I guai per Brett Kavanaugh sembrano non finire. Il candidato al seggio vacante della Corte Suprema è stato accusato di nuove molestie da una sua vecchia compagna di college. A far scoppiare il caso sono stati Jane Mayer e Ronan Farrow – noto per il Premio Pulitzer al The New Yorker grazie all’inchiesta su Weinstein – che domenica hanno pubblicato un articolo con una testimonianza bomba.
I fatti risalirebbero al biennio 1983-84, quando ad una festa in un dormitorio di Yale, un giovanissimo Brett Kavanaugh avrebbe toccato il volto di Deborah Ramirez con il suo pene. A raccontarlo al giornale Newyorkese è stata proprio la presunta vittima che ha fornito dettagli sulla serata. Tutto sarebbe accaduto ad una festa in una common room di un dormitorio di Yale, durante un gioco alcolico. La giovane Deborah Ramirez – secondo la sua testimonianza – sarebbe stata presa di mira da un gruppo di ragazzi che la avrebbero spinta a bere più del solito, punzecchiandola con un pene finto. Ad un tratto, un ragazzo del gruppo si sarebbe abbassato i pantaloni davanti a lei mostrandole i genitali ed avrebbe tentato di convincerla a praticargli del sesso orale. Il contatto, quindi, ci sarebbe stato durante il tentativo di Deborah Ramirez di allontanare il suo molestatore. Solo a quel punto, un altro studente, uscendo dalla sala comune avrebbe urlato che “Deborah Ramirez aveva toccato il pene di Brett Kavanaugh”, rendendo nota alla vittima l’identità del suo aggressore.
La stessa Deborah Ramirez ha ammesso di avere dei vuoti di memoria per via dell’alcol assunto ma ha assicurato di ricordare bene l’aggressione. Infatti, la sua educazione fortemente cattolica le avrebbe impedito di avere rapporti prima del matrimonio e sarebbe rimasta profondamente avvilita dall’evento. Neanche i compagni di college, sentiti da Mayer e Farrow, hanno saputo ricostruire i fatti con precisione. Alcuni hanno preferito non rispondere alle domande dei giornalisti mentre altri avrebbero detto di “non ricordare” o si sarebbero schierati dalla parte dell’uno o dell’altra solo per sentito dire. Soltanto due testimoni hanno offerto dettagli interessanti: una vecchia “migliore amica” di Deborah Ramirez ha ammesso di non sapere nulla di questa storia, nonostante ai tempi le due si confessassero tutto; un vecchio compagno di college, invece, ricorda di aver sentito parlare della festa in questione, offrendo alcuni elementi che potrebbero combaciare con la testimonianza della presunta vittima.
La situazione per Kavanaugh si complica. Il candidato alla Corte Suprema sarebbe stato maggiorenne al momento della molestia e quindi perseguibile legalmente. Se i fatti fossero confermati rischierebbe di essere accusato anche per spergiuro, avendo giurato di non aver mai praticato violenza contro l’altro sesso. Per il momento, però, i Repubblicani della Judiciary Committee non sembrano voler dare seguito alla richiesta della Ramirez di un’indagine dell’FBI. Contro di loro si sono scagliate la Sen. Mazie Hirono e la Sen. Dianne Feinstein, sempre in prima linea contro l’elezione di Kavanaugh, che hanno definito “molto serie” le accuse e hanno chiesto di posporre la sua nomina.
Brett Kavanaugh, in una lettera alla commissione del Senato, ha fatto sapere che non ritirerà la sua candidatura, additando come “calunnie” le accuse contro di lui e promettendo di difendersi nella hearing di Giovedì. Lo stesso Donald Trump ha dato il suo appoggio al giudice e ha accusato i Democratici di portare avanti una “persecuzione politica” (Deborah Ramirez è un’attivista Democratica). Dalla Casa Bianca, anche Kellyanne Conway – consigliera del Presidente – ha offerto il suo appoggio a Kavanaugh, insinuando che le accuse della Ramirez siano poco attendibili per via dei ricordi distorti dall’alcol ed esprimendo qualche dubbio sull’articolo di Farrow e Mayer che, sempre molto precisi nelle loro inchieste, in questa occasione avrebbero offerto un racconto approssimativo e fumoso.
E’ inutile negare che la nomina di Kavanaugh stia prendendo una piega inaspettatamente spiacevole per il Presidente. I Senatori Repubblicani non sono più coesi come alla vigilia delle hearings, anche se molti continuando a difendere il loro candidato tuonando contro il “processo politico” portato avanti dai Democratici. In tutta risposta, l’avvocato Democratico Michael Avenatti ha dichiarato di essere stato ingaggiato da una cliente che avrebbe ulteriori “informazioni credibili” sul giudice Kavanaugh, contribuendo ad appesantire il clima sulla nomina.
Soltanto ieri, i difensori del candidato alla Corte Suprema facevano notare come la prima accusa di molestie fosse soltanto basata sulla parola di Christine Blasey Ford contro quella di Brett Kavanaugh. Ma come abbiamo avuto modo di imparare nell’era del MeToo, quando il pronome “Lei” si tramuta in “Loro, il potente di turno inizia a tremare.