Per capire cosa l'Italia è stata e cosa avrebbe potuto essere basta ricordare la notte di giusto trent'anni fa, quella fra il 10 e l’11 ottobre 1985, quando per qualche ora nell'aeroporto di Sigonella, in Sicilia, si fronteggiarono con le armi in pugno da un lato le forze speciali americane e dall’altro i VAM dell’aeronautica e i carabinieri, attorno all'aereo su cui si trovava un leader dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina coinvolto nel dirottamento di una nave da crociera e nell'assassinio di un passeggero americano. Alla fine a cedere fu Ronald Reagan.
È una storia nota e su cui è facile documentarsi per cui non sto a raccontarla. Giusto di pochi giorni fa è un volume curato dalla Fondazione Craxi e pubblicato da Mondadori che raccoglie documenti e discorsi sull’evento. Un evento che ricordo qui perché rappresentò, lo si capisce oggi, il culmine del lungo percorso di crescita civile, sociale ed economica che l'Italia aveva iniziato negli anni cinquanta: resistendo in nome del diritto internazionale (il crimine era stato commesso su territorio italiano) e dell'orgoglio nazionale alle insistenti e a tratti isteriche pressioni degli Stati Uniti, il governo (guidato da Bettino Craxi) e il paese rivelarono grande coesione, maturità politica e fiducia in sé stessi. Due anni dopo la nostra economia divenne la quinta del mondo, superando quella britannica.
Sarebbe importante capire cosa è accaduto in seguito: come fu possibile che nel giro di pochi anni si precipitasse nel caos di Tangentopoli e poi nel berlusconismo, antefatto dell'attuale deriva liberista e della svendita delle nostre imprese alle multinazionali e della nostra sovranità a Washington e Berlino. Molto ha a che vedere con il modo in cui si fa informazione. Negli anni ottanta non era ancora mero spettacolo. Guardate la sobrietà dei telegiornali e dei politici del 1985 (questo servizio sul dirottamento, sulla crisi e sulla sua risoluzione) e paragonateli al gossip integrale dei media odierni, alla retorica vuota di Matteo Renzi e dei suoi ministri, preoccupati solo dell'immagine e indifferenti ai contenuti. Immaginate cosa sarebbe successo a Sigonella se l'episodio fosse accaduto stanotte: opposto, a mio parere, sarebbe stato l'esito; ma certamente diversa sarebbe stata la copertura dei network, che ne avrebbero fatto uno show per stordire la gente e permetterle di fingere emozioni, non la distaccata cronaca di un episodio storico da capire e valutare.
Non è cambiata solo l'Italia: è cambiato il mondo e lo hanno voluto far diventare quello che è. Pochi mesi prima della crisi di Sigonella Michail Gorbaciov era diventato segretario del partito comunista sovietico; un anno esatto dopo Sigonella, il suo incontro a Reykijavik con Reagan portò alla fine della Guerra Fredda. Quante speranze, spazzate via dall'improvvisa dissoluzione dell'URSS e dall'inizio dell'età del neocapitalismo globalista, la prima nella storia umana in cui un singolo sistema ha il potere militare, la tecnologia e l'egemonia culturale sufficienti per dominare e uniformare l'intero pianeta.
A ripensare alla notte di Sigonella non pare che siano passati trent'anni bensì tre secoli. Eravamo diversi, avremmo potuto diventare diversi. Chissà se ci saranno altre opportunità o se l'orgoglio, il coraggio, l'ottimismo di quelle ore sono andate perdute per sempre.
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