Roma città multiculturale e cosmopolita come New York, Londra, Shanghai: la capitale d’Italia sa essere versatile e coniugare la Roma "de’ noartri" e il suo aspetto più tradizionale con una dimensione più internazionale e globalizzata. Un esempio di questo aspetto è Paolo Petrocelli, musicologo e violinista professionista, romano doc, già membro del cda del teatro dell’Opera e ora manager culturale a tempo pieno e vero e proprio ambasciatore del brand Rome in tutto il mondo: ha fondato la filiale romana della Junior Chamber International, ha costituito il Comitato giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, è membro Alumni dell’UNOAC – United National Alliance for Civilisation – e dei Global Shapers, i giovani del World Economic Forum di Davos impegnati in progetti di cooperazione e sviluppo internazionale.
Petrocelli viaggia per lavoro in tutto il mondo, da Casablanca a Hong Kong, da New York al Medio Oriente. Ma la sua base è a Roma, dove diverse culture si fondono tra loro dando vita alle atmosfere rilassate, senza tempo e multicolori tipiche della capitale. “Il multiculturalismo ormai è uno dei tratti identificativi di tutte le nostre società. Anche a Roma lo vediamo, al lavoro e in ufficio, nello studio e nelle università: c’è una forte presenza di giovani che hanno altre culture. Bisogna saperle integrare e condividere, sono un elemento di crescita perché permette di allargare gli orizzonti intellettuali e crea opportunità a tutti i livelli”.
Petrocelli ha fatto del multiculturalismo il fil rouge delle sue (molteplici) attività e di recente ha fondato la rappresentanza romana della Junior Chamber International, una organizzazione di giovani che sviluppano progetti per lo sviluppo sostenibile. La JCI di Roma è costituita da un gruppo di studenti, professionisti, ricercatori, che condividono la mission di promuovere la partecipazione attiva dal basso con iniziative a favore dello sviluppo delle smart cities, le metropoli integrate e sostenibili che sono uno dei Millennium Goal delle Nazioni Unite. “Da tempo mancava a Roma una rappresentanza della JCI – spiega Petrocelli – qui hanno sede organizzazioni internazionali, ambasciate, aziende internazionali, interlocutori strategici per lo sviluppo di progetti che parlano al mondo. Roma trattiene un potenziale incredibile di energie e opportunità, che attraverso le nostre attività, ci siamo prefissi di sbloccare e sviluppare”.
In questo mese il gruppo ha avviato Rome calling for, una serie di incontri con le varie comunità straniere che compongono la realtà sociale capitolina. Rivolti a giovani fino a 40 anni, saranno coinvolte le ambasciate per dare un imprinting ufficiale ma non si tratta di incontri istituzionali, senior e ingessati, o di una serata al pub; i partecipanti proporranno e metteranno a punto iniziative e proposte su tutti i settori della vita quotidiana della propria città. Anche in quello commerciale: il gruppo di Roma, gemellato con Istanbul, avvierà nei prossimi giorni un progetto di import-export per aumentare le opportunità di scambio bilaterale; della serie, anche con la cultura ci si può mangiare.
“Il mio impegno – spiega Petrocelli – è di continuare a fare base in Italia e lavorare con partner e organizzazioni internazionali nel tentativo di creare e importare opportunità dall’estero in Italia. Il fenomeno della fuga di cervelli italiani lo comprendo, ma non credo sia la strada da seguire per la costruzione di un futuro solido di speranza per il nostro paese”. Oltre alla JCI, Petrocelli ha fondato anche il Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, con il compito di affiancare le istituzioni e sviluppare iniziative proposte e realizzate dagli under 40: è già partito il bando per individuare i rappresentanti regionali che faranno da raccordo tra la base e gli organi istituzionali e ci sono già le prime proposte su giornate internazionali a tema sul patrimonio artistico e culturale nazionale. Che, guarda caso, in Italia è distribuito su tutte le regioni. “la partecipazione al bando è stata straordinaria – dice – vuol dire che in Italia ci sono molti giovani pronti ad impegnarsi per la cultura e la scienza”.
Da qui alla musica il passo è breve: Petrocelli si è diplomato in violino al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma e conosce bene lo stato di salute della musica italiana all'estero: “Il nostro patrimonio musicale e in particolare l’opera e la musica classica rappresentano un’eccellenza mondiale e un punto di riferimento indiscusso. Ma negli ultimi decenni, il settore ha subito profondi mutamenti: è cambiato il modo in cui la musica è vissuta, ascoltata e veicolata. Per quel che riguarda la musica classica, è un momento di transizione per tante orchestre e teatri e le difficoltà che oggi i giovani devono affrontare per inserirsi o avviare carriere da solisti, sono altissime. Bisogna interpretare questo cambiamento e mettere in atto nuove strategie di gestione, sia del sistema musicale che di quello culturale in generale”.
Anche perché la musica continua a essere anche un’opportunità e la sua storia di violinista e manager multiculturale, lo dimostra: “Appare evidente – riprende – la necessità di rinnovare e rilanciare l’educazione musicale perché la sfida della competizione a livello internazionale si gioca sul piano della preparazione e della formazione. Ci sono tanti giovani musicisti italiani che girano il mondo, mantenendo viva la nostra tradizione di eccellenza in campo artistico. Dobbiamo continuare a sostenere questi nostri giovani ambasciatori e formarne di nuovi. Solo così saremo capaci di tutelare il nostro straordinario patrimonio e proiettarlo nel futuro”.