A oltre tredici anni di distanza dalla sua pubblicazione in Italia, è uscito anche in inglese il commovente libro che Alain Elkann ha dedicato alla memoria di sua madre, Carla Ovazza.
Intitolato in inglese “Nonna Carla”, il volume è stato presentato al pubblico all’Istituto Italiano di Cultura di New York lunedì sera durante una interessante tavola rotonda introdotta dal direttore Fabio Finotti e a cui hanno partecipato, oltre all’autore, il professor Antony Tamburri, direttore del John Calandra Italian American Institute e del Bordighera Press, la casa editrice dell’istituto universitario, e Alessndro Cassin, direttore della CPL Edition del Centro Primolevi di New York. Alla conversazione ha partecipato anche a distanza la traduttrice del volume, la professoressa K.E. Battig von Wittelsbach che insegna cultura ebraica italiana alla Cornell University.
Degli oltre trenta libri che lo scrittore e giornalista nato a New York e cresciuto a Torino ha scritto, Nonna Carla è certamente il più intimo e il più personale. In poco più di ottanta pagine, Elkann ha infatti raccontato le sue emozioni di fronte alla malattia e alla sofferenza di sua madre prima della morte, la sua fatica per esserle vicino pur continuando la sua vita attiva di giornalista impegnato, il suo sforzo per far accettare ai suoi figli, e soprattutto alla figlia Ginevra, la drammatica situazione e poi la scomparsa della nonna.
Insieme alle sensazioni provate accanto al suo letto all’ospedale delle Molinette di Torino, però, lo scrittore racconta anche il suo difficile rapporto passato con la madre e ne rivisita con intensità una storia lontana e unica.
Nata in una famiglia dell’alta borghesia ebraica piemontese molto vicina al fascismo e allo stesso Mussolini, Carla Ovazza era stata infatti costretta a fuggire a New York durante la seconda guerra mondiale e nella città statunitense aveva conosciuto e sposato Jean Paul Elkann, appartenente a un ricca famiglia di industriali francesi molto impegnati nelle istituzioni ebraiche parigine.
Dopo la guerra e la nascita di Alain, la coppia si era trasferita nel 1953 a Parigi. Il matrimonio, però si era sfasciato. Così, dopo un doloroso divorzio, Carla Ovazza era tornata nella sua città natale, Torino. La sua nuova vita, tuttavia, sarebbe stata di nuovo stravolta nel 1975, quando era stata vittima di un rapimento poco dopo il matrimonio di Alain con Margherita Agnelli, figlia di Gianni Agnelli. Incappucciata e chiusa al buio in una prigione clandestina per oltre un mese da un gruppo di malviventi, una Carla che il secondo marito Guido Barba Navaretti descriverà come ”pallida ma ancora forte” era stata liberata solo dopo il pagamento di un riscatto. La forza dimostrata durante una vita travagliata, d’altra parte, non la abbandonerà mai, neanche quando la malattia la costringerà a vivere, intubata, in un letto d’ospedale.
Raccontata nel libro con gli occhi e la sensibilita’ di un figlio , la storia di questa donna straordinaria e’ stata rivissuta da tutti lunedi sera all’Istituto Italiano di Cultura, quando un commosso Alain Elkann ha spiegato al pubblico che cosa lo ha spinto a scriverlo e come la morte di sua mamma lo ha portato a rivedere anche la sua visione della vita. ” A venti anni dalla sua morte, è magnifico sentirla ancora viva dentro di me, dentro di noi”, ha scritto Elkann nel suo saluto a ”Nonna Carla”.
Un sentimento che molti, tra il pubblico, hanno condiviso.