“Dante, per nostra fortuna” è il nuovo cortometraggio del regista e attore Massimiliano Finazzer Flory, realizzato in occasione del 700° anniversario della scomparsa del Sommo Poeta, Dante Alighieri.
Ci incuriosisce e affascina molto il fatto che l’autore lo descriva come: “una riflessione su come attraversare con le categorie dantesche l’attuale pandemia è occasione per superare l’inferno (del Covid) e approdare a quell’amore che move il sole e l’altre stelle.”
Ventuno Canti con la danza contemporanea e la magia del teatro, dieci dell’Inferno, cinque del Purgatorio, sei del Paradiso, in ventiquattro minuti con la voce dantesca fuoricampo, ogni Canto una scenografia digitale tratta dalle illustrazioni di Gustave Doré, una colonna sonora per ogni Canto, con costumi ispirati dalla pittura medioevale di Giotto, questo è l’itinerario della Divina Commedia di Massimiliano Finazzer Flory che ha come protagonista un bambino che legge il libro di Dante e sogna…
“In principio c’era il sogno” anticipa qui Finazzer Flory il suo taglio registico “bisogna leggere la Divina Commedia – commenta il regista e attore – con la fede che ha un bambino. Un bambino che sogna come vorrebbe Borges. Con le sue paure. Con i suoi sogni. Un bambino che da adulto si ricorderà di un amore perduto a cui giura di dedicare un’opera” che sarà anche la voce fuori campo del film. Questa la via narrativa del cortometraggio “Dante, per nostra fortuna” tra coreografie di danza contemporanea e immagini oniriche che illustrano la divina commedia attraversando l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso con la categoria dell’allegoria.
Questo cortometraggio che verrà distribuito anche negli USA avrà anche la versione teatrale che verrà rappresentata nelle principale città degli Stati Uniti a partire da New York da giugno 2021.
Incontriamo Flory per un interessante approfondimento e da subito tutto torna, come nell’anticipazione a un’atmosfera di grande fascino e profonda conoscenza del poeta della lingua italiana per antonomasia.
Come è iniziato il progetto di questo cortometraggio su dante Alighieri? Come come lo hai strutturato?
“Credo che il titolo dica già tutto. “Dante per nostra fortuna”: è davvero una grande fortuna per un paese e per i suoi abitanti avere un padre come Dante; per nostra sfortuna invece devo dire che abbiamo dimenticato Dante per sette secoli, l’esilio post mortem è durato molto di più di quello che ebbe in vita.
Ecco perché “Dante per nostra fortuna”, tornare a considerare che sia una grande fortuna il pensare che uno dei nostri padri fondatori sia un poeta, una sorta di inizio del viaggio, che io ho realizzato con il film cercando di interpretare la Divina Commedia con il triplice punto di vista di Dante: Dante autore, Dante protagonista ma anche Dante bambino.
Dante che a nove anni si innamora di Beatrice, forse l’unica volta che la ha incontrata: l’amore di un bambino diventa l’amore per una ricerca che non ha fine, e credo che Beatrice rappresenti anche un genere letterario, un genere salvifico”.
Quindi secondo te praticamente già dalla dalla sua infanzia la donna angelicata già era presente?
“Sì, era già presente la ricerca dell’amore attraverso la scrittura tanto da far diventare la scrittura stessa Beatrice, una sorta di pagina bianca della lingua italiana, di cui Dante verga le parole”.
Quindi la scrittura ha un’accezione femminile…Insomma qui c’è una catarsi attraverso la scrittura secondo te?
“Sì diventa un genere, una differenza di genere. Attraverso la scrittura Dante interroga anche sé stesso. La catarsi passa attraverso le categorie di Inferno, Purgatorio e Paradiso.
Qualsiasi lettore se pensa a Dante ha in mente delle immagini, Dante queste immagini non ce le ha date, ci ha dato invece delle parole.
Noi “vediamo” la Divina Commedia come ci è stata trasmessa dalle generazioni successive, quindi abbiamo accompagnato la vista attraverso le immagini.
Quali immagini più contemporanee se non quelle del cinema? Se non nella forma dello short movie, del cortometraggio?
Il filmaker continua a sondare un linguaggio in evoluzione, a partire dalla parola scritta, dalla parola oggettiva di Dante.
Dante è anche scienziato, perché non vi scienza più esatta della parola scritta attraverso la poesia, costruendo un mondo per immagini che abbiamo fatto nostro”.
Secondo te va al di là della matrice cattolica? C’è qualcosa di universale?
“Certo c’è una valenza universale, di cui mi interessa soffermarmi più sull’Impero che sul Papato, anche se la matrice romana solo assieme a quella cristiana formano la matrice dantesca”.
Una matrice laica?
“Diciamo più aperta, a chiunque si ponga delle domande, sì perché laica è una definizione troppo forte rispetto alla matrice romana cristiana universale”.
Una mia curiosità, di questi tre mondi di questi tre universi paralleli quindi il purgatorio inferno e paradiso qual è secondo te quello che affascinava di più Dante?
“Ci sono opinioni differenti: Dante politico è Dante dell’Inferno, il Dante cristiano è quello del Paradiso, ma il Dante scrittore, il Dante personaggio è quello del Purgatorio, ed è quello che mi interessa di più.
Perché rappresenta la nostra esperienza reale come se fosse una sorta di parallelismo con la vita.
Chi tra di noi non ha fatto l’esperienza del peccato? E chi di noi di quel peccato non ne abbia preso coscienza?
L’esperienza più interessante è voler emendare i nostri peccati, per liberarsi da essi o per migliorarsi”.
Quindi il Purgatorio, come Universo parallelo, come tramite con l’uomo, come emulazione del percorso umano?
“Non a caso il Dante personaggio è umano e lo troviamo nel Purgatorio”.
“Senza vostra domanda, io vi confesso, questo è corpo umano che voi vedete.”
Questa è una citazione molto importante su cui voglio soffermarmi , infatti io ho voluto raccontare la storia del corpo, attraverso la danza contemporanea.
Quando la parola non riesce ad andare oltre un mistero, allora il corpo ha qualcosa da dire”.
Parole molto toccanti, spero che il tuo corto venga proiettato ovunque, visti poi i numerosi istituti dedicati al Poeta.
“Non ti credere l’esilio continua…Stiamo iniziando appena ora ad avere una cultura del migrante
Dante vive la negazione del ritorno. È colui che lascia una terra ma non trova accoglienza.
L’esiliato vuole tornare in quella terra ma gli viene negato…
Abbiamo avuto un no al ritorno delle radici romane, alle radici laiche, un no al ritorno dell’Italia a se stessa.
All’Italia dei Comuni, all’Italia dell’arte e della Bellezza”.
Quindi secondo te c’è questa bellezza anche se non può svanire del tutto è offuscata dalla grettezza?
“Beh io vorrei avere come ministro degli Interni Dante o come ministro della Cultura Giotto.
Dante con la Divina Commedia diventa un Influencer Politico, ponendo l’accento sulla corruzione della Chiesa e mettendo Bonifacio VIII nell’inferno.
I seguaci di Dante volevano essere degli Influncer, i nostri intellettuali al massimo sono influenzati”.
Quale è secondo te l’ultimo intellettuale di riferimento nel panorama nazionale che determinato una grande influenza politica e sociale?
“Non mi aspettavo questa domanda: Gillo Dorfles. Un fustigatore di costumi, un non conformista, che temeva sia i conformisti che gli anticonformisti. Un uomo che è vissuto quasi 100 anni e dava l’impressione di essere ancora un ragazzo”.
Passiamo alla lingua. Quanto è importante la lingua di Dante oggi?
“E’ un gran problema il fatto che Dante non si studia più e non lo si studia a memoria, i giovani non hanno più memoria e sopratutto non abbiamo più insegnanti che riescano a fare del poeta non solo un’esperienza linguistica ma uno studio che si dipani su più livelli d’insegnamento.
Dante faceva parte di quel gruppo di intellettuali che arrivò poi anche a Leonardo come paradigma rinascimentale.
Ci sono in particolare due materie che dovremmo assolutamente studiare, fondamentali per studiare Dante e sono la matematica e la musica.
Come si può capire Dante se non si conosce la musica e quindi la metrica, infatti quest’ultima è frutto della correlazione tra matematica e musica.
L’altra cosa è riguardo al tema linguistico di Dante è la poca conoscenza della lingua italiana, infatti sono sempre di più preferite lingue commerciali a lingue della cultura.
Non c’e poi autore più preciso di Dante, non c’è una parola mai fuori posto, questa precisione è possibile solo se hai un patrimonio linguistico con una grande estensione e varietà linguistica.
Abbiamo invece oggi impoverito il nostro linguaggio e prediligiamo l’immagine della parola e quindi siamo diventati imprecisi nelle relazioni.
Inoltre è assurdo che si possa pensare di privilegiare un computer che disambigua la comunicazione, invece con Dante si lavora sull’ambiguità, sulla possibilità di significati altri.
La lingua attiva un’area corticale, accende un’esperienza, un concetto basilare nella neurolinguistica non a caso.
Nel film do’ la voce alla narrazione, con una voce fuori campo, ecco quando recito mi cambia la voce, perché la lingua dantesca mi arrotonda la voce, la ispessisce.
La fonetica di Dante modifica inevitabilmente la voce attoriale, sono io che mi devo adattare al poeta mai viceversa”.
Quanto è importante Dante nella diffusione della lingua Italiana all’estero? Secondo te il teatro può essere un ulteriore elemento di supporto?
“Sì, non ho che una lingua e non è la mia… così il filosofo Derrida. Ed è vero perché solo chi fa esperienza della lingua altrui si apre davvero alla conoscenza dei sentimenti perché, per dirla con il mio Leonardo, ogni nostra cognizione inizia dai sentimenti. Aggiungo con Dante che la lingua, e in particolare quella poetica, è italiana è Amore della parola . E qui entra in scena il teatro che non è spettacolo ma arte che aiuta da Shakespeare in poi a vedere se c’è ancora un assassino in platea che sobbalza…parlo di quel teatro che ha a che fare con lo scandalo dell’uomo che ha il coraggio della verità della sua ricerca . Da questo punto di vista il teatro è l ultima decente forma di politica su questa terra
A proposito di presidenti.
Lettera di J Steinbeck a JF Kennedy per l’insediamento alla Casa Bianca.
“A nation may be moved by its statesmen and defended by its military but it is usually remembered for its artists.””