La vera domanda dovrebbe essere: che spazio c'è per un film erotico – da vedere al cinema, quindi pagando – nell'era di YouPorn, che è gratis e assai più esplicito? Eppure Cinquanta sfumature di grigio, il film di Sam Taylor-Johnson, sembra destinato a diventare un successo di botteghino, segno forse che la finzione (cinematografica) continua ad essere concorrenziale rispetto alla (pseudo) realtà offerta dall'industria del porno. Il che è un bene: significa che c'è ancora una domanda di storie inventate pur nel dilagare ad ogni livello dei reality.
Il film ovviamente ha anche riportato in auge, se mai se ne fosse sentito il bisogno, il romanzo, anzi la trilogia, scritta nel 2011 dalla scrittrice inglese E. L. James (Erika Leonard), dedicata alla storia d'amore e sesso fra Anastasia Steele, studentessa americana aspirante giornalista, e Christian Grey, giovane miliardario gentile, ma sadico.
Dico subito che considero il libro un brutto libro, ma non un libro terribile, semmai un libro "facile", una riedizione dei romanzi di Liala in chiave erotica, con il principe azzurro ricchissimo e pieno di premure che incontra e fa sua la Cenerentola – vergine – di turno. Anche le parti erotiche sono molto ordinarie, ma vedremo come verranno rese al cinema: il film (guarda il trailer) è uscito negli USA ieri, giorno di San Valentino, e in Italia il 12 febbraio. Per il resto, siamo sul terreno della favola, dove tutto è grande, tutto è smisurato, dai puntualissimi orgasmi della protagonista all'elicottero con il quale lui se la scarrozza in giro (dopo essersi preoccupato che abbia mangiato abbastanza, perché lui è sì un amante di fruste e lacci, ma è al tempo stesso amorevole e protettivo come il migliore degli innamorati).
Io credo soprattutto che il romanzo abbia toccato effettivamente un tasto importante nel nostro inconscio collettivo (mi scuso per la parola molto Anni 70, non ne trovavo altre). Altrimenti non se ne spiegherebbe il successo. Perciò, tanto di cappello all'autrice: con ogni evidenza è riuscita a cogliere nell'aria un desiderio, un bisogno, femminile più che maschile, sintetizzabile nel binomio dominazione-protezione. E questo bisogno ha saputo metterlo nero su bianco in maniera sufficientemente soft da trasformarlo in un fenomeno editoriale, nonché ora cinematografico. Il che ci offre l'opportunità per riandare, in questa puntata della nostra Walk on the book side, anche a qualche altro classico del passato, alla ricerca di similitudini e di differenze.
Beh, passato sì, ma non troppo: lasciamo stare i libertini francesi e compagnia. Restando ad epoche più recenti, il primo confronto a venire in mente è ovviamente quello con Historie d'O (1954), scritto dalla francese Pauline Réage (anche qui uno pseudonimo), amica e amante di Jean Paulhan (una curiosità: nell'ultimo, fortunatissimo Houellebecq, Sottomissione, di cui abbiamo parlato alcune settimane or sono, il protagonista ad un certo punto finisce proprio nella casa che fu di Paulhan, a Parigi, e non può fare a meno di pensare che forse in quelle stanze era stato scritto o almeno "coltivato" quel capolavoro della letteratura erotica, divenuto a sua volta un celebre film, nel 1975). La diversità fra le due opere è enorme: Historie d'O è un libro crudo, anche se a suo modo romantico come le Cinquanta sfumature. Lì la sottomissione della protagonista – pienamente consenziente – trabocca di vere crudeltà, non terribili come quelle descritte da Sade, ma ad esse strettamente imparentate. Né c'è un riscatto: nel sequel Ritorno a Roissy tutta la faccenda della sottomissione femminile viene fortemente smitizzata.
Venendo agli Anni 60-70, gli anni d'oro della liberazione sessuale, spiccano due nomi su tutti: quello di Emanuelle Arsan (e siamo al terzo pseudonimo), autrice del celeberrimo Emanuelle (pubblicato clandestinamente in Francia nel 1959, e poi in forma ufficiale dal 1967, divenuto un film nel '74), e l'americana Erica Jong, che nel 1973 pubblicò Paura di Volare, primo di una serie di romanzi non sempre a sfondo erotico. Se la Arsan può essere considerata un po' una versione ante litteram della E. L. James – il suo romanzo è in fondo anch'esso una pseudo-favoletta a sfondo esotico, ambientata fra ricchi europei espatriati in Thailandia – la Jong si è rivelata invece vera scrittrice. Del resto, quando uscì il suo primo libro, in parte autobiografico, nel quale metteva a nudo il desiderio femminile – con molto humor, abbondanti dosi di psicanalisi e sapide osservazioni di carattere sociologico sulla società dei tempi (tra cui alcune memorabili sul popolo tedesco) – aveva già alle spalle un master in letteratura inglese conquistato alla Columbia di New York.
Negli Anni 80 altre scrittrici si sono cimentate con il genere: ad esempio Alina Reyes con Il macellaio (1988) e Almundera Grandes con Le età di Lulù (1989). Quest'ultima soprattutto è oggi una delle più note autrici spagnole (il suo ultimo Il ragazzo che leggeva Verne affronta i fantasmi della Guerra civile).
Di recente, l'avvento del web ha portato ad un'esplosione di narrativa erotica online, ma questa non ha soppiantato i libri veri e propri, anzi, mai come negli Anni 90 e 2000 questo genere di scrittura (ma è poi un genere? In Kundera c'è molto erotismo eppure non è certo un autore erotico), ha avuto tanta attenzione. Spesso meritata, come nel caso de Il danno della compianta Josephine Hart (portato sullo schermo da Louis Malle nel 1992). Alcuni siti col tempo hanno anche abbordato l'editoria cartacea – ad esempio, in Italia, Eroxe – offrendo nuovi canali di sfogo alle narratrici e sdoganando ogni genere di esperienza.
Certo, lo scandalo provocato da una Réage oggi è difficilmente concepibile; anche in Italia, il paese che osò mandare al rogo Ultimo tango a Parigi, siamo da tempo abituati a tutto, tant'è che i romanzi di un personaggio anche visivamente "trasgressivo" come Isabella Santacroce suscitano solo una modesta curiosità.
Ma c'è in giro un'autrice (o anche un autore) che si avvicina allo stile oggettivo, meravigliosamente colto e trasparente, di una Anais Nin? Mah, difficile. Del resto, lo stesso potrebbe dirsi di un Henry Miller.