Il 73° Festival di Sanremo si chiude stasera tra record di ascoltatori, immancabili momenti polemici, scontato successo di Marco Mengoni (superfavorito prima ancora che la kermesse iniziasse!) , inchino ai social (da Chiara Ferragni come presentatrice al nuovo “alleato” Tik Tok), ma anche apertura davvero inaspettata ad una tematica sociale spesso vero tabù su un importante palco sonoro come Sanremo, quella della depressione: non per la modalità dello spettacolo (su cui ci sarebbe comunque da dire non poco), ma per le profonde, intimistiche, autobiografiche liriche sul tema in canzoni apprezzate non solo dai critici della sala stampa, ma anche dalla giuria demoscopica che, “in miniatura”, rappresenta lo spaccato sociale di età e culture diverse.

E’ il caso di Supereroi di Mr Rain. Di primo acchitto, concentrato soprattutto sull’esibizione, il brano mi ha lasciato perplesso e l’inserimento di un coro di bambini mi è sembrato un tentativo per accattivarsi maggiori simpatie, da qui il mio 5 per l’atipico rapper e produttore discografico gardenese, cresciuto alla scuola di Amici di Maria De Filippi. La valutazione più consistente da parte di sala stampa e giuria demoscopica (che avevano avuto la possibilità di conoscere prima di me il testo) e il successo in internet nello streaming della canzone (9 milioni di visualizzazioni nella prima serata, seconda dopo Due vite di Mengoni) mi hanno spinto ad approfondirne le liriche. Oggi posso dire che Supereroi merita assolutamente il plauso e le attenzioni che ha saputo suscitare (nelle prime 4 posizioni di classifica in ogni serata!): è un pezzo autobiografico “figlio dei giorni nostri”. Racconta la paura di trovarsi in un momento no e la necessità di avere un sostegno per uscirne. Toccanti e profonde le strofe:
Se avrai paura allora stringimi le mani
Perché siamo invincibili vicini
E ovunque andrò sarai con me
Supereroi
Solo io e te
Mr. Rain (al secolo Mattia Belardi) ha detto alla stampa: “Quando si attraversa un periodo cupo di depressione, come l’ho passato io, l’importante è farsi aiutare, parlarne con un parente o un professionista, aprirsi, per normalizzare la situazione. Il Supereroe è chi si fa aiutare”. Insomma, non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto (il coro di bambini che si tengono per mano sottolinea proprio questo!). Un concetto che il cantante introduce bene nell’incipit del suo brano:
“Non puoi combattere una guerra da solo
Il cuore è un’armatura
Ci salva ma si consuma,
A volte chiedere aiuto ci fa paura
Ma basta un solo passo come il primo uomo sulla luna,
Perché da fuori non si vede quante volte hai pianto
Si nasce soli e si muore nel cuore di qualcun altro
Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro”.
Fino a pochi anni fa parlare di salute mentale al Festival di Sanremo sarebbe stato uno scandalo. Era un argomento tabù, basti pensare al tanto clamore, scetticismo, con cui fu accolta Ti regalerò una rosa di Simone Cristicchi, che poi si aggiudicò l’edizione 2007, portandosi a casa anche il Premio della Critica Mia Martini ed il Premio della Sala Stampa Radio-TV Lucio Dalla.

E Mr. Rain non è stato il solo. Lo struggente, potente brano dei Modà, Lasciami, racconta solo apparentemente la fine di un amore, in realtà il tema è proprio quello del male del secolo, ancora più diffuso dopo gli anni di pandemia. “Lasciami… ma regalami un giorno… Lasciami… quando poi farà buio e vai via di nascosto…”, canta Kekko Silvestre, frontman della band milanese (Gioia, Sono già solo, Arriverà) che ha così presentato il brano alla stampa: “La depressione mi ha fatto toccare il fondo, ma la colpa non è stata della depressione. È stata colpa mia, guardavo la vita e le cose in maniera sbagliata, con punti di vista sbagliati. In qualche modo, il fatto di essere stato colpito da questa cosa mi ha aiutato a guardare la vita con dei punti di vista diversi. A guardare più bicchieri mezzi pieni che mezzi vuoti”.
Stavolta i Modà non parlano d’amore. La ‘lei’ della canzone, quella a cui Kekko chiede di lasciarlo e regalargli così un sogno, è la depressione. “All’inizio me ne vergognavo – ha detto -, ma poi ho capito che tante persone ne soffrono come me e questa canzone può essere un’ancora di salvezza”.

Il palco dell’Ariston è stato quest’anno cassa di risonanza anche per un un’altra forma del “male silenzioso” molto femminile: la depressione post partum. “O sorrido o piango, non so fare altro. Mi emoziono con poco, gioco ancora col fuoco”- dice Levante nel suo brano Vivo – “Ho scritto questa canzone – ha detto in un’intervista a L’Espresso – a tre settimane dal parto, ero nel buio totale. Oggi il tema resta molto delicato, se ne parla in maniera troppo superficiale. È ancora tabù, come se il senso di colpa prevalesse sul dolore. Non puoi essere triste perché hai vissuto una gioia, hai avuto la fortuna di dare la vita. E invece il periodo che segue il parto è molto complicato per noi donne, devi fare i conti con un corpo che non è più tuo. È diventato una casa”.
Negli ultimi anni, fortunatamente, per le nuove generazioni è diventato più “normale” parlare dei propri problemi psicologici e mentali, mentre prima “si vergognavano” ad ammettere di soffrire di questi disturbi e si cercava di tenere tutto segreto. L’argomento depressione è anche diventato di stretta attualità: i motivi sono tanti, ma sicuramente il periodo difficile del lockdown per il Covid ha permesso al tema di finire sotto i riflettori. Qualche timido segnale per comprendere l’importanza della cosa si è avuto anche dalla politica, con l’introduzione del bonus psicologo.
C’è da augurarsi che le tre canzoni sopra accennate aiutino tante persone ad essere Supereroi, ad uscire da un periodo complicato “mano nella mano” ad un amico, un parente o un compagno/a di vita, uno specialista. A dimostrazione, insomma, che no, non sono solo canzonette.