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in Arte e Design
September 22, 2019
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L’arte del primo rinascimento italiano conquista New York e Washington

Fino al 12 gennaio, alla Frick Collection di New York la mostra su Bertoldo di Giovanni, alla National Gallery di Washington quella sul Verrocchio

Mauro LucentinibyMauro Lucentini
Time: 3 mins read
Bertoldo di Giovanni
Shield Bearer, ca. 1470–80, Gilt bronze, H 8 7/8 inches. The Frick Collection, New York Photo: Michael Bodycomb.

Nell’atmosfera di rinnovato interesse per il primo rinascimento italiano creato in America dal cinquecentenario leonardesco trovano posto due eccezionali mostre. La prima ha luogo, a New York, in quella che fu all’inizio del Novecento la villa del grande industriale e collezionista Henry Clay Frick al centro di Manhattan, ed è dedicata allo scultore Bertoldo di Giovanni (circa 1440-1491), scultore in parte coetaneo di Leonardo e personaggio centrale della Firenze medicea. Frick aveva a suo tempo acquistato una statuetta dell’artista poi rimasta la sua unica opera esistente negli Stati Uniti, ma è straordinario che lo scultore sia tuttora poco noto nella stessa Italia, come conseguenza, forse, del fatto che il suo nome è appena accennato tra le celebri biografie del Vasari; ed  è ugualmente straordinario che questa sia la prima mostra monografica che gli sia mai stata dedicata nel mondo. Bertoldo, uno dei più eminenti allievi di Donatello, fu a sua volta uno degli insegnanti di Michelangelo,  nonché lo scultore preferito e amico personale di Lorenzo il Magnifico; fu il primo esponente di un filone artistico che abbandonato nel Medio Evo ebbe dopo di lui grandi sviluppi ovunque, la statuetta di bronzo.

Riuscendo a riunire all’opera che fu acquistata da Frick (“Il portatore di scudo”) quasi tutta la produzione di Bertoldo sopravvissuta in pochi istituti museali europei – principalmente il Bargello e il Kunsthistorisches Museum di Vienna – i curatori del Frick Museum oggi insediato nella villa (Aimée Ng, Alexander Noelle, Anne Poulet e Xavier Salomon) hanno compiuto un’opera non solo di artistica ma di storica importanza, restituendo alla storia dell’arte una personalità dallo stile ironico e fantasioso assolutamente originale. Anche la tecnica, basata sulla collaborazione tra diversi specialisti della lavorazione del metallo, del legno e della terracotta,  risalente al modello o al disegno di Bertoldo, è nuova. La mostra, intitolata “Bertoldo di Giovanni, the Renaissance of sculpture in Medici Florence” contiene oltre venti opere, tra cui statue di ogni dimensione, bassorilievi di straordinaria complessità, un  fregio di terracotta lungo quindici metri e una rara serie di medaglie, interessanti come soggetto e innovative come tecnica. Il catalogo che accompagna la mostra può essere considerato la più ampia opera finora esistente su questo importante e finora sottovalutato artista.

Xavier F. Salomon, Peter Jay Sharp Chief Curator; Aimee Ng, Curator; and Alexander J. Noelle, Anne L. Poulet Curatorial Fellow, with Frieze for the Portico of the Medici Villa at Poggio a Caiano, ca. 1490, Villa Medicea di Poggio a Caiano, Polo Museale della Toscana; photo: Michael Bodycomb.

La seconda mostra di questa particolare stagione ha luogo alla National Gallery of Art, una delle più prestigiose istituzioni museali degli Stati Uniti, ed è la prima retrospettiva americana sullo scultore e pittore veneto Andrea del Verrocchio, intitolata “Verrocchio: sculptor and painter of Renaissance Florence.” Si tratta di una versione ridotta, ma sempre molto ampia, della esposizione allestita nella scorsa primavera a Firenze dal Museo del Bargello e dalla Fondazione di Palazzo Strozzi, come una delle manifestazioni di punta dell’anniversario leonardesco, essendo il Verrocchio considerato uno dei principali precursori e maestri di Leonardo. Proprio per celebrare questo legame, la National Gallery of Art ha collocato al centro del percorso espositivo della mostra il ritratto di Ginevra de’ Benci, unica tela di Leonardo da Vinci nelle Americhe.

Contemporaneamente all’apertura della mostra, il Verrocchio è stato oggetto di un simposio organizzato presso l’Ambasciata d’Italia con la partecipazione di studiosi italiani e americani, che ha gettato nuova luce sul genio di questo artista “il cui tratto originale, poliedrico e creativo” – ha ricordato l’Ambasciatore Varricchio in apertura dei lavori – ha lasciato un’impronta indelebile sulla storia dell’arte italiana.” L’Ambasciata d’Italia ha anche contribuito, in collaborazione con la Fondazione HRH, alla creazione di un documentario sulla mostra narrato dalla celebre attrice americana Glenn Close.

Ambedue le mostre, quella di New York e quella di Washington, resteranno aperte fino al 12 gennaio 2020.

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Mauro Lucentini

Mauro Lucentini

Sono nato e vissuto a Roma che però ho abbandonato più di mezzo secolo fa per fare il giornalista in varie parti del mondo. Ne ho tratto una specie di complesso di colpa nei confronti della mia città natale, complesso che ho un po’ alleviato scrivendo da lontano una Grande Guida di Roma, che si vende in diverse lingue in diversi paesi. A New York venni per rimanerci tre o quattro anni, invece ci incontrai la ragazza più carina e dolce del mondo così ci sono rimasto, mettendo su, come si suol dire, famiglia. Lei però, pur essendo tanto più giovane di me, è poi scomparsa come un fiorellino che muore. In questa lunga carriera, cominciata quasi da bambino, ho sempre scritto sia di politica che di arte e di questo non mi pento.

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