La settimana scorsa al teatro dello Shed di New York, hanno debutatto le coreografie di William Forsythe con lo spettacolo “A quiet evening of dance”.
Il teatro Griffin, con le poltroncine ancora rigide che sanno di nuovo, fa parte del complesso futuristico “Hudson Yards” sulla High Line ed era pienissimo per l’occasione.
William Forsythe è un coreografo newyorkese con quarant’anni di carriera alle spalle, celebrato per i suoi lavori, per la compagnia Ballet Frankfurt e poi per quelli della “Forsythe company”, la compagnia che lui stesso fondò nel 2005 e poi dismise dieci anni dopo per ritornare negli Stati Uniti.
Forsythe, settantenne, è considerato uno dei coreografi più importanti del momento. Anche se americano, la sua carriera è stata lanciata in Europa, precisamente in Germania, prima a Stuttgart e poi al Frankfurt Ballet, dove è stato direttore per oltre vent’anni.
Pur avendo iniziato a lavorare su pezzi da formazione ‘classica’, Forsythe se ne è distaccato presto, le sue coreografie oltrepassano la rigidità di forme e movimenti istituzionali e prestabiliti.
Nelle sue parole: “Io amo le sfide della danza classica. E’ come inventarsi un nodo. Hai la corda o la fune ma devi trovare la giusta relazione, il giusto avvolgimento. E’ molto più difficile di quello che la gente pensi”.

Lo spettacolo dello Shed si chiama “A quiet evening of dance” ed è stato prodotto dal teatro Sadler’s Wells di Londra e presentato proprio lì ad ottobre dell’anno scorso (per viaggiare poi fino alla Biennale di Venezia, per esempio).
A quiet evening of dance è diviso in due parti; nella prima parte, la musica è quasi completamente assente, il pubblico deve essere complice (spegnere i cellulari per davvero, tenere a bada la tosse, ingoiare piano e sperare che la pancia non brontoli) perché i ballerini si muovono al suono del loro stessi (rumorosi) respiri. Assistere ad uno spettacolo del genere, dove i movimenti sono accompagnati dal suono e dai tonfi che ne derivano è senz’altro molto originale. Così come essere tra un pubblico che è surrealmente immerso nel silenzio.
Chissà come deve essere danzare senza musica e contare gli otto tempi senza un ritornello o un motivo.
Con questa premessa, i dieci ballerini professionisti e attempati, si muovono come fossero dei mimi, con facce più espressive del dovuto, e con movimenti via via più accentuati che provocano inalazioni ed esalazioni più profonde e ‘musicali’.
I ballerini di Forsythe sembrano spostare cose immateriali e aprire porte invisibili. I loro costumi sono pantaloni e magliette coloratissime ma soprattutto calzini lunghi e guanti fino al gomito che sottolineano la sinuosità di certi movimenti.
Dal silenzio assoluto si passa poi al cinguettio di uccelli e ad un pezzo musicale composto da Morton Feldman.
A ridosso della fine del primo tempo, il pezzo “Duo2015” è quello che risveglia il pubblico dal torpore e scatena qualche risatina. E’ interpretato dall’albanese Brigel Gjorka (che lavora all’Art Factory International di Bologna) e dall’americano Riley Watts che ha un passato da ginnasta oltre alla formazione di danza classica.

Credits: Mohamed Sadek
Nella seconda parte c’è il pianoforte della musica di Jean-Philippe Rameau “Hippolyte et Aricie: Ritournelle” a fare da sottofondo all’atto “Seventeen-Twenty One” (Diciassette/Ventuno, il riferimento è ai secoli).
Gli assoli sono per lo più duetti, coppie di ballerini si alternano sul palco in uno studio di corpi e movimenti che è un po’ ripetitivo finché torna sul palco Rauf Rubberlegz Yasit.
Yasit è un ballerino di break dance che aveva già lavorato con Forsythe per la “Choreographic Objects” ed ha un corpo da contorsionista e i movimenti da scuola hip-hop. E’ un piacere vederlo danzare anche se la sua performance si scosta visibilmente da quella degli altri ballerini.
Lo spettacolo William Forsythe: An evening of quiet dance sarà allo Shed fino al 25 ottobre. Per maggiori informazioni cliccare qui.
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