“Siete caduti proprio in basso! Mettere quella cretina della Ferragni davanti a un dipinto così meraviglioso è veramente un insulto”. Inizia così la sequela di commenti indignati dei più classici odiatori da social.
Il motivo? Chiara Ferragni è stata invitata agli Uffizi con l’obiettivo di scattare qualche foto per un progetto di Vogue Hong Kong. Nel frattempo, il museo fiorentino ha ovviamente approfittato dell’influencer da 20 milioni di follower per ricevere un po’ di pubblicità. E questo, ai polemici di professione, proprio non è andato giù. Nel giro di qualche ora, un’ondata infinita di insulti e aggressioni verbali è arrivata nella foto postata dagli Uffizi che vede protagonista la Ferragni, colpevole di aver infangato, con la sua presenza turpe, il prestigio dell’iconica sede fiorentina della bellezza artistica. La questione è andata avanti un paio di giorni, fino a quando, con una breve serie di dati, il direttore degli Eike Schimdt ha messo fine alle chiacchere.
Sono stati 9.312 i visitatori accorsi in Galleria tra venerdì 17 e domenica 19 luglio: un +24% rispetto ai 7.511 del weekend precedente. “Ma non solo – aggiunge il direttore – abbiamo anche avuto 3.600 tra bambini e ragazzi fino a 25 anni. La settimana scorsa erano stati 2.839. Dunque, stavolta, sono venuti a trovarci 761 ragazzi in più, l’aumento è del 27%”.

Se le opinioni sulla numero uno dei social italiani possono essere tante e contrapposte, le statistiche non ammettono interpretazioni. La mossa degli Uffizi è stata vincente. Grazie alla breve visita della cremonese in molti, magari estranei al mondo della cultura, si sono avvicinati ad esso. Un fatto che dovrebbe rallegrare chiunque. Se nuovi individui accedono ai patrimoni artistici del nostro paese, soprattutto in un momento di estrema difficoltà per il settore del turismo, a guadagnarci è il paese stesso. E quindi, di riflesso, tutti noi.
Questo passaggio logico, però, in Italia non viene concepito, anzi. Gli influencer, dei quali Chiara Ferragni è la regina incontrastata, sono spesso visti con diffidenza e giudicati con disprezzo. Verrebbe da chiedersi il perché. Sono uomini e donne che muovono, ad oggi, circa 8 miliardi di dollari, in un mercato che nei prossimi due anni dovrebbe toccare la soglia dei 15 miliardi. Eppure, quando si parla di loro, la frase che più spesso si ascoltamtra le strade dello stivale è sempre la solita. “Ma che andassero a lavorare”. Cinque parole ripetute come mantra che perdono peso se messe di fronte alla realtà dei fatti.

È difficile spiegarsi l’esistenza di questo enorme astio nei confronti del mondo social. Da una parte, potrebbe essere dato dall’età media del popolo italiano, la terza più alta al mondo. Chi non è nato in una società avvolta dalle reti Wi-Fi, è spesso incapace di concepire il lavoro come qualcosa che vada oltre i mestieri canonici della civiltà occidentale. La professione dell’influencer, che prevede una meticolosa azione di studio, innovazione e promozione, viene così ridotta ad un banale “farsi le foto per vendere prodotti”. Troppo facile, raccontata in questo modo, troppo superficiale. Come spiega la stessa Ferragni, il suo è un mestiere complicato, dalle mille sfaccettature e ricco di insidie. Emergere nell’affollato mondo social, contando soltanto sulla propria persona, è un’impresa talmente complessa che addirittura Harvard, una delle più prestigiose università al mondo, ha pensato di dedicarle un “caso studio”.

Molto più credibile, invece, è l’ipotesi che la rabbia e il rancore riversato contro queste figure trovino il proprio fondamento tra i sentimenti negativi tipici dell’uomo, e la loro giustificazione nel panorama social sempre più dominato da un’aggressività preoccupante. Ad ogni post virale, corrisponde un’ondata gratuita di commenti violenti, volgari e diffamatori. Camminando per le vie, mai nessuno urlerà a Chiara Ferragni “cretina”. Da uno schermo, invece, farlo sembra quasi normale. E questo è un problema.
Quelli del settore lo chiamano “l’esercito degli hater”. Sono uomini e donne, innocenti nella quotidianità, che sui social si trasformano in odiatori incalliti. Ieri impegnati nella polemica con i virologi, oggi con la Ferragni, domani chissà. Solo una cosa è certa. Troveranno sempre un tema sul quale riversare la loro dose quotidiana di perfidia.
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