Giornata di profondo valore, all’insegna della difesa dei diritti umani, quella vissuta alla 14.ma edizione del Bif&st 2023-Festival del cinema di Bari: un doveroso, lungo tributo ai cineasti iraniani affinché non si affievolisca il necessario, massiccio sostegno dell’opinione pubblica, italiana e mondiale, alla lotta di registi, attori, tecnici del mondo cinematografico e popolo contro le violenze e privazioni, fisiche e artistiche, a cui molti continuano ad essere sottoposti.
Il tutto è cominciato nel pomeriggio di lunedì, al Teatro Piccinni, con la proiezione – affollatissima – di Il cerchio (2000), capolavoro di Jafar Panahi ed è continuato in mattinata al Teatro Petruzzelli, con la proiezione di Leila e i suoi fratelli (2022) di Saeed Roustaee, Premio Fipresci all’ultimo Festival di Cannes. Il regista avrebbe dovuto essere a Bari ma, come ha spiegato il Direttore artistico del Bif&st, Felice Laudadio, non ha avuto il permesso di uscire dal paese, anche perché privato del passaporto. E purtroppo senza passaporto, e quindi assente, è anche il regista Jafar Panahi, invitato al Festival per ritirare il Federico Fellini Platinum Award, premio alla carriera a lui conferito quest’anno. “Gli avevamo chiesto – ha detto Laudadio – se fosse stato possibile averlo almeno in un collegamento video, tramite whatsapp, Skype o altro, ma lui ha risposto ‘Non posso, voi capirete perché’: una frase che penso dica tutto”.

Il direttore artistico del Bif&st ha poi aggiunto: “Il tributo del festival è non solo a Panahi ma al cinema iraniano tutto che in molti di noi critici cinematografici consideriamo il più importante del mondo, l’unico che si rifà esplicitamente al neorealismo italiano”.
E che la lotta a qualunque forma di censura culturale sia ancora importante anche in Italia lo sottolinea il grave fatto avvenuto circa quindici giorni fa a Marcon, cittadina veneta di 18 mila abitanti, dove il sindaco di centrodestra Matteo Romanello, ha negato il patrocinio alla proiezione del film neorealista Roma città aperta, organizzata dall’Anpi: perché “non in linea con il programma culturale”. “La risposta del Bif&st – ha detto Laudadio – è quella di proiettare qui a Bari il capolavoro di Rossellini al teatro Kursaal nei prossimi giorni, perché il nostro festival non è solo un programma di film, un luogo di incontri tra cineasti e pubblico e un’opportunità di sviluppo per la città, ma è anche il Festival dei Diritti”.

E’ poi salito sul palco del Petruzzelli Hassan Nazer, regista iraniano che vive in esilio a Londra ed autore di Winners, film presente nell’ambito del Panorama Internazionale di questa edizione e che verrà proiettato in serata.
Intervistato dal giornalista/regista David Grieco, Nazer ha così risposto alla domanda sulla speranza di un cambio di regime: “L’unica cosa è sperare. Non posso nemmeno provare a indovinare cosa accadrà perché ci sono troppe situazioni complesse in Iran. Quello che so è che il nostro movimento è in pericolo, la nostra stessa vita è in pericolo. Occorre che ciascuno faccia la sua parte, dai cineasti agli studenti”.
Sanaz Sohani, mediatrice culturale, intervenuta come rappresentante della comunità iraniana in Puglia ha sottolineato come nel film Leila e i suoi fratelli si veda chiaramente quanto sia importante il ruolo della donna all’interno della famiglia iraniana ed ha aggiunto “Pensate, quindi, quanto possa esserlo nella società!”.
Volker Schlöndorff, premio Oscar per Tamburo di latta e nuovo presidente del Bif&st, ha così commentato il film di Saeed Roustaee “Racconta molto bene la drammatica situazione economica in Iran che è, ovviamente, l’effetto di una situazione politica. E’ molto bello come parli di tradizione, di solidarietà, di conflitti, di temi universali”.
Salito sul palco per esprimere anche lui solidarietà ai cineasti iraniani, Marco Bellocchio ha osservato: “Noi registi italiani, e più in generale europei, siamo privilegiati. Subiamo anche noi condizionamenti nel nostro lavoro, ma non certo ai livelli ai quali sono costretti i cineasti iraniani e ammiro molto il loro coraggio di continuare a lavorare pur in condizioni così difficili. Penso che quello che possiamo fare noi è prendere ad esempio il loro coraggio e fare bene il nostro lavoro”.
L’attrice Maya Sansa, figlia di un iraniano ha concluso il tributo al Petruzzelli affermando: “Per anni ho chiesto a mio padre di portarmi a visitare il suo Paese, ma lui per molto tempo non ha voluto, soprattutto dopo che ho iniziato a fare l’attrice: era per proteggermi, aveva paura. Finalmente a 27 anni sono riuscita ad andare a conoscere la mia famiglia d’origine e ho scoperto un paese meraviglioso, dove le persone sono colte e libere quando sono tra le mura delle loro case. Io credo che si debba continuare a sostenere le proteste in atto in Iran soprattutto utilizzando i social, gli hashtag, citando i nomi e le parole chiave più popolari finché i Guardiani della Rivoluzione non verranno finalmente riconosciuti come terroristi”.
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