Adam Clay (il divo dei film d’azione Jason Statham), apicoltore in pensione, un uomo solitario e di poche parole, decide di vendicare Eloise Parker (Phylicia Rashad), insegnante in pensione e amica vicina di casa, che si è suicidata dopo essere stata vittima della truffa informatica che tanto imperversa oggi nel mondo, il fishing, con la quale le sono stati rubati tutti i suoi risparmi e quelli (ben due milioni di dollari!) di una fondazione con scopi umanitari che lei curava. Naturalmente, come un film d’azione comanda, sono dolori per i cattivi responsabili della società truffaldina quando si scatena questa specie di cavaliere senza macchia e senza paura del ventunesimo secolo, capace di far fuori da solo un numero imprecisato di avversari, spesso senza neanche sparare! La
spietata vendetta di Adam Clay si trasforma però in una minaccia nazionale, quando emerge il suo passato come membro della potente organizzazione segreta “Beekeepers”, devota alla lotta – costi quel che costi, anche la propria vita – contro la corruzione e al sostegno dei deboli, come gli anziani, vittime preferite del cybercrime. Motto dell’organizzazione è “Denuncia la corruzione. Combatti il sistema. Proteggi l’alveare”.
David Ayer (End of Watch, Suicide Squad, Fury, The Tax Collector) dirige il violento revenge movie The Beekeeper, da oggi sugli schermi americani (vietato ai minori di 17 anni a meno che siano accompagnati da un adulto).
Nel cast anche il premio Oscar Jeremy Irons (Wallace Westwyld, capo dei Beekeepers che però, “ape impazzita” per brama di potere, ha organizzato la cospirazione per colpire la neoeletta presidente americana Danforth (l’attrice Jemma Redgrave), madre ignara delle malefatte del figlio Derek (Josh Hutcherson, l’indimenticabile poeta nella trilogia Hunger Games), giovane capo di varie società impegnate nel fishing informatico; Emmy Raver-Lampman, poliziotta dell’FBI nonché figlia di Eloise Parker e Minnie Driver (Janet Hayworth, direttrice della polizia federale statunitense).
Diciamo subito che The Beekeeper è un film d’azione che, per fortuna, non si prende troppo sul serio. Il film è pieno di adrenaliniche scene – ben filmate e confezionate – di scontri esagerati, troppo esagerati da essere presi seriamente, ma anche di alcune battute umoristiche che si prendono gioco di quanto sta accadendo e rendono così la visione più piacevole. È un film d’azione con cazzotti e sparatorie in continuazione che dovrebbe piacere ai fan di Jason Statham.
Un tratto distintivo dell’apicoltore Adam Clay è quello di non essere il classico uomo che va in giro armato: sconfigge infatti quasi tutti i suoi avversari senza sparare nemmeno un colpo. La pistola – almeno fino a prima del decisivo scontro finale – non è altro che uno dei tanti strumenti che usa ma non per sparare: ne prende magari una, la smonta e la trasforma in un’arma contundente o in una clava!
The Beekeeper è un film semplice ma efficace perché molto adatto a Jason Statham (vari Fast&Furious, i quattro The Expendables, Wrath of Man e i due Meg: The Trench) e da vedere con il sorriso sulle labbra, divertendosi magari anche per alcune esagerazioni. Soprassedendo però al fatto che è purtroppo molto superficiale la caratterizzazione dei personaggi secondari e che il ritmo lascia talvolta a desiderare.
Il film trova invece una sua particolare forza nel parallelismo con le api. Dati alla mano, la specie umana interagisce da millenni con le api: all’interno delle piramidi egiziane sono stati rinvenuti alcuni recipienti con del miele commestibile. L’apicoltura e la civiltà sono quasi nate in parallelo, più di dieci mila anni fa, per una ragione molto semplice che il film di Davis Ayer spiega bene: senza api, non c’è agricoltura e, senza agricoltura, non c’è civiltà. Le api sono essenziali per la vita e l’apicoltura è essenziale per le api. Inoltre, così come ape regina, ape operaia e fuco coesistono e prosperano in un alveare ben curato e regimentato, così le persone prosperano meglio in una società legale e giusta, ma quando il sistema vacilla a causa di “api impazzite” o della corruzione e dell’avidità umana, c’è sempre bisogno – secondo lo sceneggiatore Kurt Wimmer – di un “beekeeper” onesto come Jason Statham, soprattutto quando le vittime sono le persone più anziane. C’è, insomma, la necessità di un giustiziere, un eroe in grado di proteggere la società come un apicoltore protegge il suo alveare, nel quale le stesse api eliminano quelle ribelli.