Dopo gli ultimi appuntamenti dell’esigua Estate Romana, che ha dedicato sempre meno spazio al teatro, e le recenti polemiche sui primi esiti della riforma del FUS (provvedimento che nei fatti costringe tutti i teatri ad un’ennesima revisione della progettualità e qualcuno addirittura alla chiusura dei battenti), finalmente parte la nuova stagione. Che grazie all’immane impegno di molti caparbi teatranti si prospetta piuttosto eclettica. Ecco un excursus fra i principali appuntamenti.
Teatro, dunque sono
È il titolo del cartellone proposto dal Teatro di Roma, che ha iniziato la programmazione in sordina già dalla metà di settembre sul palco dell’Argentina, presentando in anteprima lo spettacolo di Mario Perrotta Milite Ignoto quindicidiciotto. Basato su diari della Grande Guerra, sarà poi all’India a dicembre. Il Teatro di Roma si affaccia alla seconda stagione firmata dalla direzione artistica di Antonio Calbi. Come la precedente, è strutturata in capitoli: 15 quest’anno, corrispondenti ad altrettanti percorsi progettuali, per un totale di 95 spettacoli. Pasolini (a quarant’anni dalla sua morte tragica, il 2 novembre 1975), Conflitti e terrorismi, Donne, Roma, Sconquassi americani (Il prezzo e Morte di un commesso viaggiatore di Arthur Miller, rispettivamente con Umberto Orsini diretto da Massimo Popolizio, e Elio De Capitani e Lo zoo di vetro di Williams, diretto da Arturo Cirillo), gli Affari di famiglia, che includono il contemporaneo Father and son di Serra accanto ai classici Medea, Orestea, Casa di bambola e un Preamleto firmato da Michele Santeramo, diretto da Veronica Cruciani e interpretato da Massimo Foschi, Manuela Mandracchia e Michele Sinisi (30 marzo – 10 aprile). E ancora Arte, Teatri del Sacro, Teatro e danza (incluse le proposte internazionali di Romaeuropa Festival) e Il teatro fa grande! con le produzioni per spettatori “da 9 a 99 anni”. Un cartellone vivace, articolato e multidisciplinare, con attività quotidiane, proposte per tutte le generazioni di pubblico e con l’ambizioso obiettivo di una ulteriore crescita rispetto alle 600 alzate di sipario totalizzate da settembre 2014 a giugno 2015 e alle 157.000 presenze complessive (+ 155% rispetto alla precedente stagione 2013-2014).
Seguendo l’idea che “Il Teatro riparte da Roma. Roma riparte dal suo Teatro”, il programma è di fatto un work in progress che ha come perni regia, drammaturgia e arte dell’attore, spaziando dalla tradizione alla ricerca e affacciandosi alla scena internazionale, ospitando accanto ad un grande maestro come Peter Brook (Battlefield, dallo storico lavoro sul Mahabharata di 30 anni fa, 11-15 maggio), Daniel Pennac con il suo Journal d’un corps (in lingua originale, dal 23 al 25 marzo 2016). Molti ovviamente i grandi nomi italiani, dal già citato Elio De Capitani ad Antonio Latella. Ma i due palchi accolgono anche i più giovani (Fabrizio Arcuri, César Brie, Roberto Latini, ricci/forte e il Teatro delle Albe, con un nuovo lavoro sulla leader birmana Aung San Suu Kyi, 13-17 aprile), noti interpreti che ritornano alla regia (fra cui Luca Zingaretti con la prima nazionale The Pride dell’inglese Alexi Kaye Campbell) e – last but not least – la regia femminile: Francesca Comencini e Veronica Cruciani, fra le altre.
Restyling d’autore
Dopo la controversa chiusura di novembre scorso dovuta al fallimento della precedente gestione, riapre i battenti lo storico Teatro Eliseo sotto la nuova direzione artistica di Luca Barbareschi che confessa di aver investito nell’operazione 4 milioni e mezzo di euro di tasca propria. Le due sale (Eliseo e Piccolo Eliseo) sono di nuovo agibili da fine mese, dopo i necessari lavori di messa a norma, con una programmazione che attinge largamente agli autori contemporanei, attenta all’internazionalità ma anche alla tradizione. La sala principale si rivolge ad un pubblico ampio, mentre la piccola mantiene i connotati di un teatro più di ricerca, aprendo il 7 ottobre con Hanno tutti ragione di Paolo Sorrentino, messo in scena da Iaia Forte (presentato anche a New York e Washington nell’ambito di In Scena! 2014).
L’apertura ufficiale, il 29 settembre, vede invece i riflettori accesi sull’artefice assoluto di questa operazione, Barbareschi stesso, che debutta in prima nazionale sul palco grande con Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad (fino all’11 ottobre). Da lui diretto ed interpretato, il testo del finalista del Premio Pulitzer Rajiv Joseph affronta la tensione oriente-occidente con quella che The New York Times ha definito una riflessione “selvaggiamente divertente”. Fra i nomi in cartellone anche China Doll di Mamet, altra prima nazionale, diretto da Alessandro D’Alatri con Eros Pagni (5-24 aprile), e Arancia Meccanica di Anthony Burgess, con la regia di Gabriele Russo (26 aprile-1 5maggio). Al Piccolo si vedrà invece lo storico Edipus di Giovanni Testori con Eugenio Allegri, regia Leo Muscato (9-20 marzo), accanto ad autori come Nei Labute – Some gilr(s) – e Gianni Borgna (con un bel lavoro sulla morte di Pasolini, con Roberto Herlitzka e la regia di Antonio Calenda). L’approdo alla direzione artistica è per Barbareschi “un momento di restituzione” all’apice di una lunga carriera, iniziata 40 anni fa nella compagnia di Lavia, ma anche “un percorso controcorrente, che vede l’investimento – e non i tagli – come una necessità senza alternative”. Un percorso che va anche “verso una concezione europea delle arti sceniche” e verso una generale modernizzazione, prevedendo fra l’altro nel 2018, per i 100 anni dell’Eliseo, la digitalizzazione dell’archivio storico del teatro.
La contemporaneità nel vortice della scena
È una spirale il simbolo della ventisettesima stagione del Teatro Vascello, un cerchio magico ellittico, un vortice, simbolo di un occhio “come sguardo al futuro e al passato sulla realtà che ci circonda, un occhio che vigila, attento indagatore, specchio dell'anima inteso come animus mundi”. A Roma, la sala di Monteverde è da sempre lo spazio teatrale d’avanguardia per antonomasia e in questa stagione “prosegue con rigore il suo percorso estetico e poetico verso un teatro puro”. Dando largo spazio anche alla danza, alla musica e al teatro ragazzi, accostando agli spettacoli laboratori, residenze e un generale interesse per le problematiche sociali, ad esempio con progetti legati al carcere. Fra i titoli più interessanti nel cartellone di prosa l’immancabile ritorno di Flavia Mastrella e Antonio Rezza con Anelante (9 dicembre – 17 gennaio), Il ballo di e con Sonia Bergamasco, liberamente ispirato all’omonimo testo di Irène Némirovsky (22-31 gennaio), Ubu Roi di Roberto Latini (4-7 febbraio) e Porcile di Pasolini, diretto da Valerio Binasco (16-28 febbraio). E ancora Gli innamorati di Goldoni nella regia di Andrée Ruth Shammah (7-17 aprile). Perché, afferma la direttrice artistica Manuela Kustermann, “quello che ci interessa è la pluralità di linguaggi, che solo può offrire una visione di contemporaneità”.
Un sorriso per la catarsi
È intitolata agli “Specialisti del buonumore” la sesta stagione dell’Ambra Jovinelli di Fabrizia Pompili, che vede nella leggerezza un “ antidoto all’insofferenza, alla malinconia e al torpore”. Generi diversi legati dal comune denominatore della commedia, popolare ma non superficiale, giocata sull’arguzia, sulla musica e su testi d’autore: Shakespeare e Goldoni, ma anche Alan Bennett (Nudi e crudi, nella traduzione/adattamento di Edoardo Erba, regia di Serena Sinigaglia, dal 28 gennaio al 7 febbraio), Noel Coward, Ettore Scola, Cristina Comencini e diverse altre voci contemporanee. Ritratti di personaggi inquieti, spensierati, livorosi o innamorati, su cui il pubblico proietterà le proprie paure, le ansie del quotidiano e i propri difetti, in cerca della catarsi terapeutica. Una linea direttiva che ha premiato il teatro facendo registrare 90.000 presenze nella scorsa stagione, anche grazie al grande richiamo dei nomi, spesso (ma non solo) attinti dal cinema e dalla televisione. Il cartellone apre con il Riccardo III di Massimo Ranieri (22 ottobre – 1 novembre) e prosegue con Due partite della Comencini, interpreti Giulia Michelini, Paola Minaccioni, Giulia Bevilacqua e Caterina Guzzanti (12-22 novembre). Punta di diamante della stagione il ritorno di Pierfrancesco Favino in Servo per due (One Man, Two Guvnors) di Richard Bean da Il servitore di due padroni di Carlo Goldoni (1 – 13 marzo), spettacolo che è valso il Premio Le Maschere del Teatro Italiano 2014 a Favino come miglior attore protagonista e al gruppo Musica da Ripostiglio la selezione nella terna miglior autore di musiche per lo stesso Premio. Fra i tanti nomi anche Leo Gullotta, Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ragonese, Sergio Rubini e il noto binomio comico Lillo&Greg.
Teatro d’arte popolare
Altro teatro storico della Capitale, anche il Quirino – datato 1871 e da diversi anni sotto la direzione artistica di Geppy Gleijeses – mira a conquistare il pubblico con la leggerezza. Trovando un equilibrio fra autori classici (Checov, Goldoni, Moliére) e contemporanei (Giampiero Solari, Angelo Longoni, Domenico Starnone) nel nome di una “filosofia di teatro dettata da colui al quale è dedicato, Vittorio Gassman: il Teatro d’arte popolare”. Nel cartellone spazio anche a nomi legati alla letteratura, da Sciascia (Il consiglio d’Egitto, con Enrico Guarneri diretto da Guglielmo Ferro, 26 Aprile – 08 Maggio) a Conrad (I duellanti, diretto da Alessio Boni e Roberto Aldorasi e interpretato dallo stesso Boni al fianco di Marcello Prayer, 23 febbraio – 6 marzo). Fiore all’occhiello della stagione, una delle ultime regie di Luca Ronconi, la Danza macabra di Strindberg, con Adriana Asti, Giorgio Ferrarra, Giovanni Crippa (10-22 Maggio).
Incursioni europee, a latere
Compie 30 anni il Romaeuropa Festival, e fino all’8 dicembre torna ad invadere la città con 50 appuntamenti ed il coinvolgimento di oltre 300 artisti, che trovano accoglienza in 15 diversi spazi, non necessariamente teatrali. Un evento unico – prodotto dalla omonima Fondazione presieduta da Monique Veaute con Fabrizio Grifasi Direttore generale e artistico – che unisce teatro, danza, circo contemporaneo, arte e tecnologia, e soprattutto musica. Inaugurato il 23 settembre al Teatro Argentina da una figura il cui lavoro presenta in sé questa idea di multidisciplinarietà, quella di Robert Lepage. Una delle maggiori personalità artistiche internazionali, che ha fra l’altro collaborato con il Cirque du Soleil e alla messa in scena dei concerti di Peter Gabriel. La sua nuova opera si chiama 887, in riferimento al civico di Rue Murray, in Quebec, dove l’artista viveva da bambino, ed è una potente macchina teatrale che vede in scena lo stesso regista. Il numero simboleggia una magica incursione nelle sue memorie familiari, creando attraverso di esse un cortocircuito fra memoria individuale e collettiva. E va ancora oltre, mostrando come la memoria umana, adattando il passato al presente, sia di fatto un atto creativo. Fra gli altri nomi in cartellone Jan Fabre, con una ardita perfomance h24 (Troublein, ancora all’Argentina il 17 ottobre) e fra gli italiani, Emma Dante (Io, nessuno e Polifemo, Teatro Vittoria 4-8 novembre) e Ascanio Celestini, al debutto con Laika, irriverente testo che si interroga su cosa farebbe e penserebbe Gesù arrivando sulla terra oggi (Teatro Vascello 10-15 novembre). Accanto agli spettacoli, tante e irripetibili le occasioni di incontro di artisti internazionali nei percorsi di Informazione e la sesta edizione della mostra Digitalife, ospitata nel suggestivo spazio della Pelanda, con il titolo Luminaria: 11 installazioni affiancate da un programma di performance.
Questo articolo viene pubblicato anche su Teatroteatro.it.