Tutta la città di New York risente di una forte influenza della tradizione italiana, soprattutto per quanto riguarda la sfera culinaria: in quasi tutti gli incroci, infatti, si possono trovare pizzerie, gelaterie e ristoranti.
Che poi rispecchino davvero la nostra cultura è da mettere in dubbio. Infatti sono svariati i piatti considerati italiani che in realtà non si sono mai sentiti neanche nominare nelle nostre tavole, come il chicken parmesan (pollo alla Parmigiana?!) o spaghetti e polpette serviti nello stesso piatto. Mentre, viceversa, alcune originali pietanze del nostro paese, tipiche delle varie regioni, scatenano negli americani simpatiche smorfie di curiosità.
Così, a dimostrare che nei piatti italiani non c’è posto solo per le lasagne, gli spaghetti o la pizza, ci ha pensato il signor Joe Scaravella, che, nato e cresciuto a Brooklyn da nonni siciliani e piacentini, ha aperto dieci anni fa l’Enoteca Maria, un ristorante decisamente unico nel suo genere, a Staten Island.
Vi chiederete che cosa abbia questo posto di speciale rispetto ai numerosissimi ristoranti italiani della Grande Mela. La differenza sta nel fatto che in cucina non troverete la classica figura dello chef, ma vere e proprie nonne.
Spinta dalla curiosità, mi sono inoltrata nel quartiere di St. George, a due passi dal terminal del Ferry, per conoscere le vere protagoniste dell’Enoteca Maria, un piccolo e intimo ristorante che raccoglie le antiche ricette italiane con un tocco di modernità.
“L’idea del ristorante è nata dalla mia personale e familiare esperienza”, mi ha detto il proprietario Joe. “Mia nonna Domenica era una vera casalinga, si prendeva cura della casa con grande dedizione, ma soprattutto si occupava della cucina e, quando è venuta a mancare, ho sentito la necessità di ricostruire quell’atmosfera in cui ero cresciuto. L’annuncio di lavoro riguardava casalinghe in generale, ma la cosa che mi ha sorpreso di più è stata l’affluenza di nonne, vere e proprie signore di prima generazione che hanno ancora nel sangue la vera tradizione”.
La prima nonna ad apparire dalla scala che porta alla cucina sotterranea è stata la signora Adelina, di 61 anni, che si è presentata con un sorriso smagliante e un saluto ancora dal forte accento napoletano. A New York da 25 anni, Adelina è stata quasi una delle prime ad iniziare a lavorare al ristorante, quasi dieci anni fa.
“Non ho mai lavorato come cuoca professionista prima,” ha confessato la signora Adelina, in un italiano ancora impeccabile. “In Italia preparavo da mangiare per la famiglia e, soprattutto, al Sud, la tradizione, si sa, vuole che le donne passino la maggior parte del tempo a cucinare per tutti: marito, figli, cugini, nipoti”, ha sorriso Adelina, nata e cresciuta nelle vicinanze di Castellamare di Stabbia. “Quando mia nipote mi ha mostrato l’annuncio di questo ristorante che era in cerca di casalinghe, mi sono presentata con le mie ricette e sono stata subito assunta”, ha affermato, elencando piatti tipici del menù, come il coniglio in porchetta, il pollo arrosto, i funghi gratinati, la pasta fresca e la crema di noci.
La seconda nonna con la quale ho chiacchierato è stata la signora Piera, di Palermo, che, a differenza di Adelina, si è trasferita a New York solo due anni fa con tutta la famiglia, in cerca di nuove opportunità. Commercialista in Italia, ha dovuto inventarsi il lavoro di cuoca a New York, che ha ottenuto grazie alla varietà delle sue ricette tradizionali, senza aver mai svolto questo mestiere prima di allora.
E, dopo che mi ha parlato di piatti come le sarde a beccafico, la pasta con i broccoli alla palina e il macco di fave (tipica zuppa siciliana a base di fave secche e finocchietto selvatico), ho capito cosa intendesse la signora Adelina con l’espressione “non ce ne sono tanti di ristoranti così a New York. Ogni giorno improvvisiamo con ciò che di fresco c’è in cucina, utilizzando le nostre ricette”.
“Dell’Italia mi manca il suo paesaggio e il suo calore, sia umano che climatico”, ha affermato Piera ridendo, dopo aver accennato alla neve e alle temperature newyorkesi delle ultime settimane.
A far parte, però, del team culinario dell’ Enoteca Maria, non sono soltanto Adelina, Piera e le altre nonne italiane che non ho avuto l’opportunità di incontrare il giorno della mia visita, ma tante altre, provenienti da tutto il mondo.
Infatti, alla cucina italiana, situata al piano inferiore del ristorante, che troverete sempre disponibile, ne è stata affiancata un’altra più piccola che ogni giorno, da circa due anni, ospita una nonna diversa, che propone piatti tipici del proprio paese e provenienti da altri paesi come l’Argentina, il Venezuela, la Colombia, l’Ecuador, l’Algeria, il Bangladesh, la Siria, il Kazakistan, la Francia, la Turchia, la Grecia. Una lista incredibilmente vasta.
Il mio incontro internazionale è avvenuto con una cuoca siberiana, che per timidezza non ha voluto presentarsi, ma gentilmente mi ha introdotto alla nuova arrivata, Elle, trasferitasi da pochissimo negli Stati Uniti dall’Ucraina, una ex cuoca di una scuola, con cui non ho potuto scambiare molte parole perché ancora non conosce bene la lingua.
A condividere la cucina con queste due signore c’era anche Serena, una giovane ragazza del New Jersey di origini italo-palestinesi, che partecipa al corso gratuito di cucina, (al quale ci si può iscrivere direttamente dal sito internet) pensato da Joe, il proprietario, per dare la possibilità a chiunque lo voglia di poter affiancare una delle nonne e imparare alcuni piatti tipici di provenienza internazionale.
Insomma, Enoteca Maria è un vero e proprio luogo di incontro per le tradizioni culinarie, in una New York che da sempre assorbe le tante culture presenti nella sua popolazione. Ma, soprattutto, in una Staten Island, spesso sottovalutata, che offre le vere ricette di una volta e le squisite pietanze di tutto il mondo: quelle speciali e insuperabili delle nonne!
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