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July 12, 2019
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MIKE, le lacrime di gioia del rapper cosmopolita di New York

Tears Of Joy uscito a fine giugno è già uno dei lavori experimental hip hop più intriganti dell’anno

Piero MerolabyPiero Merola
MIKE, le lacrime di gioia del rapper cosmopolita di New York

Michael Jordan Bonema (photo Lauren Davis)

Time: 3 mins read

Il suo nome è a dir poco altisonante, Michael Jordan Bonema. E assume un significato quando si scopre che questo Michael Jordan è nato nel 1999, anno e stagione in cui la superstar del basket ha deciso di porre fine alla sua clamorosa carriera professionistica. La carriera musicale di MIKE – il nickname scelto da Bonema a dir poco problematico per tutti i motori di ricerca – sarebbe iniziata quindici anni più tardi con una serie senza tregua di singoli, mixtape e album, una dozzina in meno di cinque anni.

I suoi primi anni di vita, a dirla tutta, sono stati altrettanto movimentati. Nato a South Livingston, in una delle aree a più alta concentrazione di ebrei americani dell’East Coast, e a più bassa concentrazione di afro-americani, da genitori nigeriani di umili origini. La madre, che ha parenti e conoscenze dall’altra parte dell’Oceano, decide che il figlio potrà avere un’istruzione e un futuro meno problematico, a Londra così si trasferisce insieme al figlio in uno dei quartieri più black e multiculturali di East London, Hackney. Hackney è uno dei più floridi sobborghi musicali d’Inghilterra. Da qui Skepta,il fratello minore JME e la crew BBK hanno rigenerato l’underground rap britannico ed europeo trasformando il grime nella risposta inglese allo strapotere trap internazionale. Inevitabilmente il giovane Michael Jordan resta affascinato dall’immaginario di strada e dalle ubriacanti ritmiche del genere e si appassiona al mondo hip hop. Ha appena dieci anni e divora interi album rap, prima di trasferirsi in Essex e poi, nel 2010 e questa volta con il padre, a Philadelphia.

A quanto racconta sono due i nomi che guideranno il suo percorso musicale ancora agli albori: Chance The Rapper che proprio in quei mesi iniziavamo a seguire con attenzione sulla nostra rubrica e MF Doom, guru al contrario di lui nata in Inghilterra ma cresciuta a New York. Siamo nel 2014 ed è proprio grazie a un ulteriore trasferimento, da Philly alla Grande Mela (prima a Brooklyn e poi, un anno dopo nel Bronx) che il sedicenne MIKE inizia a registrare e pubblicare online decine e decine di tracce raccolte in EP e mixtape. Il suo stile, dissonante, coraggioso e sperimentale ricorda da vicino MF Doom, i lavori più jazzy e caleidoscopio di Madlib e gli esperimenti più cervellotici di Earl Sweatshirt . Il timbro, baritonale, a tratti bluesy e molto cinematografico, fa da punto di riferimento tra flow astratti e incessanti che si insinuano tra produzioni dal gusto smaccatamente newyorchese. 

Dopo i promettenti Winter New York e Longest Day, Shortest Night, pubblicati entrambi online tra 2015 e 2016 in piena logica soundcloud rap, arriva May God Bless Your Heart a confermare le incredibili doti di un diciottenne che compone e scrive testi da veterano, senza mai cedere a soluzioni easy listening o in linea con i trend del momento. Si accorge di lui Earl Sweatshirt e poi a ruota la stampa specializzata, mentre il suo seguito online cresce a vista d’occhio. Il collettivo con cui collabora ha un nome molto forte, sLUms, e raccoglie una crew di giovanissimi rapper della sua scuola superiore di Brooklyn.

Le sue storie sono biografiche, sullo sfondo crudo e senza filtri delle strade del Bronx e di Brooklyn in piena tradizione East Coast, su un tappeto alienante di beat e campioni che trova il suo compimento nel mixtape del 2018 War In My Pen, uno dei lavori più ambiziosi dello scorso anno.

Niente riesce a fermare l’incontenibile vena creative di MIKE che a sorpresa annuncia un nuovo album, Tears Of Joy, rilasciato online il 21 giugno del 2019: venti tracce, delle quali solo due vanno oltre i tre minuti, che seguono con maestria il filone MF Doom in un equilibrio sempre più consolidato tra storytelling e flow astratti ed ermetici esaltati dalle produzioni ipnotiche e sognanti di Sporting Life, Adé Hakim, Navy Blue, RedLee, Michul Kuun, Ted Kamal, Laron, oltre alle basi autoprodotte da Bonema sotto il vecchio pseudonimo di beatmaker, DJ Blackpower.

A New York sta nascendo una nuova generazioni di rapper di strada nella migliore tradizione degli storici borough dell’hip hop. E questo artista cosmopolita cresciuto tra Costa Atlantica e Inghilterra, come vi avevamo preannunciato nel nostro speciale sui nomi da tenere d’occhio nel 2019, è uno dei talenti più intriganti del momento.

Segui MIKE su Soundcloud.

Ascoltalo su Spotify.

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Piero Merola

Piero Merola

Laureato in Relazioni Internazionali, lavoro come consulente di comunicazione, pubbliche relazioni e nuovi media. All'interesse per la storia e la politica americana, ho sempre unito quello per la musica. Dopo uno stage in Ambasciata Italiana a Washington, ho seguito per America 24 le presidenziali del 2012, e oggi scrivo per Rivista - Il Mulino. Editor del magazine online Kalporz, dal 2006 scrivo recensioni, interviste e report da ogni dove. Collaboro come ufficio stampa e copywriter con etichette, agenzie di booking, eventi e festival. In passato ho lavorato per festival estivi come Beaches Brew e Ortigia Sound System, oggi per la comunicazione del Diagonal Loft Club e di Deposito Zero Studios dove sono responsabile della direzione artistica del video format Live Zero. In questa rubrica vi presento nomi emergenti della scena americana, alcuni dei quali, intanto, sono diventati grandi.

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