dalle più mainstream ai blog underground.
10. LVL UP
Dalle prime prove ai tempi della SUNY Purchase, sono diventati un punto di riferimento della scena indipendente di Brooklyn. In qualche modo la scena indie rock di Bushwick prova a resistere all’avanzata di nuovi generi. Sempre e comunque nel segno del lo-fi e della tradizione anni 90.