Manco anch’io dall’Italia da anni ma l’impressione è stata chiara: entrare all’inaugurazione della mostra di Alexo Wandael ITALIANY alla Casa Italiana NYU Zerilli-Marimò, mercoledì mi ha tele-trasportato in uno di quei vernissage di arte contemporanea dove ritrovi tutte le persone che hai già incontrato ad eventi high profile in altri musei e gallerie in giro per la città.

Xavier F. Solomon, chief curator of the Frick Collection
È un happening, sai che li troverai tutti lì, perché that’s the place to be, che tu sia un trendy aficionado della scena artistica milanese o un italiano a New York che bazzica tra gli affermati paesan che hanno quasi perso l’accento ma sanno che casa è ancora di là dall’oceano.
Proprio di questo si parla: i protagonisti delle foto di Alexo Wandael “sono gli stessi 'italiany', l'Italia, New York, gli individui, le loro storie diverse e uguali nel loro coraggio di lasciare le comodità di casa in cerca di quella avventura o sogno”, dice il fotografo.
E mercoledì molti di quei soggetti li abbiamo visti, erano presenti in carne ed ossa alla partecipatissima inaugurazione dell'evento alla Casa Italiana.
La mostra racchiude una cinquantina di ritratti in bianco e nero di persone scelte con uno sguardo a “360 gradi, up and down”. Wandael non si è focalizzato solo sui più famosi o quelli che hanno avuto più successo, ma ha seguito il suo istinto, “no matter what”, dice lui. E ha ascoltato le loro storie che una ad una l'hanno conquistato.

Jennifer Missoni, actress
ITALIANY non è solo un progetto fotografico e la ricerca di Alexo non si ferma all’esteriorità catturata dall’immagine: “L’individuo non è solo apparenza, ma anche contenuto”, racconta. Per questo il sito www.italiany.us nelle prossime settimane sarà arricchito dalle storie di questi individui, ognuna unica e speciale.
Sono state proprio queste storie ad attirare l’interesse del fotografo permettendogli di dare ad ogni fotografia una propria individualità.
“Ogni ritratto è stato una vera e propria collaborazione tra fotografo e soggetto, insieme abbiamo deciso stile e location per poter al meglio raccontare il personaggio, la sua storia e la sua relazione con la città”, spiega Alexo.
Nell’osservare le fotografie, alcune didascaliche, altre più creative, si nota un’attenzione speciale per le location. L’impostazione e il gusto di Alexo tradiscono la sua formazione di architetto: nella foto il soggetto non è (quasi) mai solo, e il luogo non è solo uno sfondo.

Alexo Wandael photographer, Aldo Andreoli Architect/Designer (backstage picture)
L'ambientazione, con edifici, geometrie e prospettive, inserisce gli "italiany" in una cornice ben definita, in spazi identificati – New York, appunto – che reclamano la propria presenza e la propria rilevanza soprattutto in relazione ai personaggi. Se anche i soggetti assumono posizioni simili, la composizione delle foto si arricchisce di identità specifiche.
Tra i personaggi ritratti, creativi, cuochi e artisti (alcuni sono personaggi noti a La VOCE come il commediografo e nostro columnist, Mario Fratti): uno spaccato sociale rappresentativo di quello che a New York è l’Italia, una Paese che nelle parole di Alexo “ha prodotto individui di un talento incredibile”. La didascalia delle foto riporta nome e professione: non l'età, non il luogo di provenienza, ma quello che ha portato queste persone a realizzarsi. “È certamente importante – dice Alexo – in fondo siamo quello che facciamo”.
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