Un triste tramonto quello di Rudy Giuliani. Quasi ottantenne, alcolizzato, pieno di debiti, citato in giudizio dalla terza moglie per 260 mila dollari, ex procuratore d’acciaio nella lotta a Cosa Nostra, ha buttato a mare la sua gloriosa carriera in magistratura dopo che si è associato a Donald Trump. Ha scelto di fare quattrini, di cercare fama associandosi all’ex presidente, diventando il difensore dell’indifendibile. Da sindaco d’America, come venne nominato dopo gli attentati dell’11 settembre, a caricatura comica che fuori dai tribunali d’America gesticolava e nella foga per raccontare ai giornalisti i brogli elettorali che solo lui conosceva e che non aveva raccontato in aula davanti al giudice, tracimava il colorante per i capelli. Bugie per le quali è stato sospeso dall’ordine degli avvocati di New York.
Ora è stato denunciato da una sua ex collaboratrice, Noelle Dunphy, che lo ha citato in giudizio affermando di essere stata costretta a rapporti sessuali con lui per ottenere prima, e mantenere poi, il posto di lavoro. Quasi un prologo al film dell’attore e regista britannico Sasha Baron Cohen che nel suo satirico Borat 2, aveva immortalato l’ex sindaco che in una stanza d’albergo, invitato da una giovane attrice che recitava il ruolo di una quindicenne, si sbottonava la patta dei pantaloni.
Nella denuncia Dunphy ha detto di essere stata costretta a lavorare in nero, con Giuliani che le diceva che la sua paga sarebbe stata differita e il suo impiego tenuto “segreto” fino alla conclusione del suo divorzio – per paura di ritorsioni da parte della sua terza ex moglie Judith Nathan. Più di due anni dopo, Dunphy afferma che l’ex sindaco di New York non le ha pagato un solo centesimo del suo stipendio di 1 milione di dollari e chiede 10 milioni di dollari di danni più 2 milioni in stipendi arretrati.

Nella denuncia di 69 pagine depositata alla corte statale di New York, a Manhattan, la donna lo ha inoltre accusato di “abuso di potere, appropriazione di stipendio e altre cattive condotte”: tutti reati che sarebbero stati commessi quando lei lavorò per lui, tra il 2019 e il 2021.
La donna sostiene che “Giuliani ha iniziato ad abusare di lei quasi immediatamente dopo che aveva iniziato il suo impiego”, che ingurgitava pillole di Viagra e che lei era forzata a “soddisfare le sue esigenze sessuali, che arrivavano praticamente in qualsiasi momento, ovunque, requisito assoluto per il suo impiego e per la sua rappresentanza legale”, aggiungendo che Giuliani regolarmente – e senza preavviso – “le chiedeva di fare sesso orale con lui, a volte mentre era in vivavoce con Donald Trump, oppure mentre la costringeva a mentire all’FBI mentre indagava su di lui”.
Dunphy ha raccontato che nei due anni successivi Giuliani le aveva chiesto di lavorare nuda, o avvolta soltanto da una bandiera americana o di spogliarsi nel corso delle video chiamate.
E non c’è solo il vorace appetito sessuale nella denuncia della donna. Noelle Dunphy sostiene che Giuliani offriva la grazia presidenziale in cambio di due milioni di dollari, tangente che poi “avrebbe diviso” con Donald Trump. Giuliani le avrebbe chiesto se conoscesse qualcuno che aveva bisogno di un perdono presidenziale in cambio di due milioni di dollari. “Io e Trump – le avrebbe detto Giuliani – ci dividiamo la parcella”.
Secondo quanto riportato nella denuncia, l’ex sindaco di New York le avrebbe detto di “trovare individui interessati alla grazia” ma “senza passare dai canali ufficiali”, cioè attraverso l’Ufficio della procedura di grazia, perché in quel caso la pratica poteva diventare pubblica in base al Freedom of Information Act.
Ted Goodman, portavoce di Giuliani, ha dichiarato che l’ex sindaco di New York “in modo inequivocabile respinge tutte le accuse”.
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