Poi uno dice: “Volete fare sempre polemica a tutti i costi”. Diciamo che in questa 72esima edizione del Festival di Sanremo, quando si parla di temi che riguardano l’inclusione, è un po’ difficile non farla.
Qual è esattamente il senso di lasciare il monologo della bravissima Drusilla Foer, attrice e alter ego femminile di Gianluca Gori, in chiusura di serata? Dopo Anna Valle, dopo tutti gli altri ospiti.
Se il monologo sul razzismo di Lorena Cesarini mercoledì sera è arrivato dopo poco più di mezz’ora dall’inizio del Festival, per parlare liberamente Drusilla ha dovuto aspettare che si fossero esibiti tutti e 25 gli ospiti, che tutti i bambini a casa fossero andati a letto, assieme a tutte le persone che lavorano. E sì che il suo monologo, la cosa più convincente vista fino ad adesso quest’anno sul palco dell’Ariston (canzoni a parte) non era neanche divisivo, ma nemmeno troppo buonista.
È l’una e mezza, c’è l’asta del microfono al centro del palco. Dice: “Diversità è una parola che non mi piace perché ha in sé qualcosa di comparativo, una distanza che proprio non mi convince”.
Poi prosegue nell’ode all’unicità: “Tutti noi siamo capaci di notare l’unicità dell’altro, ma per accettare la propria unicità è fondamentale capire di cosa siamo fatti noi. Le nostre ambizioni, i valori, le convinzioni, i talenti. Delle proprie convinzioni bisogna averne la responsabilità. Entrare in contatto con la propria unicità è un lavoro pazzesco. Ma sarà una figata pazzesca. E a quel punto – dice visibilmente commossa – sarà più facile uscire dallo stato di conflitto che ci allontana”.
Pare essere la risposta organica alla serata sulle montagne russe emotive che abbiamo vissuto mercoledì sera con Checco Zalone.
“Tentiamo insieme l’atto più rivoluzionario, che è l’ascolto, di sé stessi, degli altri e delle unicità. Accogliamo il dubbio, anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio, senza vergogna, liberiamoci dalla prigionia dell’immobilità”.
Sono parole chiare, semplici. Ed è veramente tutto qua, nel suo snocciolare complesso di concetti base. Fai parlare tutt* e poi ascoltal* davvero. Non essere prigioniero di quello che credi essere giusto, o semplicemente di quello che non conosci.
Non ha chiesto scusa una volta Drusilla, ha chiamato Amadeus “Amedeo” tutta la sera, lui che non perde occasione per parlare di bellezza, per fare i complimenti a Cesare Cremonini su come lo veda in forma e dimagrito (grazie per ricordarci che nemmeno quest’anno vedremo un corpo un po’ fuori dallo standard sul palco dell’Ariston), per dire in conferenza stampa che il suo Festival è quello con più donne di tutti.
Mi sono sentita una mucca: vince chi ha la mandria più numerosa. Un bastimento carico di… donne, come quelle, senza nome, a cui lascerebbe la conduzione l’anno prossimo. “Se fosse per me l’anno prossimo il Festival lo farei condurre solo a donne”. Drusilla di fianco a lui lo corregge prontamente: “Beh, bisogna capire anche che donne.”
Drusilla nel corso della serata ha messo a tacere anche quella che secondo alcuni è stata una battuta inopportuna di Iva Zanicchi (sua amica). Iva le dice: “Quanto sei alta!” Drusilla risponde: “Più di te”. Iva Zanicchi: “Hai anche altre cose più di me.” Drusilla: “Sono colta”.
Quando presenta Michele Bravi lui le dice: “Sono tanto felice che tu sia qui. La tua presenza racconta la meritocrazia”, un complimento pieno, sincero, che è arrivato netto sia a Drusilla che a casa.
La nota più amara, alla quale non si può non pensare, è come mai a ridare dignità alla presenza femminile sul palco dell’Ariston, con una presenza iconica e a tratti dissacrante, alla fine sia stato, non a caso, un uomo che interpreta una donna.
Tutta un’altra musica
Dal punto di vista musicale stiamo assistendo ad un’edizione da record: debutto straordinario con uno share medio del 55% e quasi 11 milioni di telespettatori, molto più degli anni scorsi, sorpassato dallo share del 55,8% addirittura della seconda serata. Un vero successo prevedibile per il cast artistico che riunisce sia nomi storici che gli amati dai giovanissimi.
Brividi di Mahmood e Blanco è così tanto in heavy rotation su Spotify da aver raggiunto il quinto posto nella classifica mondiale.
Ma se ieri sera è entrato il televoto, abbiamo visto qualche nome schizzare all’insù, come l’amatissimo Gianni Morandi, terzo nella classifica provvisoria, e qualche altro perdere posizioni, come la Rappresentante di Lista, ora (immeritatamente) nona. Il podio pare essere sicuro e assicurato fin dai primi ascolti. Ma domani ci sarà la serata delle cover e sarà tutta un’altra musica.
Classifica generale terza serata (giuria demoscopica sommata ai voti della stampa delle prime due serate).
1. Mahmood & Blanco
2. Elisa
3. Gianni Morandi
4. Irama
5. Sangiovanni
6. Emma
7. Massimo Ranieri
8. Fabrizio Moro
9. La rappresentante di lista
10. Dargen D’amico
11. Michele Bravi
12. Ditonellapiaga e Rettore
13. Aka 7even
14. Achille Lauro
15. Noemi
16. Rkomi
17. Matteo Romano
18. Iva Zanicchi
19. Giovanni Truppi
20. HIghsnob & Hu
21. Giusy Ferreri
22. Le vibrazioni
23. Yuman
24. Ana Mena
25. Tananai