
“Se ci fosse un trapezio, mi lancerei verso di voi e vi bacerei tutti, anche con il Covid!”. È iniziato così l’incontro di Roberto Benigni con il foltissimo pubblico accorso sabato sera nell’Arena cinematografica allestita dal Bif&st nella Piazza Libertà di Bari. Il grande attore/regista premio Oscar venuto nel capoluogo pugliese per ritirare due premi ( il Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence e il Premio Alberto Sordi come Migliore attore non protagonista per il “Pinocchio” di Matteo Garrone in cui interpreta Geppetto) doveva, secondo programma, fermarsi lo stretto necessario nel capoluogo pugliese ma felice per la calda accoglienza tributatagli si è fermato per 50 minuti anche per rendere omaggio, da uomo di cinema, al coraggio e grande professionalità dimostrati dall’ormai undicennale edizione di questo festival che sta acquistando sempre più stima e calore non solo a livello italiano ma anche internazionale. La Puglia, d’altronde è ormai il più grande e frequentato set cinematografico d’Italia.
Il ciclone Benigni si è abbattuto su Bari alle 21 e da quel momento la città è sembrata fermarsi e raccogliersi tutta attorno a lui, totalmente rapita da un fiume di battute, aneddoti e ricordi di una carriera quasi cinquantennale.
Il comico ha subito dichiarato il suo amore per Bari e per la Puglia e rivolgendosi al sindaco Decaro, presente in platea, gli ha detto con tono scherzosamente supplichevole: “Voglio venire a vivere qui, mi può trovare una casa?”. Dal sindaco è arrivato intanto un bel dono per Benigni: un’ampolla con la manna di San Nicola, santo protettore del capoluogo pugliese.

Dopo la consegna del Premio Alberto Sordi per la sua interpretazione di Geppetto nel film di Garrone, Benigni si è sottoposto alle domande del giornalista David Grieco, a cui lo lega un’amicizia fin dai tempi di “Il minestrone” di Sergio Citti (1981). Ed è iniziato così un vero e proprio show nel quale Benigni, che si è alzato a più riprese dalla sua poltrona per avvicinarsi al pubblico, si è lasciato andare a ricordi fin dall’infanzia (“Provengo da una famiglia poverissima ma ‘aristocratica’: in casa c’erano due-tre cose ma mamma le teneva sempre ben pulite e mio padre si vestiva sempre bene con i pochi stracci che aveva”.
È a proposito del padre che il comico toscano ha poi rivelato un toccante episodio a molti sconosciuto: “Mio padre fu tenuto prigioniero in un campo di lavoro in Germania e quando tornò a casa a piedi, pesava appena 42 chili. Furono in quattro a partire ma due morirono per strada. Quando era ormai vicino casa mandò uno avanti ad avvertire mia madre che lui stava arrivando perché temeva che si sarebbe sentita male vedendolo all’improvviso. Quando le fu davanti le disse ‘Sempre a te ho pensato” – come per dirle ‘Il tuo ricordo mi ha dato la forza per sopravvivere’ – e detto questo cadde a terra in coma. Da quando si riprese e fino alla sua morte non ebbe più neanche un raffreddore”.
E si arrivati a parlare di Pinocchio e del personaggio, Geppetto, da lui interpretato nel film di Matteo Garrone. “Pinocchio era nel mio destino, sia Fellini che mia madre mi chiamavano Pinocchietto: peccato non poter potuto vedere un Pinocchio di Fellini. Credo di essere l’unico attore al mondo ad avere interpretato sia Pinocchio che Geppetto, un ruolo che mi aveva già proposto Francis Ford Coppola”.

È qui sono subito riaffiorare i suoi ricordi hollywoodiani e all’autore di “Il Padrino” e “Apocalypse Now” è legato uno dei tanti aneddoti che hanno impreziosito l’incontro. “Quando mi trovavo negli Stati Uniti per promuovere ‘La vita è bella’, andai a trovare il mio amico Tom Waits con il quale avevo interpretato ‘Daunbailó’: viveva in un posto sperduto, in una specie di stamberga dove ci pioveva dentro, un vero posto ‘maledetto’. Qui mi raggiunse una telefonata di Robin Williams per un invito ‘con due o tre amici suoi’: da lì a breve mi sono trovato in una villa hollywoodiana seduto a tavola con Williams, Francis Ford Coppola, Steven Spielberg e Robert De Niro, altro che la casa di Tom Waits! Coppola parlava solo in napoletano, anzi parlava attraverso le canzoni napoletane. Fu in quell’occasione che mi disse che stava preparando un film su Pinocchio e che mi avrebbe voluto nel ruolo di Geppetto. In seguito, ci siamo incontrati altre due o tre volte finché non è fallita la sua casa di produzione, la Zoetrope, e lui ha dovuto abbandonare/ il progetto”.
Ad un aneddoto ne segue subito un altro ancor più esilarante. “Un’altra volta, sempre Robin Williams mi telefonò per dirmi che Liz Taylor voleva assolutamente incontrarmi a cena da loro perché lei e suo ‘marito’ (in realtà compagno, ndr) Rod Steiger avevano amato molto ‘La vita è bella’. Nicoletta ed io ci andiamo con l’aereo privato messoci a disposizione da Robin – pensavamo di trovare un aereo con 7-8 posti: ce ne erano 80! e quando siamo da Liz Taylor ad un certo punto Steiger mi prende sotto braccio e mi dice se posso far lavorare sua moglie. Ma vi rendete conto?”.

I suoi ricordi americani hanno poi riguardato Woody Allen: “Sono rimasto stupito dallo spazio che mi ha dedicato nella sua autobiografia. Solo che, nel libro, lui dice di avermi regalato una copia del Satyricon invece era del Decamerone, in cui c’è comunque una novella con due personaggi che avremmo potuto interpretare insieme ma l’idea non si è concretizzata”.
Alla moglie Nicoletta Braschi Benigni ha tributato un onore particolare, da marito veramente innamorato: “Tutto quello che ho fatto di bello lo devo a lei. Adesso mi piacerebbe scrivere e dirigere una commedia da interpretare insieme dopo 15 anni dall’ultima volta in ‘La tigre e le neve’. Sto pensando a qualcosa che possa essere adatto a persone della nostra età”.

È restando in Italia, il comico toscano, autore di indimenticabili serate sulla Rai a parlare di Dante, ha dedicato un omaggio davvero speciale dicendo: “Ha inventato il cinema. Leggendo la Divina Commedia ci si rende conto che nei versi ci sono già il posizionamento della macchina da presa, il montaggio alternato, persino i droni…”
L’ultima, folgorante battuta Benigni l’ha riservata alla presidente del Bif&st, la regista tedesca Margarethe von Trotta che gli ha consegnato il Premio Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence : “Con lei parliamo sempre in tedesco, la lingua più bella per la poesia e la tortura”. È con il sorriso anche di Margarethe è terminato questo stupendo incontro di vita e cinema.