Si è tenuto al John Jay College della CUNY il panel promosso dall’ILICA (Italian Language Intercultural Alliance) dal titolo Cultural Approaches to the Modern Economics a cui hanno partecipato Robert Viscusi, direttore del Wolfe Institute for humanities del Brooklyn College, lo scrittore e giornalista Pino Aprile e, in rappresentanza della Merrill Linch, Ted Douglass (Senior Vice President, Wealth Management) e Niladri "Neel" Mukherjee (Director, Office of the CIO).
Nel corso dell’incontro, che si inseriva nel programma della conferenza annuale di ILICA, si è discusso delle nuove prospettive economiche inerenti la rivoluzione tecnico-informatica che sta coinvolgendo sempre più aspetti della quotidianità, commentandone le implicazioni attuali e future sulla vita e sul lavoro, riferendosi in particolare alla condizione dei giovani e dei vantaggi e svantaggi che i millennials erediteranno da questo sconvolgimento socio-culturale.
Inoltre, con riferimento alla situazione italiana (ma non solo) si è parlato di come queste nuove prospettive possano essere fautrici di uno sviluppo delle zone meno avanzate del paese, in un’ottica secondo cui la creazione di un mondo globale ed interconnesso dovrebbe ridurre (almeno secondo i sostenitori della tesi) gli squilibri produttivi e sociali attualmente esistenti in Italia, che si mostrano nel divario Nord-Sud, ma anche, in scala globale, tra paesi poveri e paesi ricchi. “La velocità con cui questa società si apre al cambiamento e lo applica era inimmaginabile fino a pochi anni fa — ha detto Mukherjee, rivolgendosi agli studenti in sala — Energia, ambiente, educazione, industria, tutto va avanti molto più e molto meglio di prima, il momento per mettersi in gioco e sperimentare è adesso”.
Anche Pino Aprile, autore, tra l'altro, di Terroni e Il Sud puzza, non ha dubbi al riguardo: “in una società virtuale in cui spazio e tempo si annullano non c’è più possibilità di discriminazioni geografiche, gli strumenti con cui chiunque può esprimere al meglio il proprio capitale umano sono alla portata di tutti”. Sostenendo questa tesi Aprile argomenta: “Non ci sono più settentrionali e meridionali nel mondo globale della rete”, ha detto discutendo con alcuni invitati al termine della conferenza, riaffermando l’importanza del valutare attentamente tutte le opportunità che i nuovi settori offrono, per poterli sfruttare al meglio in un'ottica di rilancio dell'Italia, meridionale e non solo.
Più cauto Viscusi, che collegandosi ai discorsi di Aprile, ha voluto ricordare come la politica e le grandi istituzioni economiche giochino ancora un ruolo di primo piano nella vita di tutti, e che, senza un adeguato supporto economico e politico non sia possibile per nessuno sviluppare le proprie capacità e competenze ad un livello soddisfacente. Viscusi ha poi affermato che ancora oggi molte persone vedono la finanza come "un trambusto di società che si comprano a vicenda" sostenendo che per l'uomo medio il mercato costituisca ancora una incognita da evitare, e non, come affermato da Douglass in precedenza, uno strumento utilizzato per finanziare i propri obiettivi e migliorare la propria situazione.
Tutti e quattro hanno poi convenuto che il problema dell’istruzione e della formazione lavorativa sia un problema cruciale nel mondo moderno, e seppur con idee divergenti tutti e quattro hanno ribadito l’importanza di una riforma del sistema universitario americano per favorire gli studenti ed abbassare i costi dell’istruzione (Douglass e Mukherjee sostengono la creazione di enti non governativi per il finanziamento dello sviluppo, Aprile e Viscusi auspicano più generici interventi pubblici di natura fiscale).
Entusiasta Vincenzo Marra, chairman e fondatore di ILICA, promotore dell’iniziativa: “Questo è il genere di dibattito che vogliamo vedere, un dibattito che dia a chi studia e a chi lavora gli strumenti per comprendere meglio il mondo”. Marra, che ha lodato il tono pacato del dibattito definendolo “qualcosa a cui in Italia non siamo abituati”, ha poi commentato con La VOCE la strategia di ILICA nello scegliere e promuovere argomenti di attualità per i propri dibattiti: “In Italia si confonde la storia con la cultura, il risultato è che abbiamo una visione giustamente gloriosa del nostro passato ma non riusciamo a produrre nulla di nuovo nel panorama contemporaneo, ci siamo arenati su questioni futili”. Marra però ci tiene a non essere considerato un detrattore del suo paese: “Nessuno nega l’importanza storica dell’Italia, ma bisogna guardare avanti, dobbiamo evitare l’equivoco di confondere storia con cultura, dobbiamo essere attivi e sfruttare tutti i nostri aspetti positivi per emergere nel panorama culturale”.
Dopodiché Marra ha voluto rivolgere un invito ideale alle altre organizzazioni di italoamericani, che, secondo lui, rischiano di non promuovere più un’immagine moderna dell’Italia ma soltanto di celebrare la stessa immagine stereotipata del Paese: “Dobbiamo creare delle sinergie per andare avanti insieme, se non fosse stato per voi primi immigrati che ci avete preceduto e ci avete aperto la strada con tanti sacrifici, oggi non saremmo qui, ci consideravano cittadini di seconda classe, ma bisogna guardare al futuro, senza mai dimenticare lo sforzo di chi ci ha preceduto, ma senza nemmeno restare troppo legati al passato, altrimenti rischiamo di camminare all’indietro”.