La frase più breve per sintetizzare il successo della tredicesima edizione del Bif&st di Bari è: trionfo di Giuseppe Tornatore e del suo “romanzo audiovisivo” Ennio. Così il bravo regista siciliano definisce infatti il ben riuscito film/documentario dedicato all’eclettico compositore/direttore d’orchestra Ennio Morricone scomparso due anni fa. Le proiezioni in corso nelle tante sale italiane continuano a registrare pienoni di spettatori entusiasti e in poche settimane Ennio è già diventato un cult: molti spettatori hanno detto che avrebbero voluto che fosse ancor più lungo di quanto è, nonostante abbia già una durata di ben 2h e 30m. Resta a questo punto oscuro il destino di quelle 41 ore dell’intervista a Morricone che non hanno trovato spazio nel film!
Ripercorrendo le tappe della formazione del geniale amico compositore, ricostruendo i rapporti con i maestri e i colleghi del conservatorio, Tornatore risale alle sorgenti del talento di Morricone.
Terminati gli studi, diviene arrangiatore della RCA e allo stesso tempo comincia a comporre musiche per il cinema. Pur rimanendo convinto per molti anni che si tratti di un’occupazione provvisoria, seguendo il suo istinto, non smetterà più di comporre per i film, allontanandosi dal mondo accademico che disdegna quel genere di attività.
“La scelta di fondo del documentario – ha detto Tornatore al Bif&st – è stata quella di rapportarsi alla musica, di piegare le interviste e i vari filmati di repertorio alla durata dei brani. Tutto l’impianto visivo doveva adattarsi, nelle mie intenzioni, alla legge della partitura musicale”.

Con le testimonianze e i ricordi dei compianti Bernardo Bertolucci e Vittorio Taviani, ma anche di Paolo Taviani, Nicola Piovani, Gianni Morandi, Carlo Verdone, Clint Eastwood, Hans Zimmer, Oliver Stone, Quentin Tarantino e Bruce Springsteen, il patrimonio artistico di Ennio Morricone viene celebrato in tutta la sua infinita grandezza. Attraverso le interviste a questi testimoni della geniale creatività del Maestro, Ennio fa ben capire quanto il compositore/conduttore d’orchestra – vincitore nel 2016 dell’Oscar per la musica di The Hateful Eight di Quentin Tarantino, dopo averne ricevuto uno “alla carriera” nel 2007 – abbia emancipato la musica del cinema dalla sua funzione accessoria, trasformandola in essenza narrativa, e le sue colonne sonore sono importanti almeno quanto i film che hanno valorizzato, impreziosito con la loro forza espressiva. La musica di Morricone non è (l’uso del presente è più che un dovere!, ndr) al servizio del cinema, la sua musica è il cinema!
Con la sua sintassi rivoluzionaria, spezzando e distruggendo alle radici le convenzioni preesistenti, Ennio Morricone, con le sue oltre cinquecento colonne sonore cinematografiche, è stato un artista che, come pochi nella storia, ha contribuito ad approfondire la sensibilità collettiva, non solo musicale, e ad ampliare l’orizzonte della coscienza umana.
Attraverso la lunga confessione rilasciata a Tornatore, Morricone ci fa entrare nella “bottega del compositore” con spiegazioni semplici, smorfie, gesti di impeto, che da una parte ce lo rendono ancora più simpatico, e dall’altra inevitabilmente calzano sul suo volto la maschera del genio, con quella spontaneità che ammantata l’immagine popolare della genuina ispirazione. E invece Morricone ci invita seriamente all’ascolto, e lo richiede quasi con insistenza, perché lo facciamo raramente, intenti come siamo a lasciarci contagiare da ineffabili emozioni. Il maestro spiega le sue trovate, ci tiene a far capire come funzionano, e dona al pubblico gli strumenti per valutarne la qualità, l’originalità e l’influenza nella riuscita finale di un film.
Dalle collaborazioni con la televisione e con i cantanti italiani più famosi negli anni Sessanta (come Gianni Morandi-diverse canzoni tra cui Se perdo anche te e Non son degno di te; Mina-Se telefonando; Gianni Meccia-Il barattolo), nel 1961 Morricone esordì nel cinema, con la colonna sonora de Il federale. Da lì ebbe inizio un continuo crescendo di affermazioni e successi: vedi il sodalizio con Sergio Leone che ha permesso a Ennio di entrare di diritto nel mito, da Per un pugno di dollari (1964) fino a C’era una volta in America (1984) e quello lunghissimo con Giuseppe “Peppuccio” Tornatore (Nuovo Cinema Paradiso, tra i tanti), che ha rappresentato la collaborazione artistica più longeva dopo quella con il cineasta romano.
Come ha reagito Ennio Morricone alla proposta di un documentario su di lui? “La condizione era quella di accettare di raccontarsi come già accadeva nei nostri momenti di vita privata – ha detto Tornatore – in un’amicizia che durava da oltre trent’anni. Non avevamo limiti, lui poteva parlare quanto voleva, non si trattava di rilasciare una intervista ma di fare un atto di generosità nei confronti degli altri. Quando abbiamo terminato le 44 ore di intervista lui mi ha detto ‘io non ho mai fatto psicanalisi in vita mia, me l’hai fatta tu adesso! Durante l’intervista non ho seguito un percorso, mi sono lasciato trascinare da lui, ricostruendo quello stesso clima amichevole che ha caratterizzato sempre le nostre tante chiacchierate“.

Sul suo lavoro con il compositore, iniziato con Nuovo Cinema Paradiso e proseguito fino all’ultimo lungometraggio diretto da Tornatore, La corrispondenza, il regista siciliano ha ricordato: “La nostra collaborazione, fin dall’inizio, è stata impostata su una procedura non molto usuale nel cinema: gli facevo leggere la sceneggiatura prima di iniziare le riprese, o in qualche caso raccontandogli la storia ancor prima di scriverla, e insieme individuavamo i vari temi che sarebbero serviti. Nel caso di Nuovo Cinema Paradiso, ad esempio, io gli dicevo ‘qui serve un tema legato al cinema, qui un tema d’amore, qui un tema d’infanzia che si trasforma poi in un tema della maturità e così via. A quel punto lui componeva 4 o 5 musiche per ogni tema e me le faceva ascoltare. Devo dire che erano sempre tutte bellissime e che sceglierne una in particolare era un problema, tanto più che lui poi cestinava tutte le altre. Scelte le musiche, lui andava a registrarle in sala con l’orchestra e io le montavo sulle scene del film. A quel punto rivedevamo il montato insieme e verificavamo quali musiche dovevano essere accorciate o allungate, e lui tornava in sala a registrarle. Abbiamo sempre fatto così e i produttori non è che ne fossero contenti!“.

Ennio si apre con Morricone che fa ginnastica a casa, un’abitudine che lo ha accompagnato per tutta la vita. “Si alzava tutti i giorni intorno alle 4 – ha sottolineato Tornatore – faceva un’ora di ginnastica, poi usciva e andava a comprare i quotidiani mentre le edicole stavano aprendo. Tornava a casa, leggeva i giornali, faceva colazione e, quando gli altri normalmente si alzano dal letto, lui cominciava a lavorare. Rigore e sensibilità, questo era Ennio Morricone”.
Per Ennio, Giuseppe Tornatore si è aggiudicato il Premio Mario Monicelli per il miglior regista nella serata conclusiva del Bif&st 2022: meglio di così non poteva essere suggellata un’edizione ricca come mai prima di così tante intense emozioni.