Il prossimo 16 luglio, i membri del Parlamento Europeo sono chiamati a votare, sotto scrutinio segreto, il Presidente della Commissione Europea che andrà a sostituire l’uscente Jean Claude Juncker. Secondo l’accordo franco-tedesco, ottenuto di fretta e furia la settimana scorsa, non ci dovrebbero essere grosse sorprese su chi dirigerà il timone della Commissione per i prossimi 5 anni. La scelta è ricaduta sul Ministro della Difesa Tedesco, Ursula Von Der Leyen, membro del Partito Popolare Europeo (PPE) e braccio destro di Angela Merkel. La Ministra sessantenne, di origini belghe, dovrebbe ricevere il supporto dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D), del Partito dei Verdi (Greens), e di Renew Europe, il neo partito Liberale che unisce i membri dell’ALDE e gli indipendenti del partito del Presidente Francese Emmanuel Macron.
Eppure, dopo gli incontri dell’altro ieri tra la Von Der Leyen e gli europarlamentari di S&D, Greens, e Renew Europe, tutto è apparso meno scontato di quanto potesse sembrare solo una settimana fa. Infatti, secondo molti partecipanti dei vari colloqui, i membri dei partiti sopracitati sono rimasti delusi dalla mancanza di risposte dettagliate fornite dalla Ministra su una serie di temi molto delicati. In primis, la questione dell’ambiente, ma anche la questione delle riforme strutturali per rendere l’Unione Europea più unita politicamente e fiscalmente, volute fortemente sia da Renew Europe che da S&D. Ci sono da sottolineare alcune parole, pronunciate dai vari leader dei gruppi al termine dell’incontro.
Ska Keller, vice Presidente dei Verdi, ha annunciato che il suo gruppo non sarebbe stato pronto a votare la Von Der Leyen per via della, “mancanza di risposte concrete” sul tema dell’ambiente. Di conseguenza, il gruppo dei Verdi non vede, “nessun reale cambiamento” rispetto ai precedenti mandati, e ha dunque deciso di auto-escludersi dall’accordo franco-tedesco per l’elezione della Von Der Leyen. Poco male, direbbero molti strateghi politici, i Verdi, nonostante siano stati un gruppo in forte crescita nelle ultime elezioni Europee grazie al voto di tanti giovani, rimangono comunque il quarto partito più rappresentato con solo 74 MEP. Insomma, un’alleanza maggioritaria è possibile anche senza il loro supporto se si riesce a mettere insieme PPE, S&D, e Renew Europe.
Ma qui emerge il secondo problema; il leader di Renew Europe, Dacian Ciolos, ha sottoposto delle richieste ben precise in cambio del supporto del suo partito alla votazione di settimana prossima: una conferenza generale sul futuro dell’Europa, l’accettazione di liste con candidati transnazionali nelle prossime elezioni europee, il cambiamento dell’attuale Stato di Diritto Europeo, e la nomina di Margrethe Vestager a Vice Presidente della Commissione Europea con gli stessi poteri dell’altro Vice Frans Timmermans. Solo se tutte queste richieste verranno esaudite, Ciolos garantirà l’endorsement del suo gruppo al patto Franco-Tedesco. C’è da sottolineare che senza l’adesione di Renew Europe, non si potrà formare una maggioranza alternativa per nominare la Von Der Leyen; infatti, PPE e S&D, per la prima volta in più di 10 anni, si trovano senza i numeri necessari per formare una maggioranza.
Come se non bastasse, anche la storica alleanza tra PPE e S&D mostra le prime crepe. La Presidente di S&D, Iratxe Garcia Perez, ha dichiarato che la Von Der Leyen non ha, “fornito abbastanza risposte” e di conseguenza, nei prossimi giorni, i membri del gruppo S&D, “formuleranno delle nuove domande” a cui si aspettano risposte più concrete e precise.
C’è dunque il rischio concreto che il gruppo PPE rimanga con il cerino in mano Martedì prossimo. Per evitare questa situazione alquanto imbarazzante, la leadership del PPE potrebbe prendere decisioni fino a poco fa inimmaginabili nelle prossime ore. Secondo alcuni rumors di corridoio, alcuni membri del PPE spingono per un’alleanza last minute con i cosiddetti Sovranisti dell’Europa dell’Identità e Democrazia (ID) e dell’Europa dei Conservatori e dei Riformisti (ECR), di cui fanno parte, rispettivamente, Salvini e la Meloni. Una maggioranza simile sarebbe uno sgarbo inaccettabile per i Socialisti, i Liberali, e i Verdi, ma numericamente, contando sull’appoggio di alcuni europarlamentari non iscritti, potrebbe produrre, proprio per un pelo, una maggioranza utile per nominare il prossimo Presidente della Commissione. È logico pensare che prima che possa accadere una cosa del genere si provi a ricucire i rapporti con i Popolari, i Socialisti, i Verdi, e i Liberali, almeno un migliaio di volte. Anche perché, un’alleanza con i Sovranisti non è comunque ben vista dalla base del PPE, che è ancora composta da moderati come la Merkel. Ma nella politica di oggi mai dire mai. Abbiamo visto cose ben più improbabili diventare realtà, e se tutto dovesse crollare nelle prossime ore gli scenari sono aperti. Già solo il fatto che i Verdi si sono autoesclusi dalla nomination della Von Der Leyen è un segnale che i gruppi “establishment” del PPE e S&D non devono e non possono prendere sottogamba.