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July 7, 2016
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Di(Stanze): raccontare l’emigrazione 2.0

Un progetto fotografico per raccontare chi parte e chi resta nell'era delle nuove tecnologie

Giulia CatanibyGiulia Catani
Distanze
Time: 4 mins read

Da sempre l’Italia è stata luogo di partenza, di emigrazione. Ieri come oggi, giovani talentuosi partivano e partono in cerca di quelle opportunità che non sono riusciti a trovare nel proprio paese. Un’immagine triste, ma anche piena di orgoglio, che vede coinvolti non solo coraggiosi e speranzosi ventenni che si affacciano al mondo del lavoro, ma anche giovani coppie, studenti e lavoratori affermati. Tutti alla ricerca di possibilità, e perché no, di avventura. Ma come si sentono quei genitori, quei fratelli e amici che, invece, rimangono?

Il fotografo Massimo Cavallari si è posto questa domanda e, invece di partire, ha scelto di rimanere Massimo Cavallarie girare l’italia alla ricerca di testimonianze con cui sviscerare il tema della partenza nel nuovo millennio.

“Il progetto è nato agli inizi del 2015 — racconta il giovane fotografo — Un giorno mi sono soffermato a riflettere e mi sono accorto che più della metà dei miei amici era dislocata ovunque nel mondo. Tutti partiti con un unico obbiettivo: lavorare all’estero. Molti stanno avendo successo e ne sono molto orgoglioso. Mi sono chiesto: come posso, con il mio lavoro, riuscire a raccontare queste storie? Ma soprattutto, come faccio a raccontarle senza scadere nel solito raccontino dell’italiano che scappa dall’Italia?”.

Massimo un modo lo ha trovato, con il suo progetto (Di)Stanze che vede protagoniste le famiglie che sono rimaste, che aspettano ogni giorno una chiamata da qualche paese lontano e che si accontentano di veder spuntare un sorriso sullo schermo del loro computer. Ritratti di famiglie che descrivono quel senso di vuoto lasciato in casa, che in un modo o nell’altro viene riempito grazie alle tecnologie che oggi giorno ci permettono di stare sempre in contatto. Le nuove tecnologie come strumenti di connessione e non di alienazione, grazie ai quali è possibile mantenere legami e relazioni. Le tecnologie che diventano vitali per quei genitori che restano e che attraverso una video chiamata riescono a sentire i propri figli più vicini.

Distanze

“Grazie alle numerose possibilità di comunicare che oggi abbiamo, le distanze sono estremamente ridotte e quindi le reazioni sono quasi di accettazione dell’assenza dalla famiglia. Certo, la malinconia di una distanza fisica rimane: non si parla solo di figli che lasciano i genitori, ma anche di coniugi costretti a separarsi per lunghi periodi senza vedersi o di persone rimaste in Italia da sole perché tutta la famiglia lavora all’estero. Nei parenti rimasti in Italia sento molta malinconia, quello è vero, ma anche molto orgoglio”.

Ed è proprio il mix tra malinconia e orgoglio che meglio riesce a esprimere lo stato d’animo di coloro che restano e di coloro che partono.

Il progetto di Massimo, finanziato da una campagna di crowfunding prenderà avvio al solo raggiungimento del budget predefinito e che, portato a termine, vedrà la pubblicazione di un libro e di un documentario. I fondi raccolti con il crowdfunding serviranno a finanziare il viaggio del fotografo che attraverserà l’Italia da Nord a Sud, in cerca di famiglie da raccontare. Ritratti di famiglia 2.0, come li definisce lo stesso fotografo nella pagina di crowdfunding del progetto: nelle immagini comparirà sia chi è rimasto, ritratto all’interno della propria casa, sia chi è partito, ritratto in collegamento web da computer, tablet, eccetera.

“Le famiglie che finora hanno partecipato si sono dimostrate molto interessate e disponibilissime, credo più per il fatto che abbiano capito il valore che voglio dare a questo progetto una volta concluso, ovvero mostrare uno spaccato della nostra società che è impossibile ignorare. Siamo di fronte a un’emigrazione su larga scala di giovani e non giovani, che decidono di partire non tanto per farsi un’esperienza all’estero come molti nostri compagni europei, ma più per una necessità. L’Italia non gli sta dando quello che cercano… e giustamente vanno a cercarlo altrove”.

Distanze

Il suo obiettivo è quello di realizzare più immagini possibili per far capire, anche attraverso le esperienze dei singoli, quanto questo fenomeno sia ampio e generalizzato.

“Voglio trovare la famiglia ricca e facoltosa e metterla a fianco di una famiglia proveniente da un piccolo paesino di provincia nel Sud del paese. Per questo ho deciso di partire per questo viaggio in Italia a Settembre, spero attraverso il crowdfunding di riuscire a raccogliere la quota necessaria che mi serve per pagarmi le spese di viaggio, il videomaker che realizzerà il documentario, e la stampa dei primi libri fotografici esclusivi, solo per coloro che doneranno. Se tutto andrà come deve andare e questo progetto avrà l’eco che necessita, basterà che ognuno di voi doni una quota irrisoria e si iscriva al sito. Io raggiungerò le vostre famiglie e insieme realizzeremo questo lavoro. C’è tempo fino a fine luglio”.

Una passione per la fotografia nata fin da quando era bambino. A 14 anni ha conosciuto il fotoreporter Franco Pangetti (residente, tra l’altro, a New York) e da quel momento la sua carriera si è specializzata nel fotogiornalismo. Da qualche anno collabora inoltre con agenzie di moda. Le sue foto sono state pubblicate su testate come The New York Times, The Guardian, Stern Magazine, e Vogue Italia. “Sono contento perché sto facendo esattamente quello che avrei sempre voluto fare. Non dico che sia facile, anzi, ma questo lo rende ancora migliore”.

Se anche voi avete appena salutato i vostri genitori da una webcam, ricordatevi di farvi una foto ed iscrivetevi al progetto. Sarà sicuramente un bel ricordo di famiglia.

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Giulia Catani

Giulia Catani

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