Quest’anno, a dimostrazione del grande spirito di rivalsa dopo la pandemia, i locali di New York si preparano a vestire i loro abiti migliori per prepararsi ad accogliere i clienti in sicurezza. Dopo un periodo di crisi profonda iniziato a marzo 2020, ecco che prolificano idee e si creano nuovi luoghi per celebrare il ritorno alla semi normalità.
Tra le tante nuove offerte della Grande Mela spunta, nel cuore del West Village, l’Osteria Carlina, una costola del famoso San Carlo, trade union tra Torino e New York.
Il nuovo locale, aperto da pochi giorni al 455 di Hudson street, è nato da un’idea di Moreno Cerutti, torinese doc, già pioniere insieme a quattro amici del lussuoso ristorante di Soho, dove dal 2016 si servono piatti della tradizione piemontese.
E a volte, come nelle favole, un progetto può nascere e crescere grazie ad una storia d’amore con la A maiuscola: a costruire il sogno di Moreno c’è sua moglie Christina, americana di origini greche. Abbiamo intervistato Moreno per conoscere la sua nuova avventura imprenditoriale.
“La mia avventura con la ristorazione newyorchese è cominciata nel 2016 con l’apertura del ristorante San Carlo a Soho, progetto fortemente voluto e portato avanti negli anni. Nel 2017 poi ho conosciuto una ragazza americana, Christina, di famiglia greca, da dieci anni a New York e con anni di esperienza in UK nel campo della ristorazione. E’ nato un coinvolgimento sentimentale molto forte, sfociato nel 2019 in un matrimonio. Dopo poco abbiamo deciso di metterci a lavorare sul nostro sogno, cioè avviare insieme un’attività”.

L’idea è nata proprio durante l’esplosione di coronavirus…
“Si, era settembre 2020,non avevamo idea di come e soprattutto quando l’emergenza sanitaria sarebbe finita, ma ne abbiamo approfittato per studiare nel dettaglio il nostro progetto. Il momento storico dava l’opportunità di rilevare immobili a prezzi medio-bassi ed abbiamo trovato questo gioiellino del Greenwich Village, una zona storica e splendida. Ci siamo autofinanziati e con l’aiuto di amici (Andrea, Lorenzo, Antonio e mio fratello Omar) , che hanno contribuito al 40% abbiamo rilevato il locale”.
Come lo avete immaginato insieme?
“Entrambi abbiamo professionalità sviluppate in questo settore da anni e ci appassiona allo stesso modo. Insieme, abbiamo disegnato tutto ciò che era necessario per far nascere un posto nuovo, accogliente. Abbiamo studiato la strategia marketing e business, gli arredi, selezionato lo staff, le forniture, le materie prime e le ricette del menù. Insomma, abbiamo creato la nostra osteria a quattro mani!”.

Cosa ci si deve aspettare da un ristorante come questo, ora che la ristorazione si sta risollevando?
“Il nostro intento era quello di creare una costola del ristorante San Carlo, che ha una clientela affezionata ai sapori del Piemonte, ma Carlina vuole essere un’osteria che offre piatti della cucina del nord Italia per un pubblico giovane, con prezzi non troppo alti e molta scelta in carta: dal brunch, all’aperitivo, alla proposta della pizza al padellino gourmet, cosa rara da trovare a New York. Ne proporremo una tipologia stagionale, d’estate con carpaccio di spada e caviale, ad esempio. Ci sono poi altri piatti originari della Lombardia, come i risotti preparati dallo chef Claudio Pienti, o le carni dell’Emilia Romagna. Poi abbiamo voluto creare una continuità di stile anche all’ambiente: gli arredi sono italiani, con specchi, travi in legno, toni del blu royal e del blu navy e abbiamo fatto riprodurre dall’artista Alessio Primavera, che aveva creato gli interni di San Carlo, un murales che riproduce proprio piazza Carlina”.

“Come è cambiato l’approccio del consumatore americano nei confronti del vino italiano?
“Nonostante le restrizioni, anzi, forse proprio per l’impossibilità di uscire a causa del lockdown, ho notato una maggiore curiosità, infatti abbiamo scelto di includere una dozzina di prodotti enologici italiani del Nord ma anche dare spazio a vini internazionali. Cileni, francesi, spagnoli, australiani sono molto richiesti”.
Quali sono le differenze nel settore della ristorazione dopo il Covid-19?
“A livello economico è stato un brutto momento per tutti, ma penso che sia stato utile a dare le giuste priorità alla vita, alla salute, all’attenzione per i concetti di rispetto dell’ambiente che ci circonda. E’ come un ritorno alle origini, dove concetti come sicurezza, igiene, sostenibilità, condivisione stanno finalmente tornando nella quotidianità di ognuno. Sono convinto che tutto questo possa gettare le basi di una rinascita dei valori”.