Uno sguardo ai drammi del Mediterraneo, una mostra che trova le sue origini in Sicilia. Un’occasione per riflettere su un passato denso, un presente problematico e un futuro incerto. Al Consolato Generale d’Italia a New York, martedì 26 settembre, si è svolta la presentazione della mostra Victory – La Mattanza, curata da Agata Polizzi e risultato delle fatiche di Loredana Longo. Un’artista che si è posta l’obiettivo di porre a sistema, da una parte le pratiche millenarie delle tradizioni legate al mare, metafora di una lotta continua in cui uomo e animale diventano facce di una stessa medaglia, e dall’altra la drammatica attualità, che vede proprio il Mediterraneo come bacino di morte e di disperazione.
La mostra, organizzata da Galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea di Palermo, è stata un’occasione per riflettere sul ruolo del Mediterraneo e dell’Italia nel mondo, in un periodo storico tanto delicato dove il fenomeno dell’immigrazione sta cambiando gli equilibri dell’Europa. “Il mio grazie va a chi ha reso possibile questa presentazione e questa mostra – ha detto il Console Generale d’Italia a New York, Francesco Genuardi, che ha introdotto la serata. È un orgoglio per noi accogliere nella sede del Consolato e nella nostra ‘Piazza Italia’ un contributo artistico di spessore che fa riflettere”. Mentre Francesco Pantaleone, nel suo intervento introduttivo, nel ringraziare il Console Genuardi e si è detto “emozionato” di poter presentare a New York un percorso artistico e simbolico, che fa pensare a fondo chi lo osserva.
La mattanza, infatti, è una pesca millenaria che viene fatta nel Mediterraneo, in particolar modo in Sicilia: “Una tecnica in cui si incanalano i tonni, che vengono poi trucidati – ha spiegato invece a La Voce di New York l’artista Loredana Longo. Si tratta di una pesca sanguinolenta, come lo è del resto la mattanza vissuta dagli immigrati, che con i barconi tentano di raggiungere l’Italia nella speranza di una vita migliore”. Proprio il Mediterraneo, negli ultimi anni, è diventato una tomba a mare aperto: “È per questo che ho trovato questa connessione tra il tipo di pesca dei tonni e il tipo di eccidio vissuto dalle persone: l’ho ricondotta nelle reti che ho riprodotto per questa mostra”.
Elemento centrale delle immagini e delle reti, il fuoco e i suoi colori oscuri: “Ho bruciato le immagini che si trovano nella mostra, prese dal web, con il saldatore elettrico per dare l’idea della loro definitezza: il fuoco trasforma tutto, dando senso a qualsiasi materiale” ha spiegato Loredana Longo. Nella mostra, un ruolo centrale se lo è poi ritagliato il concetto di “Victory”, di vittoria: “Celebrare una vittoria presuppone il superamento di ostacoli ed è un processo complesso che coinvolte più soggetti”, ci ha detto Loredana Longo nello spiegarci il concept che si cela dietro le sue opere: “Per questo la vittoria nasconde spesso un lato oscuro, privo della gloriosa accezione di supremazia che siamo abituati a sentire”. Una provocazione in termini che si nota nei marmi con la scritta “Victory” distrutti a metà, protagonisti anche della mostra al Consolato: “Un tema che mi sta a cuore e che è nato dopo che ho visto i massacri culturali da parte dell’ISIS in Siria, a Palmira”.