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April 14, 2018
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April 14, 2018
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“Ferito a morte” di Raffaele Capria e le occasioni mancate della nostra vita

Si conclude la rubrica video letteraria di Giorgio Van Straten con il romanzo scritto agli inizi degli anni Sessanta ambientato in una straordinaria Napoli

Giorgio Van StratenbyGiorgio Van Straten
Time: 2 mins read

Decima e ultima puntata per la video rubrica letteraria  “Il Novecento racconta il Novecento” condotta da Giorgio Van Straten: “Siamo arrivati alla fine di questo percorso attraverso il Novecento raccontato con dieci libri fondamentali della letteratura italiana. L’ultimo è Ferito a morte di Raffaele La Capria e come il precedente di Paolo Volponi racconta l’Italia dell’immediato dopoguerra. Questo libro ha alcune cose in comune con quello di Volponi: tutte e due sono state scritti all’inizio degli anni sessanta, tutte e due raccontano storie che invece sono collocate alla metà del decennio precedente. La differenza però è altrettanto profonda perché Volponi si occupava di operai si occupava di fabbriche. E invece Raffaele La Capria racconta la buona borghesia napoletana a cui lui direttamente appartiene”.

Il direttore dell’Istituto italiano di cultura di New York continua leggendo parti del libro: “Voglio leggervi proprio l’inizio di questo libro che è uno dei miei preferiti diciamo all’interno della letteratura italiana del secondo dopoguerra…”

Palazzo Donn’Anna, nel romanzo “Ferito a morte”: Palazzo Medina, abitazione del protagonista Massimo De Luca

Cliccate sopra nel video e ascoltate Van Straten parlare “dell’occasione mancata nella vita”:

“Il racconto è per due terzi ambientato in una sola mattina appunto in questa straordinaria Napoli e vede gli incontri e le chiacchierate fra Massimo e i suoi amici. Perché? Perché Massimo ha deciso di partire per Roma. Tornerà nell’ultima parte del romanzo, che si colloca nel 1960, indietro per constatare appunto come niente è andato nella direzione che loro si aspettavano così come non ha colpito la spigola così come non è riuscito a conquistare la ragazza che lui amava, allo stesso modo la loro vita non ha preso quella direzione che si aspettavano…”

Ferito a morte vincerà anche il Premio Strega e rimane ancora oggi una delle pietre miliari della letteratura italiana del Novecento.

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Giorgio Van Straten

Giorgio Van Straten

Lo scrittore fiorentino Giorgio Van Straten, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, sceglie 10 Opere italiane per intraprendere un affascinante viaggio letterario. Chi può raccontare il Novecento meglio degli autori che lo hanno vissuto e scritto? Non sarà il Novecento degli storici, ma il secolo delle storie e delle emozioni, il Novecento dei letterati, della poesia e dei romanzi. Quello destinato a restare per sempre, nelle pagine e nella memoria. Dalla biblioteca dell'Istituto italiano di cultura a New York, Van Straten ci guida su queste pagine con brevi video racconti, perché ogni puntata di questa rubrica sia solo l'inizio del fantastico viaggio dei lettori. Uno dei direttori di “Nuovi Argomenti”, Giorgio van Straten è autore dei romanzi "Generazione" (Garzanti 1987), "Ritmi per il nostro ballo" (Marsilio 1992), "Il mio nome a memoria" (Mondadori 2000, Premio Viareggio), "La verità non serve a niente" (Mondadori 2008), "Storia d’amore in tempo di guerra" (Mondadori 2014) e delle raccolte "Hai sbagliato foresta" (Garzanti 1989) e "L’impegno spaesato" (Editori Riuniti 2002). Il suo ultimo libro è "Storie di libri perduti" (2017). Ha tradotto dall’inglese autori come Kipling, London e Stevenson e ha curato, da solo o con altri, "Ebraismo e antiebraismo: immagine e pregiudizio" (Giuntina 1989), "Autobiografia di un giornale" (Editori Riuniti 1989), "La ghisa delle cure e altri scritti di Romano Bilenchi" (Cadmo 1997) e "Juve! Undici scrittori raccontano una grande passione" (Rizzoli 2013).

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