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November 10, 2015
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Il taglio degli alberi a Palermo nel nome del tram: si profila una class action?

Giulio AmbrosettibyGiulio Ambrosetti
Time: 7 mins read

Una class action contro l’amministrazione comunale di Palermo ‘capitanata’ da Leoluca Orlando per i danni prodotti agli alberi della città? Se n’è parlato la scorsa estate. Una proposta che è stata lanciata dal professore Silvano Riggio, docente universitario di Ecologia, da sempre in prima fila nelle battaglie per la tutela dell’ambiente. Negli anni passati – ci riferiamo agli anni ’60 e ’70 – queste battaglie, a Palermo, si combattevano contro la DC di Vito Ciancimino. Oggi – sembra incredibile, ma è vero – si annunciano contro la giunta Orlando insediatasi nel 2012.  

In queste ore, sulla rete (e in tanti indirizzi di posta elettronica) circola una lettera che Riggio ha inviato al sindaco Orlando. C’è il dubbio che sia lo stesso scritto della scorsa estate. Ma è sempre una lettera attualissima, perché, rispetto allo scoro agosto la situazione, nel capoluogo siciliano è notevolmente peggiorata. Del resto, il professore Riggio non è nuovo alle critiche all'attuale amministrazione comunale di Palermo, come potete leggere qui. 

“Fra le notizie apparse sul web nei giorni scorsi – scrive il noto ambientalista del capoluogo siciliano – circolava l’adesione del sindaco all’appello di Social Street per la condanna dei palermitani che insozzano piazze, vie  e spiagge coi loro rifiuti. Nel proclama di sostegno si minacciano multe e pene severe per chi venga sorpreso a deturpare il suolo pubblico, senza escludere ulteriori sanzioni. Al di là del tenore da grida manzoniane – osserva sempre Riggio –  era scontato il plauso del web per l’autorevole presa di posizione che comunque è un dovere d’ufficio: il sindaco della città più sporca d’Italia può mai sostenere il partito della munnizza (anche se ha un non trascurabile potere elettorale)? Va semmai sottolineato il ritardo di queste solenni dichiarazioni, e si auspica che le sanzioni siano davvero messe in pratica anche se i dubbi in proposito sono tanti, e legittimi”.

“Ci si augura anche che la lotta al pubblico degrado – prosegue il docente universitario – non si limiti a quest’episodio, e si vada oltre investendo tutti, dicansi tutti, i misfatti compiuti contro il bene pubblico, anche di quelli commessi dalla pubblica amministrazione. E fra questi si suggerisce sommessamente che il sindaco e la giunta si costituiscano parte civile contro i passati dirigenti dell’AMIA, responsabili del disastro. Sarebbe una bella prova di dissociazione da un’amministrazione criminale. Se l’hanno fatto, mi scuso, ma non l’abbiamo saputo”. L’AMIA, per la cronaca, è l’Azienda comunale, poi fallita, che si occupava della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Oggi è stata sostituita dalla RAP, altra società comunale che, a detta di tanti cittadini, non sta brillando per grande efficienza. Anzi.  

“Ma in quest’occasione – scrive sempre Riggio – ci aspettiamo che il sindaco vada oltre e intervenga su quegli altri misfatti compiuti e che continuano a compiersi sotto i suoi occhi senza che Egli sembri accorgersene. Né sembrano accorgersene i solerti collaboratori della giunta (il riferimento è alla giunta comunale, cioè agli assessori comunali di Palermo ndr). Ma i cittadini più coscienti se ne accorgono e ne prendono nota. E li segnalano, e protestano, con risultati finora nulli. Fra tutti il più odioso e nocivo alla vivibilità cittadina è la distruzione del verde. Mai come in  questi mesi le motoseghe dei giardinieri comunali (ma giardinieri non è usurpazione di titolo?) si sono accanite tanto contro le alberature cittadine. Mai hanno fatto tanto scempio del verde con l’arrogante protervia di chi si sente nel giusto. Mai le pagine dei quotidiani hanno dedicato tanto spazio benevolo alle giustificazioni (assurde) dei responsabili. E la domanda è: come si distrugge il verde nella città che fu di Ciancimino?”.

“Con il Famigerato corleonese (NB Ciamcimino) e i suoi epigoni – dice sempre il docente universitario – il ‘sacco’ edilizio portò alla costruzione di una metropoli mefitica e puzzolente di mafia. Con la giunta buona il verde superstite viene azzerato invocando pretesti buonistici vari, tanto inconsistenti quanto irritanti (la “giunta buona, per la cronaca, è l’amministrazione guidata da Orlando ndr). Si tagliano alberi adulti che contrastano le brutture di un’urbanistica d’assalto per far posto al tram, e non si capisce perché qualche ‘verde’ d’antan scelse di mettere le rotaie proprio sulle alberature”. Il riferimento è alla realizzazione del contestatissimo progetto per le linee di tram a Palermo che ha sconvolto una città. Un progetto che, tra le tante cose, ha previsto le rotaie al posto degli alberi! Un progetto sul quale pesano tantissime ombre. Basti pensare che, qualche anno fa, l’autorità nazionale anticorruzione ha segnalato gravi irregolarità nella gestione degli appalti per la realizzazione di tale opera. Une vicenda insabbiata. Epilogo quasi normale in Sicilia nella quale, chissà perché, la Giustizia sembra sempre in ritardo quando ad essere coinvolti sono amministrazioni o politici di sinistra.  

Non è finita: in questi giorni i lavori per la realizzazione di alcune linee del tram cittadini proseguono a ritmo serrato. Motivo: si debbono rendicontare, entro il 31 dicembre di quest’anno, i fondi europei utilizzati per un opera che sembra non avere né capo, né coda: basti pensare che, a regime, pur facendo pagare ai cittadini un biglietto carissimo (ammesso che i palermitani lo paghino…), la società che dovrebbe gestire il tram incasserebbe 5 milioni di Euro a fronte di spese accertate superiori a 15 milioni di Euro! Insomma, il tram di Palermo parte in deficit. Ma si deve completare lo stesso in tempi brevissimi, rendicontando le somme spese entro il 31 dicembre, pena una penale da 300 milioni di Euro (i soldi che il Comune di Palermo dovrebbe restituire all’Unione Europea se non verrà effettuata la rendicontazione).   

Tram, a Palermo, fino ad oggi, ha significato traffico in tilt in mezza città, disagi incredibili per chi vi abita (solo in queste ore, dopo cori di proteste dei cittadini, il Comune ha riaperto la centralissima via Emerico Amari che avrebbero voluto chiusa al traffico durante le vacanze di Natale per fare posto alle rotaie) e, soprattutto, taglio di alberi. Alberi della città che vengono tagliati per esigenze di tram, ma anche per altri motivi: “Si tagliano gli alberi – osserva sempre Riggio – perché le loro radici intasano le fogne: ma perché piuttosto non si sostituiscono le tubazioni danneggiate con quelle antiradici che la moderna tecnica offre da tempo? Si tagliano piante maestose perché ospitano gli uccelli che sporcano le auto parcheggiate (magari in divieto di sosta). Si tagliano perché qualche automobilista in folle corsa, forse ubriaco, potrebbe sbattervi contro. Si tagliano per prevenire la caduta dei rami: è come se si condannassero a morte tutti i cittadini con facies lombrosiana o sospetti di commettere un delitto. E se poi non lo commettono? Si tagliano gli alberi – prosegue il noto ambientalista – perché nascondono i fanali dell’illuminazione pubblica. Si tagliano perché fanno ombra; perché perdono le foglie; perché arrivano al secondo piano delle case; perché nascondono la vista dei monumenti; perché tolgono l’aria (sic!). E così via, in uno sciocchezzaio nauseabondo di dichiarazioni di esperti”.

“In realtà – scrive ancora Riggio – si tagliano perché, inspiegabilmente, l’amministrazione comunale ha deciso di dare ascolto alla schiera di quei palermitani rozzi che amano il cemento e l’auto pulita invece di collaborare con quelli che sognano, e da tempo chiedono, di vivere in una città europea come dovrebbe essere Palermo. Si tagliano anche perché gli amministratori temono le possibili denunce di danni a cose o persone a causa di caduta rami: ci si chiede allora perché non si vieti l'uso delle auto in città dal momento che queste causano ogni anno centinaia di morti e feriti. E non si pensa ai morti che potrebbe causare il tramway con le sue rotaie insidiose e al danno urbanistico?”.

“In conclusione – sottolinea Riggio – il taglio radicale deturpa la città, ma risolve i problemi di burocrati e consulenti che così si mettono il classico ferro alla porta. Per non limitarci alla rampogna guardiamo intanto i numeri: un censimento sommario operato da volontari del verde fa ascendere ad oltre 600 il numero degli alberi abbattuti o fatti morire, cifra approssimata per difetto. Per maggior dettaglio si riportano alcuni dati sotto gli occhi di tutti:

– 120 pini di oltre 50 anni tagliati nella circonvallazione fra il Motel Agip e il Corso Calatafimi per far posto al tram.
– 150 pioppi abbattuti lungo il percorso per Forum;
– 30 Ficus microcarpa abbattuti lungo il tragitto compreso fra la Stazione Centrale e via Amedeo d’Aosta;
– 15 Robinie e 5 Ficus microcarpa fra il Motel Agip e via Notarbartolo
– 5 grandi esemplari di Ficus microcarpa presso l’Ospedale dei Bambini in via Mongitore.

A questi vanno aggiunte le 240 Corisie (l’albero del falso Kapok) eliminate l’anno scorso da viale Michelangelo – sempre per far posto al tram – e che non risulta siano state ripiantate come vanamente promesso dagli assessori al verde. Un altro centinaio di alberi almeno è scomparso da varie parti in operazioni isolate che sfuggono al censimento. A queste conte vanno aggiunti tutti quegli alberi morti o gravemente danneggiati dalle potature selvagge perpetrate senza alcun rispetto per le regole della dendrologia e dell’arte dei giardini. Eccetera. Questi vandalismi già qualificano le competenze negative degli Attila del verde cittadino”.

Siamo arrivati all’annuncio della possibile causa collettiva contro l’amministrazione comunale: “Il sindaco forse non sa – osserva il docente universitario di Ecologia – che questi episodi non sono soltanto un grave danneggiamento della pubblica salute e della vivibilità urbana. Sono un reato previsto dal Codice penale, e se non procederà egli stesso contro gli ideatori dell’inutile vandalismo, saranno i cittadini e le associazioni per la tutela dei beni collettivi ad iniziare una class action contro la strage degli alberi che sono anch’essi, ricordiamolo, cittadini di quest’inferno di cemento, anche se, a parziale differenza dei cittadini a due gambe, hanno solo il diritto di morire o di essere uccisi, tanto non votano e non fanno blocchi stradali. Col beneplacito di presunti esperti e consulenti. E con il consenso entusiastico dei cittadini incivili (che purtroppo votano) che vogliono solo le auto pulite in mezzo a tanto, tanto cemento rovente ”.

 

 

 

 

 

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Giulio Ambrosetti

Giulio Ambrosetti

Sono nato a Palermo, ma mi considero agrigentino. Mio nonno paterno, che adoravo, era nato ad Agrigento. Ho vissuto a Sciacca, la cittadina dei miei genitori. Ho cominciato a scrivere nei giornali nel 1978. Faccio il cronista. Scrivo tutto quello che vedo, che capisco, o m’illudo di capire. Sono cresciuto al quotidiano L’Ora di Palermo, dove sono rimasto fino alla chiusura. L’Ora mi ha lasciato nell’anima il gusto per la libertà che mal si concilia con la Sicilia. Ho scritto per anni dalla Sicilia per America Oggi e adesso per La Voce di New York in totale libertà.

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