I festival cinematografici sono per antonomasia delle “finestre sul mondo”, questo però non significa assolutamente che dobbiamo aspettarci una rassegna problematica o in tono minore dato il difficile momento politico-economico e sociale che stiamo vivendo: anzi, tutt’altro, visto che l’annuncio dei 23 film in concorso a Venezia e di quelli presenti nelle varie sezioni della Mostra (Film in Concorso, Orizzonti, Fuori Concorso, Biennale College, Giornate degli Autori) ha fatto crescere in maniera esponenziale le attese di critici ed operatori del settore.
In totale sono venticinque i film italiani presenti in laguna, cinque dei quali in gara per il Leone d’Oro (Il signore delle formiche di Gianni Amelio; Bones and All di Luca Guadagnino; Chiara di Susanna Nicchiarelli; L’immensità di Emanuele Crialese; Monica di Andrea Pallaoro) anche se c’è francamente il rischio che a una tale sovrabbondanza di produzioni – grazie a una profusione record di finanziamenti per risollevare un settore molto colpito dalla pandemia – non corrispondano anche la qualità e soprattutto una proficua distribuzione e presenza di pubblico nelle sale.
Pur se non presenti in concorso, altri quattro film nostrani meritano particolare attenzione: la prima mondiale In viaggio di Gianfranco Rosi (in sala il 4 ottobre), nuovo lavoro del regista di Sacro GRA (vincitore del Leone d’Oro nel 2013) e Fuocoammar): un film/documentario che – promette il direttore artistico della Mostra, Alberto Barbera – rivelerà nuovi e inediti lati del pensiero di papa Bergoglio, pellegrino. “Rosi ha scelto di realizzare questo film non certo su commissione, ma per il desiderio di raccontare l’emozione del mondo visto attraverso lo sguardo di Francesco”, ha dichiarato Donatella Palermo, produttrice del film Princess di Roberto De Paolis, storia vera di una giovane clandestina nigeriana (Glory Kevin) che vende il proprio corpo.
“Ho costruito il film – ha detto il regista – fondendo il mio punto di vista con quello di alcune ragazze nigeriane, vere vittime di tratta, che lo hanno scritto con me e poi hanno interpretato se stesse. Sempre in bilico tra il racconto dal vero di una realtà degradata e quello lirico di un’umanità ferita, il film è un racconto di formazione: perché Princess, prima di ogni altra cosa, è una ragazza di diciannove anni che, aggrappata al proprio candore, cerca di resistere alla ferocia del mondo”.
Ti mangio il cuore, terzo lungometraggio del pugliese Pippo Mezzapesa e che segna l’esordio da attrice della cantante Elodie: tratto dall’omonimo libro-inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini e girato in bianco e nero, è un gangster movie e una grande, tragica storia d’amore, che ripercorre le varie fasi della guerra di mafia che ha insanguinato il Gargano per decenni. Infine Siccità, di Paolo Virzì, con Monica Bellucci, Valerio Mastandrea, Silvio Orlando, Claudia Pandolfi: a Roma non piove da tre anni e la mancanza d’acqua stravolge regole e abitudini. Nella città che muore di sete e di divieti si muove un coro di personaggi, giovani e vecchi, emarginati e di successo, vittime e approfittatori. Le loro esistenze sono legate in un unico disegno beffardo e tragico, mentre cercano ognuno la propria redenzione.
Infine Margini, con la regia dell’esordiente Niccolò Falsetti, in concorso nella Settimana della Critica (sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani-SNCCI): una commedia su una giovane punk band di provincia che mette in atto un piano per lanciare la propria carriera. Coproducono i Manetti Bros e tra le chicche c’è un cameo di Zerocalcare.
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