Non è la prima volta che la regista Sharmeen Obaid-Chinoy si concentra su questioni legate al Pakistan e ai diritti umani. Sono passati quattordici anni da quando per la prima volta si presentò al The New York Times, senza nessuna conoscenza di produzione cinematografica, ma una storia veramente avvincente da raccontare, Terror’s Children. Un decennio più tardi, vinse un Academy Award per il miglior documentario con il suo Saving Face, una corrosiva storia sulle donne vittime di attacchi con l’acido.
Questa volta, il suo target sono i “delitti d’onore” e, ancora una volta, Chinoy torna a “dare voce a coloro che non vengono ascoltate”. Una stria con cui la regista pakistana si è portata a casa un altro Oscar.
È la storia della diciottenne Saba, che va contro la volontà della famiglia e sposa il suo amore di lunga data, Qaiser. Portata via con l’inganno dalla casa di Qaiser prima che possa trascorrere un solo giorno con lui, viene portata al fiume dal padre e dallo zio che le sparano in testa e la gettano in acqua. La ragione? Suo zio voleva che sposasse un uomo di una famiglia più ricca. Andando contro la volontà dei suoi parenti, Saba aveva disonorato la famiglia. Miracolosamente Saba riesce a sopravvivere e si trascina fino alla strada per chiedere aiuto. Suo padre e suo zio vengono arrestati. Ed è allora che il vero scontro di ideali inizia a rivelarsi. Se nel Corano non si parla mai di “delitti d’onore”, per il padre di Saba è una questione di rispetto e onore e per sostenere questi valori sarebbe disposto a passare la vita in carcere.
Il sistema pakistano prevede il perdono: se Saba perdona, i suoi aggressori saranno rilasciati. Ma lei è irremovibile e si rifiuta di concedere il perdono: “Voglio che vengano giustiziati pubblicamente, così che nessun altro padre, nessun altro uomo faccia questo a una donna e alla sua famiglia”. Dalla sua parte Saba ha un avvocato e investigatore criminale che simpatizza con la sua storia. Ma la famiglia del marito e gli anziani della città restano fermi nella loro convinzione che l’unico atteggiamento accettabile sia il compromesso: Saba dovrebbe perdonare gli uomini, così che la comunità possa ritrovare il suo equilibrio.
Non credo di rovinare il film rivelando che Saba alla fine decide per il pubblico perdono ma nell’intimo promette di non perdonarli mai. Gli ultimi minuti del film mostrano Saba, incinta, ricongiunta con la madre. In una scena straziante, parla del futuro che vede (spera) per sua figlia; un futuro in cui la ragazza sarà coraggiosa e istruita, in grado difendersi da sola e seguire il proprio cuore.
Come ha eloquentemente detto Chinoy ricevendo l’Oscar per Saving Face, “Questo lo dedico a tutte le donne in Pakistan che si impegnano per realizzare un cambiamento: non rinunciate ai vostri sogni”.
A Girl in the River: The Price of Forgiveness sarà su HBO il 7 marzo alle 21.00, in occasione della festa della donna.
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TRAILER – A Girl in the River: The Price of Forgiveness from Sharmeen Obaid Films on Vimeo.