Ci sono luoghi che sanno diventare simboli. A volte di lotte intestine, altre di quiete. Brooklyn Banks non sta in mezzo, ma nemmeno troppo altrove. Ha un suo valore storico, un suo significato, una sua precisa collocazione. Ma è faccenda a parte. Manhattan. Lower East Side. Non basta.
Per immaginarci all’epoca degli skateboard dobbiamo andare indietro nel tempo e un bel po’ più in là, tra gli anni ’40 e ‘50, in California.
Lì i surfisti avevano bisogno di adrenalina, anche quando il mare era pressoché immobile, le onde piatte. E allora una tavola in legno, con delle ruote, poteva aiutare a scivolare se non sull’oceano su strada. Nacquero i primi skate. Piacevano. Si diffondevano. Diventarono moda. Fino a New York. Anche lì le onde furono sostituite dal cemento. Gruppetti di appassionati cominciarono a scoprire emozioni urbane.
Alcune erano lì, a Manhattan. Sotto quel Ponte di Brooklyn che affascinava, univa, stregava per la sua architettura imponente, definita. Nel giro di poco tempo, Brooklyn Banks è diventato un punto di riferimento. Molto prima di qualsiasi area creata ad hoc. C’erano superfici inclinate, altre lisce, panchine, pilastri, le ringhiere delle scale. C’erano balzi, prove tecniche ottime anche per quelle bici diffuse negli anni ’80, le BMX.

Il tutto, però, fa parte del passato da un bel pezzo. Perché lì, in quell’area così iconica e famosa, dal 2010 c’è ben altro. Un deposito. Un cantiere. Un’accozzaglia di cose utili alla sistemazione del Ponte di Brooklyn, che aveva bisogno di un maquillage.
Di questo angolo di storia ha parlato anche il New York Times, perché per far riaprire Brooklyn Banks sono state raccolte oltre 53 mila firme da un’organizzazione no profit.
C’è di mezzo Steve Rodriguez, skateboarder da una trentina d’anni, che con la CBS si rammarica per tutto il tempo perso “un po’ come se un’intera generazione di newyorkesi si fosse persa questo fantastico spazio”. E allora che fare? Rodriguez si è mosso, e pare lo abbia fatto bene se è vero che Brooklyn Banks è destinato a risorgere.
Si mormora che sarà all’interno di un’area con un altro nome, Gotham Park, e che sarà parte di un progetto più importante per cui sono stati investiti 375 milioni di dollari. Solo per gli skate? No. Brooklyn Banks rinascerà nel cuore del parco che si estenderà da Park Row a South Street Seaport. Sei le fasi di realizzazione della nuova area di Manhattan. Il ripristino di Brooklyn Banks farebbe parte della prima. Poi dovrebbero sorgere una biblioteca pubblica, ma anche un museo del Ponte di Brooklyn.
L’esigenza di maggiori spazi aperti è cresciuta con la pandemia, che ha costretto molti newyorkesi a casa, in appartamenti ristretti. E quelli del Gotham possono essere una buona alternativa, considerato che in Lower Manhattan sono in corso lavori e progetti importanti per proteggere l’area dalle inondazioni. Lavori che potrebbero durare anni, come quelli sull’East River Park, sul Wagner Park e a Battery Park City.
Intanto, chi conosce New York lo sa.
Ci sono altri skate park in città, ma gli appassionati non sempre scelgono strutture appositamente pensate per surfare. Basta andare la domenica poco distante da Astor Place, ad esempio, per vedere quanto alcuni angoli di Manhattan siano di ispirazione, anche se non pensati per le acrobazie. Intanto, da almeno tre anni, decine di migliaia di persone sognano di riavere il loro angolo lì, vicino al ponte. Un vero e proprio movimento di giovani e non più giovani, che sanno immaginare l’oceano anche quando le onde sono distanti, che scivolano, saltano, sognano, vivono e, in fondo, amano.
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