È forse l’oggetto di design più usato: aperta per accogliere, chiusa per trovare la necessaria privacy, sbattuta quando uno è arrabbiato. É in tutte le case, negli uffici, nei luoghi pubblici. La porta è solo apparentemente un accessorio, per Lualdi dal 1859 è diventata una ragione di ricerca, una continua scommessa a metà tra tecnologia e sapere artigiano. Il tutto nato ancor prima dell’Unità d’Italia.

Cresciuto come laboratorio artigiano, a metà degli anni Cinquanta arriva la svolta. Lualdi guarda alla porta come a un oggetto di design e quindi presenta questa sfida a architetti di fama che devono inventare nuove soluzioni, lavorare su materiali e tecnologie, spessori e colori, considerando sempre la massima personalizzazione. Inizia un’intensa collaborazione con gli architetti della borghesia milanese del dopoguerra, da Vico Magistretti a Anna Castelli Ferrieri, Ignazio Gardella, Roberto Menghi, Marco Zanuso e Luigi Caccia Dominioni. Con quest’ultimo, in particolare, si crea un’intesa che durerà nel tempo e che porterà alla svolta industriale dell’azienda. Caccia lega il nome di Lualdi a un progetto importante, ancora oggi considerato uno dei suoi capolavori architettonici: Casa Pirelli a Milano, la casa del magnate della gomma Leopoldo Pirelli. Una costruzione dalla struttura solida e compatta come nella tradizione lombarda, reinterpretata con un gusto nuovo dove spiccano gli infissi Lualdi, tantissimi, diventano elemento d’arredo caratteristico del progetto. Poi, nel 1962, Caccia disegna la porta LCD e vent’anni dopo la Super, entrambi i modelli considerati punte di diamante e long-seller dell’azienda. In questo modo, con la giusta dose di ambizione affidata da Lualdi a designer d’eccellenza, questo elemento delle nostre abitazioni è entrato nel mondo del design. Dalla porta principale.

Una storia aziendale bellissima quella di Lualdi, sempre la stessa famiglia proprietaria dal 1800 e oggi ha fatto il suo ingresso in azienda la quinta generazione. Nata come piccola bottega artigiana a Marcallo con Casone, piccolo comune di seimila abitanti nell’hinterland milanese, oggi Lualdi è punto di riferimento a livello internazionale nel mercato delle porte e dei sistemi divisori di design. Arreda i più prestigiosi building in Italia e nel mondo, ha 90 dipendenti e 18 milioni di fatturato. All’estero, dove l’azienda esporta il 70% della produzione, ha uffici a Londra e Hong Kong e una filiale negli Stati Uniti, con due showroom a New York (584 Broadway, suite 1005) e Miami, e una prossima apertura Los Angeles.
Sono molti gli interventi di Lualdi nella Grande Mela, dal Quin Hotel (all’incrocio tra la 57th strada e la Sesta Avenue) al On Rivington Hotel, progetto di Grzywinski + Pons del 2005 nel Lower East Side di Manhattan; nel residenziale, Lualdi è intervenuta nel west side di Manhattan, tra Meatpacking District e Chelsea, nel complesso 459 W 18th Street, un progetto Della Valle + Bernkeimer del 2009; infine al 140 di Franklin Street, progetto AA Studio del 2001, in uno dei più spettacolari esempi di edificio neoromanico disegnato dall’architetto Albert Wagner nel 1889, nel centro dell’area di TriBeCa.

Una delle ultime realizzazioni sa coniugare arte e design sempre a New York. Parliamo dell’intervento all’interno di CIMA, il Center for Italian Modern Art che ha sede al 421 di Broome St, una fondazione privata dedicata allo studio e alla diffusione dell’arte moderna italiana negli Stati Uniti fondata e presieduta da Laura Mattioli, fìglia del collezionista milanese Gianni Mattioli, che creò la sua importante galleria negli anni ’50 a Milano. Il loft di oltre 420 metri quadrati che la ospita a Soho ha subìto un intervento di ristrutturazione firmato dallo Studio Irina Verona Architecture ed ha visto il coinvolgimento di Lualdi per la fornitura delle porte che, in questo ambiente caratterizzato dalle opere futuriste di Fortunato Depero, riescono volutamente a scomparire, inserite in un continuum nella muratura.
Invece non scompare affatto la voglia di resistere, per un’azienda sopravvissuta a due guerre mondiali. Anche durante i mesi difficili della pandemia sono andati avanti i progetti e le realizzazioni. “Se solo qualche mese fa mi avessero che detto avrei fatto riunioni e chiuso contratti in video call non ci avrei creduto – afferma Alberto Lualdi, amministratore delegato – ma oggi non tornerei più indietro. Non rinunceremo mai all’aspetto umano e non derogheremo mai alla sicurezza, ma abbiamo compreso quanto possiamo essere più efficienti grazie al digitale”. E la spinta verso la digitalizzazione è stata premiata. Lualdi è stata scelta infatti da Microsoft per raccontare il proprio progetto di trasformazione digitale all’interno dell’eBook “Ambizione Italia #DigitalRestart per le PMI. Storie di innovazione: il digitale come opportunità di crescita per il Made-in-Italy” che comprende soltanto 11 aziende italiane di vari settori di attività.

Uno degli ultimi prodotti Lualdi è una porta progettata da Steve Leung, architetto e designer di Hong Kong, che ha creato la collezione Ying unendo caratteristiche cinesi e made in Italy. “La collezione Ying celebra la cultura dell’accoglienza italiana attraverso un design contemporaneo che fonde la tradizionale tecnica cinese di lavorazione del legno con la maestria italiana”, spiega Leung. Un progetto che si fonda sul colore e per questo il designer ha scelto la palette del rosso, il colore della felicità e della fortuna; poi una tonalità più brillante vicina al giallo, simbolo della virtù imperiale, o ancora il nero, per un gusto più discreto. La porta colorata rappresenta per Leung il retaggio culturale di una tradizione lontana, che affidava al colore dell’ingresso il riconoscimento sociale delle antiche famiglie cinesi. La parte bassa invece è il frutto di un elaborato processo di lavorazione del legno che si ispira all’antica tecnica tradizionale cinese conosciuta come sǔn mǎo, caratterizzata da una superficie con intagli geometrici.
Oggi Lualdi si affida a progettisti riconosciuti, da Piero Lissoni a Marco Piva per citarne alcuni. Ha fatto della responsabilità sociale d’impresa uno dei cardini della sua filosofia e del suo impegno quotidiano per la tutela dell’ambiente. L’uso socialmente ed ecologicamente sostenibile dei materiali e delle risorse rende l’azienda certificata FSC, ovvero Forest Stewardship Council, che significa che il legno utilizzato proviene da foreste tracciate e gestite in maniera responsabile.

Infine, la Voce di New York è in grado di mostrare qui, in anteprima, il nuovo prodotto che verrà lanciato al Supersalone di Milano, che si terrà dal 5 al 10 settembre. Si chiama Koan Plus ed è un pannello progettato da Kokaistudios, nome dietro al quale si nasconde un duo di progettisti italiani con base in Cina. La lavorazione di questo prodotto dimostra ancora una volta la capacità di Lualdi di saper coniugare la capacità sartoriale di lavorazione dei materiali con aspetti più evoluti legati alla produzione industriale, alla ingegnerizzazione del prodotto e alla tecnologia. Da Marcallo con Casone una porta aperta sul mondo.