“Non mi sentivo straniero, imparai subito a girare le strade neanche ci fossi nato: eppure non la riconoscevo. Perché nessuno ha mai rappresentato New York. Non l’ha rappresentata la letteratura: a parte le vignette di Arcibaldo e Petronilla, su New York esistono solo le poesie di Ginsberg. Non l’ha rappresentata la pittura: non esistono quadri di New York. Non l’ha rappresentata il cinema perché… Non lo so. Forse non è cinematografabile. Da lontano è come le Dolomiti, troppo fotogenica, troppo meravigliosa, e dà fastidio. Da vicino, da dentro, non si vede: l’obiettivo non riesce a contenere l’inizio e la fine di un grattacielo. Ma non è solo la sua bellezza fisica che conta. È la sua gioventù. È una città di giovani, la città meno crepuscolare che abbia mai visto. E quanto sono eleganti, i giovani, qui”.
Dalle parole di Pier Paolo Pasolini, tratte dall'intervista condotta proprio nella Grande Mela nel 1966 da Oriana Fallaci, a 40 anni dalla sua morte New York ha celebrato questo grande artista con un incontro, organizzato dalla Kairos Italy Theather in collaborazione con la Casa Italiana Zerilli-Marimò della NYU e l’Istituto Italiano di Cultura a New York, nel quale sono stati ricordati alcuni dei passaggi fondamentali nella vita dell’artista.
L’incontro si è aperto con una rappresentazione realistica di quell'intervista del '66 che, grazie agli attori presenti, ha fatto rivivere e immaginare ciò che, tra fascino e sorpresa, la città di New York ha trasmesso a Pasolini. Presente, oltre agli attori coinvolti nella performance, anche Gabriella Maione, la scrittrice italiana che ha avuto l’onore di conoscere e lavorare per Pasolini, fin dalla giovane età di 17 anni, quando, vista per caso all’aeroporto di Roma, le è stato chiesto, direttamente dall’artista, di recitare nella sua famosa reinterpretazione del Decameron. “Pier Paolo – ha raccontato la Maione – era una persona speciale: il suo modo di fare, di ragionare e di creare, trasmetteva a tutti coloro che lo circondavano, un’energia indescrivibile. Sul set era paziente e gentile, e una delle cose che lo ha caratterizzato, e reso unico, era il fatto che nei suoi film tendeva a scegliere attori non professionisti, per trasmettere un senso di originalità e naturalezza”.
Scrittore, poeta, regista, artista, Pier Paolo Pasolini è ancora considerato uno dei personaggi più influenti nella della cultura Italiana del '900. La sua storia, da sempre coinvolta nella scena politica e sociale del paese, ha raggiunto un successo, non solo italiano, ma anche internazionale, fino ad arrivare tra le strade di New York City, tra poeti e scrittori di tutto il mondo. Ma la sua sincerità e la sua continua esposizione di fatti e “segreti” statali, lo hanno, però, circondato anche di nemici, che nel 1975, assassinandolo, hanno trovato l’unico modo per fare tacere la sua voce di protesta contro il sistema.
La seconda parte dell’incontro si è aperta invece con Guy Flatley, editore di Movie Crazed e autore dell’intervista a Pasolini pubblicata nel New York Times del 1969, durante la sua permanenza per la presentazione del film Teorema: “Pier Paolo era una persona deliziosa ed amabile – ha commentato Flatley – un grande artista. Non tutta New York lo conosceva, ma il suo stile e il suo modo di pensare è stato ben presto accolto dalla elite di artisti del tempo, diventando ben presto fonte di ispirazione per molti di loro”.
La sua visione del mondo, della società, dei rapporti umani e della famiglia, dopo tutti questi anni, è ancora considerata un forte punto di riferimento per molti scrittori. Sulla base di questo filone, proprio nella terza fase dell’incontro sono stati presentati una serie di poemi, scritti da giovani aspiranti newyorchesi, in collaborazione con la direttrice di Kairos Italy Theather Laura Caparrotti e il poeta Dave Jhonson, entrambi fortemente affascinati e devoti ai lavori di Pasolini.
“Pier Paolo è stato come un maestro – ha confessato Laura Caparrotti – da sempre ho trovato una sorta di connessione con tutti i suoi lavori, e ogni volta sento come la necessità di trasmettere, nei miei spettacoli teatrali, parte delle sue ideologie e raffinatezze artistiche. Il suo modo di spiegare la verità, di trasmettere il realismo che ci circonda e di credere in ciò che si ama, mi hanno da sempre ispirato. Non solo: la sua quasi incoscienza nel trasmettere certi pensieri e certe idee, hanno reso speciali i suoi lavori, perché provocatori e creatori di scandali”.
Questo week end si terrà, sempre alla NYU, la conferenza internazionale su Pasolini intitolata "Pier Paolo Pasolini: Image, Object, Sound". Tutte le informazioni Qui e qui