Un regista italiano arriva in California, cammina per le strade di San Francisco e, per caso, legge una targa. Cosi nasce l’idea del thriller-documentario “A Little Fellow”.
Davide Fiore, sei un giovane regista globetrotter, raccontaci un po’ la tua vita…
“Ho iniziato la mia carriera nel 2008 a Torino come montatore video, poi col passare del tempo ho iniziato a dirigere i miei lavori, videoclip musicali, prodotti aziendali, corti, documentari e così via. Nel 2013 ho vissuto per un periodo a New York dove ho ricaricato le pile della mia creatività e poi dopo tre anni passati tra Monaco di Baviera e Torino mi sono trasferito qui a San Francisco l’anno scorso”.
Come è nata l’idea di raccontare la vita di Amadeo Peter Giannini?
“Mi ero appena trasferito qui a San Francisco e visitando la città ho scoperto una targa in Montgomery Street, nel Financial district, che ricordava come quel palazzo fosse, una volta, la sede della Bank of Italy. E nominava questo A.P. Giannini. Non ne sapevo nulla e allora ho iniziato a fare ricerche su internet, in biblioteca, in giro per la città. Intanto la curiosità mi stava rapendo e non trovavo un documentario o un film che mi raccontasse la sua storia in modo completo. Ho trovato qualche spezzone in alcune mini-serie o mini-documentari di PBS e RAI che raccontavano, in generale, storie sugli italo-americani, ma mai nulla di dedicato solamente a lui. Alla sua vita.
Pian piano ho scoperto che la storia stava scomparendo e che, in qualche modo, la volontà era proprio quella. Che anche tra la comunità italiana qui a San Francisco, la storia non è così chiara. Tutti sanno che è stato il fondatore della Bank of America, ma pochi sanno che ha aiutato a costruire il Golden Gate Bridge, che ha finanziato i film di Walt Disney, di Frank Capra, di Charlie Chaplin. E in qualità di filmmaker, un po’ per mettermi alla prova, un po’ per fare networking nella mia nuova città, ho scritto il soggetto e l’ho sottoposto ad alcuni produttori californiani. Anna Laclergue, produttrice di Santa Cruz, si è innamorata della storia e di come volevo realizzarla e… e siamo partiti! L’abbiamo successivamente sottoposta alla San Francisco Film Society, se ne sono innamorati e abbiamo avuto la loro Fiscal Sponsorship”.
Giannini con la sua banca ha iniziato ad aiutare quegli emigrati italiani a cui nessuna banca americana offriva credito: pescatori, operai, gente umile. Diventò il banchiere del popolo e poi uno dei più grandi banchieri della storia. Perché questo titolo “A Little Fellow”?
“Il “Little Fellow” per Giannini era la persona, il piccolo lavoratore-imprenditore, che si era fatta da solo onestamente. E alla fine della sua vita, lui non era altro che quello: un uomo che si era fatto da solo onestamente. Aveva aiutato più volte la comunità italiana e credeva veramente nell’utilizzo delle banche come strumento per migliorare la vita delle persone. Nonostante fosse a capo di uno degli istituti bancari più grandi degli Stati Uniti, lui aveva un minuto per tutti. La sua scrivania era in mezzo alla hall della banca in modo da poter vedere tutti quelli che entravano e uscivano. Voleva ascoltare le idee di tutti”.
Cosa vuol dire per te raccontare una storia di immigrazione così straordinaria e che ha cambiato non solo la storia della finanza, ma anche quella di San Francisco e dell’America?
“Prima di tutto è motivo di orgoglio. Come in tanti altri miei lavori, mi piace parlare dei buoni italiani che esistono e sono esistiti. In Italia e nel mondo. Poi, in un momento come questo, dove si sente tanto parlare di confini tra nazioni, di muri da tirare su, credo si doveroso ricordare quanto l’immigrazione sia alla base, ed una base positiva, degli Stati Uniti d’America”.
Come ci avevi accennato precedentemente, Giannini finanziò le prime opere cinematografiche di Walt Disney, Charlie Chaplin e Frank Capra. Si dice che fosse rimasto loro amico per tutta la vita.
“Lui aveva scoperto quasi per caso questa nuova industria nascente nel sud della California, il cinema. Dapprima finanziò piccoli progetti poi sempre più grandi. AP Giannini è sempre stato un visionario in ogni ambito. Anche nel cinema. E anche nel cinema non si accontentava dello status quo. Come tutti i filmmaker, anche quei grandi registi, avevano bisogno di finanziamenti e hanno trovato in lui una persona che non vedeva nel cinema solo un “business” ma qualcosa di più”.
Giannini fu una personalità importante anche per l’Italia, soprattutto durante la seconda guerra mondiale. Aiutò la ricostruzione di un Paese distrutto. E’ vero che finanziò anche la FIAT?
“Abbiamo documenti che attestano che la Bank of America di Giannini fornì grandi aiuti al piano Marshall con il fermo intento di aiutare l’Italia ed in particolare le aziende che, da Nord a Sud, erano state distrutte durante la Seconda Guerra Mondiale. Tra queste c’era la FIAT, la RAI, l’ALFA ROMEO, varie università e i politecnici”.
Quale pensi sia la qualità più grande e condivisibile dell’uomo Giannini?
“L’umanità e il rispetto per il lavoro altrui. Qualunque esso fosse”.
Anticipaci una curiosità sul film…
“Posso dire che sarà un noir ambientato ai giorni nostri qui nella “City by the Bay”, e che l’aspetto sarà ben lontano dal classico documentario che siamo abituati a vedere”.
Cosa vorresti dire ai lettori per invitarli a partecipare al crowdfunding per finanziare il film?
“Stiamo vivendo un momento storico particolare e abbiamo bisogno di storie positive, di storie che inneggino alla speranza e al coraggio di fare. Per raccontare questa storia abbiamo bisogno del sostegno di più gente possibile in modo che i futuri investitori capiscano che è una storia su cui puntare. Se potete donare una cifra qualsiasi, anche piccola, ci aiuterete a portare avanti questo progetto in modo concreto. Se non potete donare condividete il link alla pagina Indiegogo e sosteneteci col passaparola. Sulla pagina troverete moltissime opzioni per partecipare a questo bellissimo progetto cinematografico. Non solo donazioni ma anche offerte di co-produzione e uno special day sul set insieme al cast ed al regista”.