Il canto come ragione di vita, New York come un’oasi difficile da vivere ma dove trovare l’occasione per fare strada. Che fosse una cantante purosangue, Francesca Capetta lo aveva capito molto presto, quando a sei anni e nella sua Torino, dove è nata, è cresciuta e ha studiato, aveva preso per la prima volta in mano un microfono. Un hobby all’inizio, che però è diventato ben presto qualcosa di più serio. E che l’ha portata lontano: 21 anni dopo quella prima volta, infatti, la bambina piemontese dalla voce promettente si è affermata nel mondo dei grandi del teatro. Grandi, con la “G” maiuscola.
Nella serata di mercoledì 12 luglio alle 8pm, presso il Weill Recital Hall al Carnegie Hall di New York, si esibirà nello spettacolo Francesca Capetta Sings Dean Martin: A Centennial Celebration, scritto e diretto da lei. Uno show dedicato, per l’appunto, al cantante e attore statunitense Dean Martin, nell’anno del 100esimo anniversario dalla sua nascita. Un’occasione che vedrà Francesca Capetta protagonista, al fianco di due nomi molto importanti: Liliane Montevecchi, vincitrice del Tony Award (e che con Dean Martin ha recitato nel film Young Lions), e la cantante di Cabaret Stacy Sullivan.
Per arrivare alla serata di mercoledì, però, Francesca ha dovuto fare più di un sacrificio. Anche perché in Italia, il canto è poco considerato: “Non è visto come se fosse un vero lavoro e non ci sono investimenti nel settore” ci spiega nel raccontarci il suo percorso. Che pur essendo sempre stato indirizzato fin da piccola verso la sua passione, all’inizio ha subito anche una piccola deviazione: “Dopo il liceo classico, mi sono iscritta in Università e ho conseguito una laurea in Economia a Torino, perché al momento sembrava il percorso più pratico e utile – ci dice. In realtà, ben presto capii che quella strada non faceva per me”. E così decide di investire sui suoi anni di canto, su quell’hobby che ha sempre avuto pretese più grandi: “Per anni ho preso lezioni di canto privatamente e ho deciso, quattro anni fa, di trasferirmi a New York per studiare meglio e realizzarmi: un sogno”.

È il 2013 e Francesca viene scelta dall’Amda – The American Musical and Dramatic Academy, con sede a New York. Un percorso duro, due anni fatti di “sacrifici e momenti non facili, a cui però devo tutto: la formazione all’Amda mi ha permesso di essere quella che sono oggi”. E non solo. Perché nel 2015, dopo i due anni in accademia che la portano a laurearsi in “Performing Arts”, arriva la svolta: “Venni scelta, tra i migliori di ogni accademia, nel cast per lo spettacolo ‘Broadway Rising Stars’, diretto da Scott Coulter e scritto da Scott Siegel, al The Town Hall”. La sua partecipazione le permette di farsi notare. E da quel momento la sua carriera non si fermerà più, perché a New York le cose succedono in fretta se sei capace di farle. Prima la performance al “54 Below” nel concerto “Edith Piaf: an All-Star Celebration”, poi il primo spettacolo scritto e diretto da lei: “Ho avuto la possibilità di fare molto rapidamente un passaggio delicato: quello che ti porta dal lavorare per gli altri al lavorare per te stesso. Il 18 giugno 2016, meno di un anno fa, ho esordito con Francesca Capetta: an italian in New York”.
Quando gli italiani di talento trovano la loro strada all’estero, è facile che vengano poi richiamati dal Paese dove non sono riusciti a realizzarsi. E così Francesca, dopo essersi esibita lo scorso marzo a Toronto nel musical Evengreen (prodotto in collaborazione con l’Ambasciata Italiana di Toronto e mandato in onda da Canale 5, Rai International e Rai Italia) e prima della sua perfomance a Hong Kong per il National Day, viene invitata ad esibirsi in Italia: “Sono tornata letteralmente a casa, nella mia Torino: il 30 marzo mi sono esibita nel mio show Broadway and Jazz all’interno del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, con un ospite d’eccezione come Marco Berry”.

E mercoledì, al Carnegie Hall, aprirà un nuovo capitolo del suo scintillante 2017. Nello spettacolo, dedicato a Dean Martin, Francesca Capetta sarà impegnata in duetti e canzoni con Liliane Montevecchi e Stacy Sullivan: “Sono onorata di poterlo fare con loro. In particolare la prima era il mio idolo quando ero piccola, il mio punto di riferimento, ed è incredibile come abbia avuto la possibilità di incontrarla: la conobbi per caso, per strada, nell’ottobre del 2016. La fermai, mi lasciò il suo contatto e iniziammo gradualmente una collaborazione: ancora oggi non ci credo”.
Tra un brano e l’altro lo spettacolo seguirà un filo narrativo, con l’obiettivo di spiegare la vita di Dean Martin da una prospettiva diversa: “Come cantante, ha sempre fatto parte della mia adolescenza: ricordo che mia mamma lo ascoltava alla radio e io ne divenni grande appassionata. Mercoledì cercheremo di presentare la sua figura, non solo mostrando la sua conclamata professionalità, ma anche raccontando la sua personalità, il dietro le quinte”.
E alla domanda sul futuro, su cosa pensa che possa accadere nei prossimi anni, Francesca è certa: “Non posso prevederlo, perché a New York succedono cose che vanno oltre i tuoi piani: è una città che ti dà tutto e ti chiede tutto e dove spero di poter continuare a collaborare con diversi cantanti e attori”. Ma i punti di riferimento non mancano e non mancheranno. Due in particolare: “I miei genitori, che vivono a Torino e che dovrò sempre ringraziare per tutto il supporto che mi hanno dato, e mio marito. Mercoledì saranno presenti tutti e tre e per me sarà una serata speciale anche per questo”.