Quando passeggiamo al Sabato pomeriggio per le vie del centro delle nostre città, grandi o piccole che siano, in Italia o in America, ci possiamo imbattere facilmente in coppie di fidanzati, di coniugi con bambini strillanti con il cono di gelato in una mano, il giocattolino nell’altra, ma anche semplicemente in gruppi di amici che si fermano a bocca aperta, quasi paralizzati, di fronte alle vetrine glamour and bright di famosi brand internazionali, magari ricordando involontariamente l’affascinante volto di importanti testimonial che hanno reclamizzato in tv proprio quel prodotto che porta quel particolare marchio. Alcuni, quelli con maggiore disponibilità economica, allora entrano immediatamente e acquistano, altri rimangono fuori a… sognare, altri ancora meditano che quella potrebbe essere la prossima sorpresa in occasione del compleanno, dell’anniversario, della laurea della persona che si ama.
Ma riflettiamo un attimo… è davvero tutto così superficiale, così light? Assolutamente no: moltissimi di questi brand rimandano a lontanissimi miti greco-romani, a personaggi mai esistiti, ma che, apparente contraddizione, da un’eternità continuano a vivere scavalcando con eleganza secoli e millenni con il loro fascino e la loro bellezza assolutamente intramontabili.
Pandora è attualmente in termini di vendite il terzo produttore di gioielleria del mondo, dopo Cartier e Tiffany. Nata a Copenaghen nel 1982 come negozio di gioielli a conduzione familiare, l’azienda si è poi affermata nel 2000 come brand internazionale su scala globale rivolgendosi al grande pubblico. Pandora è nota soprattutto per i suoi braccialetti personalizzabili, per i suoi caratteristici anelli e per le particolari collane. Ma perché tanto successo? Innanzitutto per la qualità delle materie usate, poi per la vasta scelta e l’originalità dei charm (gli accessori per i bracciali) a disposizione and last, but not least… i prezzi contenuti.
Ma perché il nome Pandora? Chi era Pandora?
Secondo l’antico mito raccontato dal poeta nativo della Beozia, in Grecia, Esiodo (VIII a.C./VII a.C.) in Opere e giorni, il dio greco Zeus, padre di tutti gli dei, plasmò la prima donna, Pandora, il cui nome significa in greco “tutti i doni”. La divinità della luce (questo significa in greco Zeus), dopo averla data in sposa ad Epimeteo, fratello di Prometeo, le regalò un grande vaso chiedendole, però, come unica preghiera, di non aprirlo assolutamente. La donna, però, indotta irresistibilmente dalla tentazione di conoscere il contenuto del vaso, disobbedì, lo aprì e permise che tutti i mali uscissero: le sventure, le malattie, la follia, la vecchiaia, le catastrofi, le guerre, le carestie… Lasciando sul fondo a giacere solo la Speranza che, come sappiamo, è l’ultima a morire. Fino a quel momento l’umanità era vissuta libera da dolori, ignorando fatiche e preoccupazioni di ogni sorta, in una favolosa “età dell’oro”, dove gli uomini erano immortali, proprio come gli dei, perfettamente felici e all’oscuro dei sentimenti negativi. Dopo l’apertura del vaso, invece, il mondo divenne un luogo orribile e inospitale, tutti i mali e le sventure si scagliarono sul mondo con una forza inaudita, non risparmiando nessuno e neanche un angolo di terra. Se Pandora non avesse disobbedito a Zeus, oggi potremmo essere eternamente giovani e perfettamente felici. Pandora, dopo la disobbedienza, chiuse immediatamente il contenitore, ma il danno ormai era stato fatto. La prima donna aveva rappresentato l’inizio di una grande rovina. Esiodo stesso in Opere e giorni scrisse: “Da Pandora nacque la stirpe nefasta delle donne, oh quale grande sciagura per i mortali!” Ma perché Zeus aveva permesso che gli uomini guastassero così irrimediabilmente la loro sorte? Non sarebbe potuto intervenire?
Gli dei greci non volevano che gli uomini fossero felici, erano invidiosi, e così Zeus non mosse un dito per salvare la situazione. Ricordiamo le parole che pronunciò Penelope ad Odisseo, nell’omonimo poema di Omero, L’Odissea “Gli dei ci diedero le pene per non farci gioire e per impedirci di godere insieme della giovinezza”. Pandora era nata dalle mani esperte di Efesto, dio del fuoco, delle fucine, dell’ingegneria, della scultura e della metallurgia, al quale Zeus aveva ordinato di plasmare, mescolando in un impasto terra e acqua, una figura che avesse caratteri e voce umani, ma il volto di una dea affascinante, a cui gli immortali offrirono poi a turno grazia e doti. I quattro venti le soffiarono all’interno la vita e Atena, la dea della saggezza e della guerra intesa come strategia e non guerra violenta (incarnata invece da Ares), avvolse la fanciulla in ricchissime e impalpabili vesti eteree e dai colori delicatissimi e le fece dono anche della sapienza. Le Càriti, o Grazie, e la veneranda Pito, la Persuasione, la adornarono di monili d’oro splendidi e mai visti in precedenza, mentre le Ore, che erano sorelle delle Moire, considerate le “custodi” dell’Olimpo, intrecciarono corone di fiori profumati che posero sul suo capo. Afrodite, la dea della bellezza, dell’amore, della procreazione e della fertilità, le donò l’arte della seduzione femminile, uno sguardo brillante e carico d’intensità; Ermes, il messaggero degli dei e protettore anche dei ladri e delle truffe, la rese scaltra e curiosa. Proprio perché tutti gli dei le avevano offerto qualcosa in dono le fu dato il nome di Pandora.
L’avvenenza della donna e la ricchezza dei doni da lei ricevuti alludono simbolicamente alla preziosità e alla varietà dei gioielli che portano il brand Pandora, mentre la curiosità che connotò questa triste creatura, quando decise di aprire il favoloso vaso, indica l’emozione irrefrenabile che ogni donna prova nella scelta tra le mille proposte, sempre inedite, che questa casa di gioielli offre e poi… E poi c’è il dono, perché è molto meglio ricevere inaspettatamente un gioiello Pandora, piuttosto che acquistarlo personalmente.