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January 22, 2018
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“Made in Italy”, la dichiarazione d’amore di Ligabue all’Italia

La rockstar emiliana al suo terzo film spinge gli italiani a riflettere sul tipo di società che si vuole e sui valori del passato

Giuseppe SacchibyGiuseppe Sacchi
“Made in Italy”, la dichiarazione d’amore di Ligabue all’Italia

Ligabue (a destra) con Stefano Accorsi e Kasia Smutniak durante le riprese del film

Time: 4 mins read

Riko (Stefano Accorsi) ha 50 anni, è nato e cresciuto in una cittadina emiliana e fa l’operaio nel salumificio dove un tempo lavorava anche suo padre. Ora però quel lavoro, scelto un tempo più per seguire i “dettami della società di allora”, gli piace sempre meno, perché gli consente a fatica di mantenere la casa di famiglia che non vuole assolutamente vendere e gli provoca inoltre tanta rabbia perché vede man mano disgregarsi intorno a sé l’ambiente e i valori lavorativi di un tempo. Riko è un uomo fondamentalmente onesto, dai valori profondi, che ha fatto anche sbagli (come tradire sua moglie Sara-Kasia Smutniak), ma nei momenti difficili ha dei valori di riferimento ai quali dà importanza e ai quali cerca di rimanere fedele, senza essere retorico o predicare agli altri come si dovrebbe stare al mondo: può contare su un gruppo di amici veri e suo figlio, amante della musica e della cinematografia, è il primo della famiglia ad andare all’università.

A parte questi vitali punti di riferimento, assieme a una moglie che, tra alti e bassi, continua ad amare sempre, Riko (per molti versi alter-ego di Luciano Ligabue, il cui secondo nome è Riccardo) è pieno di rancore verso la società odierna, scandita da tante false speranze e colpi di coda e nella quale tutto sembra diventato improvvisamente precario: il lavoro, il futuro, i sentimenti.

Quando le poche certezze con cui era riuscito a tirare avanti si dissolvono, l’uomo sembra perdere i valori, le persone di riferimento. Ma lasciarsi andare alla disperazione non porta da nessuna parte e così, con l’aiuto della moglie Sara e il ricordo dei valori di un tempo, Riko decide di rimettersi in gioco, di prendere di petto la realtà presente e ricominciare, in un modo o nell’altro, anche all’estero, a provare le tante emozioni della vita, per non darla vinta al tempo che corre.

“Made in Italy” è la terza fatica da regista per Luciano Ligabue, che torna dietro la macchina da presa a 15 anni di distanza dalla sua seconda opera, “Da zero a dieci” con quella che il cantante, musicista e regista ha definito «una dichiarazione d’amore verso l’Italia». Il film segna anche il ritorno di Stefano Accorsi a lavorare con la rockstar emiliana dopo “Radiofreccia”, uscito nel 1998 e che si meritò tre David di Donatello, due Nastri d’argento e quattro Ciak d’oro.

Il film è un innegabile atto d’amore verso l’Italia, paese che molti italiani non cercano nemmeno di conoscere ed apprezzare preferendo magari viaggi di nozze all’estero, mode e costumi che poco hanno a che fare con il background italico, è un invito a scoprire la tante bellezze disseminate lungo lo Stivale, come, per esempio, la rinascimentale, stupenda Piazza Ducale  di Vigevano, con accanto il castello visconteo.

   Stefano Accorsi e Ligabue (foto di Lavinia Pinzari)

Riconosciutogli questo valore, il film presenta qualche volta situazioni quasi scontate, moraleggianti e “vignette” della realtà. Un film dalle alterne emozioni, ma che comunque spinge innegabilmente lo spettatore anche a riflettere sul tipo di società che si vuole, su che ne è dei valori del passato (sono proprio tutti da buttare?) e sulle paure nella società di oggi, come quella del cambiamento, visto spesso  come un qualcosa che difficilmente porterà cose buone e non invece come un “motore” della vita. “Da quant’è che dici che non ne puoi più? Togliti dai coglioni. Cambia città, cambia vita. Cambia te, invece di aspettare il cambiamento”: è il confronto con uno dei suoi amici che spinge Riko a mettersi in discussione.

Ma accanto alle crisi di Riko, ci sono anche quelle vissute dai suoi amici. “È un film sentimentale, perché mi interessava raccontare soprattutto gli stati d’animo di un gruppo di persone per bene, persone che di solito non hanno alcuna voce in capitolo – ha recentemente affermato Ligabue -. Ho un sacco di amici che dicono che spesso essere brave persone in questo Paese non aiuta. L’Italia la vedo in una fase di incertezza importante”. Dopo le canzoni ‘Buonanotte all’Italia’, ‘Il sale della terra’ e ‘Il muro del suono’,  stavolta il musicista-regista di Correggio ha voluto raccontare il suo profondo amore per l’Italia con un film, “Made in Italy”.

“Stavolta, però – ha precisato – volevo raccontare questo sentimento con gli occhi di uno che ha meno privilegi di me. Riko vive una vita normale e ha un rapporto molto forte con le radici e con l’Italia. Fa le vacanze a Roma, fa la luna di miele in Italia. Ecco, mi piaceva dare voce a questa categoria non sempre rappresentata. Non ho voluto un finale netto: ognuno lo può vivere a seconda di come si pone sentimentalmente”. Certo è che il pancione di Sara è comunque un segno di speranza.

“Made in Italy” esce nelle sale italiane il 25 gennaio.

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Giuseppe Sacchi

Giuseppe Sacchi

Sono marchigiano, ma non esattore delle tasse. Amo il cinema e le persone, perché le loro vite sono film di vario genere, dal comico al thriller. Ho vissuto a New York 16 anni lavorando per "America Oggi", "Paese Sera", riviste Moda e King. In Rai ho condotto per 7 anni il programma "La Notte dei Misteri" e poi il giornale radio notturno. L'età non è quella della carta di identità ma quella che volete darmi.

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