C’è anche un po’ di America nella vittoria da parte de Il Volo della 65ª edizione del Festival di Sanremo, perché Piero Barone di 22 anni, Ignazio Boschetto di 21 e Gianluca Ginoble di 20 anni, due siciliani e un abruzzese, sono stati il primo gruppo italiano ad aver firmato un contratto diretto con un’etichetta statunitense. Le tournèe americane, dopo la vittoria nel 2009 del talent per bambini Ti lascio una canzone, partono nel 2011 e ciò che li contraddistingue è proprio il sapore lirico pop con cui ricantano i grandi classici della musica italiana. Una formula che spopola all’estero ma che fa storcere il naso ai loro connazionali. Se è vero che nemo propheta in patria, è altrettanto vero che bisogna dare a Cesare ciò che gli spetta: i tre giovanissimi sul palco sono una forza, si impegnano prima di salirci, scaldando accuratamente la voce, ripassando le parti, sono alla mano e vagamente sornioni con chi li avvicina, con quella rilassatezza che non può che far bene in questo mondo di lupi cattivi. E fino a qua tutto bene.
Ma direi una gran bugia se affermassi che sono soddisfatta del loro primo posto, al contrario della nostra giuria popolare che ne aveva decretato la vittoria già dal pomeriggio di sabato. Il nome de Il Volo è legato alla scuderia di Tony Renis, che fa rima con rapporti mafiosi, con spaccio di droga, con favori e mazzette già dimostrate in passato per salire sul palco dell’Ariston. Tutto alla luce del sole, tanto che i giornalisti alzano le spalle come a dire “e te ne stupisci?”. Un’ombra che toglie troppa luce su una vittoria a denti stretti, con il 39 per cento dei voti. Le case discografiche poi: fin da prima del Festival si sapeva che quest’anno avrebbe dovuto vincere un cantante della Sony ed infatti la vittoria non infrange l’indicazione non scritta.
Secondo posto per il vero vincitore di questo Sanremo 2015: Filippo Neviani in arte Nek (nella foto a lato), amatissimo dalle radio e dalla gente, che si stacca di appena quattro punti con il 35 per cento. Terza Malika Ayane con Adesso e qui (nostalgico presente) scritta dal vincitore delle nuove proposte giovani Giovanni Caccamo, un brano che le fa guadagnare anche una meritata vittoria del Premio della critica Mia Martini.
Abbiamo vissuto tantissime esperienze all’estero – raccontano i vincitori nella conferenza stampa di fine Festival, alle 2 di notte ma stranamente per niente stanchi – Ma da italiani questo è un sogno che diventa realtà. In 6 anni, da quando abbiamo vinto, sempre qui a Sanremo, Ti lascio una canzone, siamo cambiati, cresciuti fisicamente e professionalmente. Ora vorremmo fare più concerti anche in Italia”. Ad aspettarli invece a maggio c’è l’Eurovision, visto che era già stato annunciato che il vincitore di questa edizione del Festival avrebbe rappresentato l’Italia nella competition europea.
Non siamo solo i tre ragazzini che cantano O sole mio o Un amore così grande – si difendono i tre del Volo di fronte ad un muro di perplessità e neanche un applauso – Nel nostro repertorio cantiamo anche gli U2. Siamo gli unici giovani italiani che propongono questo genere in tutto il mondo. Quello che possiamo dire è che all’estero, dagli Stati Uniti all’Oriente, la gente apprezza il bel canto, la melodia anche se non capisce le parole. La grande tradizione musicale italiana è universal”. E il loro brano, Grande amore, ricalca le sonorità dei musical.
Sono così tesi, anche se hanno vinto da 10 minuti, che qualcuno dice loro: “Ragazzi fate un sorriso. Avete vinto il Festival di Sanremo che non è una cosa che capita poi così di frequente”. “Dedichiamo la vittoria alle nostre famiglie che ci hanno sempre sostenuto. Secondo noi stasera hanno vinto tutti i cantanti in gara”.
“Voi intanto pensate a godervi questo primo posto – ribatte piccato Nek che invece un primo posto l’avrebbe davvero meritato per la sua abilità di rinascere dalle ceneri, con un brano e una presenza scenica a dir poco coinvolgenti – Io ringrazio tutti. Ho visto delle bellissime scene di entusiasmo fin da subito in chi mi ascoltava, dalle prove al pubblico dentro in teatro. Non mi sarei mai immaginato, dopo 18 anni, di rimettermi in gioco con un pezzo che ha dinamiche poco festivaliere e che ha riscosso così tanto successo. Il pezzo in radio viaggia già tantissimo. La mia vittoria è questa”.
Nek da questa edizione se ne va con uno zainetto pesante di premi: la sua Fatti avanti amore guadagna, oltre al secondo posto, anche il premio come migliore arrangiamento e il riconoscimento della sala stampa Lucio Dalla di radio, TV e web.
Non ha rivali invece Carlo Conti che col suo Festival a diesel ha scaldato i motori e preso le misure la prima sera per iniziare a correre dalla seconda in poi. Cinque milioni di utile per l’azienda Rai e i complimenti da parte del direttore di Rai 1 Giancarlo Leone che ha già riconfermato Conti anche per il 2016. Il 49,5 per cento di share nella penultima serata significa un televisore italiano ogni due, non solo acceso ma pure sintonizzato su Rai 1, un trionfo senza troppi crolli di attenzione, fisiologici invece a metà settimana.
Ha vinto il Festival formato famiglia, senza turbamenti, senza istrioniche prese di posizione, con un favoloso Will Smith ospite dell’ultima serata che intona Volare. È il Festival della ragazza di provincia vestita da principessa, delle letterine commoventi lette al conduttore alla fine di tutto. Nei momenti dei ringraziamenti le foto degli operatori scorrono sul maxi wall, un bel segno di umiltà e partecipazione di squadra.
“Alla fine vince sempre lei, la musica – legge con il nodo in gola Emma Marrone – Lei va da chi la ama e non importa se si tratta dei palchi più importanti del mondo o di un artista di strada”.
La musica avrebbe anche bisogno però di essere pura espressione dei gusti del pubblico, senza cicloni a coinvolgerla e stringerla, senza burroni di compromessi di cui forse nemmeno gli stessi protagonisti sanno.
“Anche Bocelli all’inizio venne massacrato dalle critiche – concludono i ragazzi de Il Volo – Ma se le critiche fanno quell’effetto allora mi raccomando, dateci sotto”.
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