Lo Scirocco Wine Fest, di cui diremo dopo, è l’occasione per scoprire innanzitutto la cantina cooperativa Ermes che, con il suo marchio Tenute Orestiadi, organizza l’evento a Gibellina, nella Valle del Belice in provincia di Trapani, e che è diventata, lavorando quasi in silenzio, la prima cooperativa vitivinicola di Sicilia: 85 milioni di fatturato, più di 2.300 soci, oltre 10mila ettari di vigneto circa un terzo in biologico, 11 milioni di bottiglie prodotte. Il numero di bottiglie in sé non è da primato perché il cuore dell’attività resta, per scelta, lo sfuso. Decisione di non ricercare sempre il valore aggiunto della bottiglia che potrebbe sorprendere ma che, considerati i quantitativi prodotti, è stata invece vincente. Ed è una storia ed un modello di cooperazione di successo che, per una volta, è il sud d’Italia ad esportare al nord.
Per comprendere un tale exploit bisogna partire dalle macerie, quelle del terremoto che nella notte tra il 14 e 15 gennaio del 1968 distrugge completamente il paese di Gibellina, provocando 150 morti. La decisione di ricostruire la cittadina a 20 km di distanza all’inizio è malvista dalla popolazione che poi però, ad anni di distanza , riconoscerà la genialità e lungimiranza della visione del sindaco, poi anche senatore, Ludovico Corrao che di quella scelta fu l’artefice con l’idea fondante di fare della nuova Gibellina un centro mondiale d’arte contemporanea en plein air e luogo di dialogo tra i paesi del Mediterraneo. La storia è nota: nascono gli 11 ettari del candido Grande Cretto di Alberto Burri che copre le macerie come un sudario ma con una luminosità che riempe di energia chi lo attraversa; la nuova Gibellina è stata costruita con il contributo di grandi architetti quali Ludovico Quaroni,Vittorio Gregotti oppure Franco Purini, solo per citarne alcuni; gli spazi pubblici oggi contano 67 opere d’arte contemporanea e centinaia e centinaia d’altre opere, molte anche d’arte primitiva, arricchiscono i diversi musei della cittadina. Nell’81 nasce pure il festival delle Orestiadi, organizzate dall’omonima Fondazione, sempre su iniziativa, di Ludovico Corrao. Una storia di ricostruzione lunga, complessa, travagliata, non sempre di successi, indispensabile per capire il contesto di fermenti e di lotte in cui nasce la cantina Ermes.
Ventuno anni fa, siamo nel 1998, una cinquantina di viticultori di Gibellina fonda la cooperativa, il socio più grande è la famiglia Di Maria, il poco più che ventenne Rosario Di Maria ne diventa il presidente, e lo è tuttora. È una cooperativa giovane e dinamica, concreta e veloce a prendere le decisioni, acquista le uve dei soci a buon prezzo e vende buon vino sfuso, comincia a farlo anche al Nord Italia. Sono tutti contenti, produttori e acquirenti. Sono gli anni del boom del Pinot Grigio. La dirigenza della cooperativa coglie il momemto e invita i soci a produrre anche il vitigno Pinot Grigio, arriva a regalare ai soci le barbatelle. “Abbiamo colto un’opportunità commerciale – spiega il presidente Rosario Di Maria – dieci anni fa, il passo successivo: aprire una sede di stoccaggio in Veneto, a Mansuè nel trevigiano, per non fare arrivare le cisterne dei nostri clienti sino in Sicilia a prendere mosti e vini base. Dopo due anni abbiamo trasformato il magazzino in cantina di lavorazione, poi è esploso il fenomeno Prosecco ed abbiamo iniziato a produrlo pure noi, comprando da terzi inizialmente l’uva Glera, ma presto abbiamo esportato il nostro modello di cooperativa anche nel Veneto dove oggi abbiamo 250 soci conferitori con 1.500 ettari di vigneto. E Pinot Grigio e Prosecco Doc hanno fatto poi pure da traino ai nostri vini siciliani meno conosciuti”.
La crescita è stata fenomenale, la consacrazione nazionale e internazionale nell’ultimo anno quando il concorso internazionale tedesco Mundus Vini gli ha conferito il titolo di Miglior produttore italiano 20018 e Mediobanca ha riconosciuto alle Cantine Ermes la migliore performance di crescita in Italia nel mondo del vino: nel 2018 sono passati, infatti, in un solo anno, da 63 milioni ai detti 85 milioni di fatturato, con un incremento quindi del 30% in soli dodici mesi. “Con il sali e scendi del prezzo dell’uva – continua a spiegare Rosario, come il direttore delle Cantine Ermes ama farsi semplicemente chiamare – la nostra scelta di mantenerci nel settore dello sfuso si è dimostrata vincente perché chi ha solo prodotto vino sfuso ha guadagnato di più di chi ha dovuto mantenere il prezzo di vendita delle bottiglie malgrado le variazioni del costo delle uve”. Oggi sono 38 le varietà in produzione e la vendemmia delle Cantine Ermes dura 70 giorni, da fine luglio per il Pinot Grigio in Sicilia sino alla prima metà di ottobre per il Catarratto d’altura. Nel frattempo sono cresciute pure le produzioni d’imbottigliato, da ultimo al ritmo di un milione di bottiglie in più all’anno, e ad arricchire il management dell’azienda è arrivato all’inizio di quest’anno Salvatore Li Petri come responsabile per lo sviluppo industriale con l’obiettivo di far crescere ancora di più la vendita del confezionato sia in Italia che all’estero. Il fiore all’occhiello della cooperativa Ermes è oggi il marchio Tenute Orestiadi, dedicato al settore horeca, nato dieci anni fa in stretta collaborazione con la Fondazione Orestiadi, l’anello di congiunzione tra la millenaria vocazione agricola della Valle del Belice e la sua rinascita sotto il segno dell’arte contemporanea. Un marchio che sta valorizzando i vitigni autoctoni siciliani, in particolare il Perricone, l’uva rossa da vino più diffusa in provincia di Palermo e Trapani prima che fosse soppiantato dal Nero d’Avola.
Negli anni, nel frattempo, pure i centri produttivi si sono moltiplicati: nel Veneto a Mansuè si è affiancata Pescantina in provincia di Verona; in Puglia è nata la cantina di Mesagne, nel Salento, per produrre Primitivo e Salice salentino; in Sicilia, oltre che a Gibellina, si produce anche a Santa Ninfa, Partanna e Mazara del Vallo nel trapanese, ma anche nell’agrigentino a Palma di Montechiaro per il Nero d’Avola e, da ultimissimo, sull’Etna. Sul versante sud-est del vulcano, Cantine Ermes ha stretto, infatti, a ottobre 2018 una partnership con La Gelsomina, un’azienda familiare dai vigneti curatissimi e produzione già di qualità, tra cui anche due Metodo Classico, ma in difficoltà sul piano commerciale. L’accordo prevede che, pur mantenendo una sua identità distinta con il marchio La Gelsomina, è adesso Tenute Orestiadi a gestire produzione, commercializzazione e comunicazione della cantina etnea e promuoverne anche attività di enoturismo. “Un investimento per trainare adesso ulteriormente verso l’alto la nostra immagine aziendale” ammette, con grande sincerità, Rosario Di Maria. La motivazione principale dell’accordo non sarà stata una romantica infatuazione dello specialissimo territorio dell’Etna, ma il luogo è così bello che della Gelsomina non ci si può comunque poi non innamorare ed infatti Tenute Orestiadi si sta dedicando al suo rilancio con cura appassionata.
Così come non ci si può non entusiasmare di fronte al progetto dello Scirocco Wine Fest, quest’anno alla terza edizione, che ha cominciato a riunire a Gibellina produttori di vino da tutti i Paesi del Mediterraneo toccati dal caldo vento di Scirocco – quest’anno oltre che dalla Sicilia, da Francia, Spagna, Tunisia, Malta, Turchia e Grecia – nel puro spirito di Ludovico Corrao, di confronto pacifico mutualmente arricchente nella valorizzazione delle diverse identità e culture. Da mettere già in agenda dal 25 al 28 giugno 2020 per fare il pieno di vini con personalità, cucina autentica e musica d’autore, per scoprire luoghi dal fascino antico ma pregni d’arte contemporanea ed oggi anche, grazie anche a Cantine Ermes-Tenute Orestiadi, con un modello economico imprenditoriale esemplare che fa ben sperare per il futuro della bellissima Valle del Belice.
er la cronaca, infine, la gara di cucina “Antichi sapori” è stata vinta da Giuseppe Sutera di Menfi, in provincia di Agrigento (per le sue fettuccine al gambero rosa di Sciacca, pesce spada, arance di Ribera, carciofo spinoso di Menfi, cipolle di Tropea coltivate nel suo orto, pistacchio e miele) e il Premio Stella della Pace Ludovico Corrao è stato consegnato a Medici senza Frontiere.