Apertura col botto per la 14ma edizione del Bif&st di Bari. Prima una masterclass di Gabriele Salvatores, poi, in anteprima internazionale, il nuovo e toccante film della sempre brava regista tedesca Margarethe von Trotta, Ingeborg Bachmann-Viaggio nel deserto, e in serata, in anteprima mondiale, il nuovo film di Salvatores Il ritorno di Casanova, un ottimo, delizioso gioco cinematografico, tra cinema, romanzo e vita. salutato al termine della proiezione da una lunga standing ovation da parte del pubblico che gremiva ogni ordine di posti del Teatro Petruzzelli.
L’eclettico regista e sceneggiatore napoletano (Oscar per Mediterraneo), torna al cinema dopo Comedians (2021) e firma la regia di una storia diversa da quelle dirette finora e nella quale, per la prima volta, “parla anche un po’ di sé stesso”.
Il protagonista è infatti un noto e acclamato regista, Leo Bernardi (Toni Servillo), che vive in una casa ultratecnologizzata, dal robot alla toilette che si abbassa ed alza automaticamente, e non si arrende all’inevitabile scorrere del tempo: in cerca di una sceneggiatura che possa rivelarsi un successo cinematografico, decide di adattare liberamente per lo schermo il romanzo Il ritorno di Casanova dell’austriaco Arthur Schnitzler.

Nel corso delle riprese, però, il cineasta si rende conto di come questo personaggio letterario gli ricordi sé stesso e di quanto gli sia affine: Casanova (Fabrizio Bentivoglio) è infatti un uomo avanti con gli anni che ha perso interesse per la vita e per ciò che può ancora offrigli. Non è più l’uomo affascinante e seducente di una volta e si ritrova anche senza soldi. Un giorno decide di tornare a vivere nella sua amata Venezia, e sul suo tragitto incontra la giovane Marcolina (Bianca Panconi): si riaccende in lui il desiderio ma nel tentativo di conquistarla capisce che il tempo è passato e che deve fare i conti con questa cruda realtà.
Anche Bernardi come Casanova, si rende conto tramite questa storia che è arrivato in quella fase della vita in cui deve fare scelte, e rinunce, importanti. Entrambi, insomma, sono attanagliati dal dilemma: ripetere sempre il proprio personaggio o lasciarsi andare a qualcosa di diverso, alle sorprese che la vita propone? Privilegiare la vita o il cinema? Per Bernardi, che sente di esistere solo quando gira, perché, fuori dal set, la vita vera in fondo lo spaventa, la scelta è ancor più difficile perché si innamora e mette incinta Silvia (Sara Serraiocco), una ragazza contadina che non c’entra niente con il mondo del cinema, ma ha un entusiasmo e un fervore giovanile che lo mettono in crisi.
I film di Salvatores propongono sempre diverse angolazioni di lettura e cercano di rispondere a domande (riguardanti il sociale, la storia, la politica) che il regista si pone: qui riflette sul suo mestiere e sulla giovinezza ormai tramontata e, un po’ come Leo, si chiede “È più importante il cinema o la vita? Continuare a recitare il proprio personaggio o lasciarsi andare alle sorprese che la vita propone?” Risposta? La vita è più importante del cinema: come gli fa capire Silvia, che a Venezia, impossibilitata a vedere alla Mostra il film del compagno, decide tranquillamente di aspettarlo in spiaggia facendo un bagno vestita.

Ma non è solo questo. E’ un film sul passaggio d’età e sulla possibilità di ripartire sempre, utilizzando dinamicamente, ma anche ambiguamente, il parallelismo tra le storie dei due personaggi: d’altronde Arthur Schnitzler era “un maestro del doppio”, con la sua tecnica narrativa del monologo interiore.
Altresì è un film che, poeticamente, fa capire che il successo di una vita non sta nel sentirsi giovani circondandosi di tecnologie ultramoderne o nella nostalgia “dei tempi che furono”, ma nel sentirsi parte di un tessuto sociale che ha bisogno anche di persone che, a qualunque età, non si chiudono nel loro mondo (vedi la spaccatura sociale causata dalla pandemia, con le serate trascorse magari sul divano a guardare un film in streaming), ma vivono in modo dinamico il tempo rimasto.
“Un film dura fino a quando c’è qualcuno che vuole vederlo”, dice Toni Servillo a Silvia che “tradotto” nel presente significa “una vita è vera finché la vuoi condividere con qualcuno”.
Ad attanagliare Leo Bernardi (e con lui le persone solitarie) è la paura del nuovo, dell’incognito dietro l’angolo, come l’amico montatore Gianni (Natalino Balasso) cerca di fargli capire gridandogli durante un lungo stallo del montaggio “La verità è che tu il film non lo vuoi finire, perché là fuori c’è la vita vera che ti aspetta!”.
Tutta la parte contemporanea del film è in bianco e nero, mentre l’esistenza di Casanova ci viene restituita a colori. Una simile alternanza fa pensare al sempre attuale tema pirandelliano della realtà opposta alla finzione, che si mescolano fino ad essere indistinguibili.
Nel cast del film ci sono anche Antonio Catania, Elio De Capitani e Sara Bertelà.
Salvatores stesso ha scritto la sceneggiatura assieme a Umberto Contarello e Sara Mosetti. Come detto, la storia si ispira all’omonimo romanzo del 1918 di Arthur Schnitzler, autore anche di Doppio sogno, dal quale Stanley Kubrick ha tratto Eyes Wide Shut.
Il ritorno di Casanova uscirà nelle sale italiane il 30 marzo, distribuito da 01 Distribution.
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