Si sente spesso parlare di sistema Italia, espressione che, intesa a raccontare un’Italia che sa fare tesoro delle sue risorse per creare un’economia competitiva, spesso resta incagliata nella realtà di un paese ancora troppo settoriale. Un esempio in controtendenza lo ha offerto la Italy-America Chamber of Commerce di New York (IACC) che, in occasione del suo gala annuale venerdì 6 novembre, ha presentato i premiati 2016 della PrimiDieci Society. Fondata negli Stati Uniti nel 2011, la PrimiDieci è una comunità internazionale che riunisce personalità eccellenti, di nazionalità o di origini italiane, attingendo da varie aree di competenza. Ogni anno la società premia 10 persone negli USA, e altrettante nel Regno Unito, che si sono distinte nel proprio percorso professionale e la cui attività ha consentito l’avanzamento della comunità globale.
Se è vero che non si tratta dell’unica iniziativa di questo genere, a distinguere questo premio è proprio quell’idea di sistema per cui, a scorrere la lista dei premiati, viene quasi da immaginarsi un paese perfetto, in cui saperi e competenze sappiano integrarsi per costruire una società e un’economia solide. Il cappello della Chamber of Commerce non ha ristretto la scelta verso professioni e personalità orientate al business e al mercato: tra i dieci ci sono invece diversi artisti, ricercatori e creativi, a dimostrazione che l’Italia è più forte quando capitalizza il suo intero patrimonio umano e culturale.
I PrimiDieci USA 2016 sono: Antonello Bonci, direttore scientifico dei National Institutes of Health; Martha De Laurentiis, produttrice cinematografica e televisiva; Frank Mancuso (e sua moglie Faye), ex direttore della Paramount Pictures e di MGM; Monica Mandelli, direttore della società di investimenti KKR, Joe Mantegna, attore; Giorgio Moroder, produttore dscografico; Marco Pelle, coreografo; Roberto Pieraccini, ingegnere specializzato in comunicazione uomo-macchina; Frank Serpico, detective in pensione del Dipartimento di polizia di New York; Sebastiano Tomada, fotografo di guerra.
Le loro biografie, raccolte nel PrimiDieci USA 2016 Book, sono costellate di successi e di passione. E, se per alcuni di loro che italiani lo sono d’origine e non di cittadinanza, l’Italia non è mai stata un’opzione, dalla biografia di chi in Italia è nato per poi decidere di andarsene, appare chiaro quanto il Bel paese faccia fatica a trattenere le sue eccellenze. E questa è cosa nota e se la ribadiamo è solo perché forse girare il coltello nella piaga aiuta a tenerci svegli, a non abituarci alla piaga.
“[Quello che faccio qui] sarebbe stato impossibile in Italia – ha raccontato a La VOCE Antonello Bonci, neurologo dei National Institutes of Health dove ha la supervisione delle neuroscienze per conto del Governo americano – L’America mi ha offerto i mezzi e la fiducia per fare tutto quello che volevo fare, fin da giovane, come scienziato e i risultati si sono visti. Grazie al sistema americano che è basato, nella mia esperienza, solo sulla meritocrazia”. Bonci ha una formazione italiana: ha studiato alla Cattolica di Milano e si è specializzato all’Università di Tor Vergata. In America Bonci è arrivato nel 1994 per una fellowship, dopo qualche tentativo di entrare nel mondo accademico italiano, e, scoperto il mondo della ricerca americano, ha deciso di restarci: “[Dal mondo accademico italiano] sono scappato appena ho potuto. Perché non c’era posto per me, io ero figlio di nessuno. In America mi hanno offerto delle opportunità”.
A rimanere in Italia non ci ha nemmeno pensato, invece, il fotografo Sebastiano Tomada che ha studiato alla Parsons di New York e ha sempre avuto “un’educazione di orientamento americano”, come ci ha raccontato. Dell’Italia è invece innamorata, come molti dei suoi connazionali, l’americana Martha De Laurentiis, moglie del defunto produttore cinematografico Dino, con cui nel 1983 ha fondato la Dino de Laurentiis Company. “Apprezzo molto quello che mi ha dato l’Italia che mi ha subito adottato – ha detto in italiano a La VOCE – Con Dino, tra lavoro, cibo, calcio, è stata una vita bellissima”. La produttrice ci ha poi spiegato che la cultura oggi passa attraverso i media e lo storytelling e che nello storytelling l’Italia ha un grosso potenziale legato a quell’apprezzamento per la qualità della vita che coinvolge e riguarda vari sensi, varie forme d’espressione, vari settori di business. Una qualità della vita, appunto, sistemica.
Di sistema Italia ha parlato anche Alberto Milani, presidente IACC, oltre che CEO Nord America di Buccellati, che, nel presentare la serata, ha voluto sottolineare la presenza dei rappresentanti delle istituzioni italiane a New York (Consolato, Istituto di Cultura, Italian Trade Agency e Italian National Tourist Board) e mostrare agli ospiti una serie di spot promozionali con cui l’Italia si rappresenta all’estero nel suo complesso di arte, cultura, paesaggio, ma anche industria tecnologica, ricerca, moda, motori e tanto altro. “Bisogna creare un sistema Italia, lavorando insieme per mettere in luce i nostri aspetti di forza”, ha detto Milani.
Nel corso della serata è stato assegnato anche il premio 2015 Business & Culture che quest’anno è andato al console generale Natalia Quintavalle. Nel ricevere il riconoscimento, Quintavalle, il cui mandato sta per concludersi, ha scherzato: “Non me ne potevo andare senza ricevere questo premio, finalmente posso andare avanti”. Il console ha poi ricordato le sfide affrontate durante il suo periodo newyorchese, dall’uragano Sandy alle frequenti tempeste di neve, e le tante personalità della comunità italiana scomparse di recente, tra cui Mario Cuomo, Mariucca Zerilli Marimò e Claudio Angelini.