Siamo un Paese diversificato ed è il nostro bello. Se non ne facciamo una questione al limite del razzismo, come insiste la Lega, è proprio questa diversità a rendere la nostra cultura così ricca e praticamente unica. La varietà a tavola, per esempio, ci caratterizza e suscita l’ammirazione degli stranieri.
Dico questo perché mi è caduto l’occhio su un breve ma divertente articoletto nella sezione gastronomica di un quotidiano. Argomento: la rapa. Sì, avete capito bene: la rapa. Su cui però dobbiamo intenderci subito. Cambia a seconda della regione. Siccome ogni regione ha il suo lessico e ama confondere le acque, in varie regioni del Sud le cime di rapa si chiamano anche broccoletti, a Napoli invece friarielli o broccoli di rapa, mentre con il termine di broccoli di foglia si intende una variante del broccolo. E si può dividere il Bel Paese a seconda di quale parte della rapa consuma: al Nord si mangia soprattutto la radice, al Centro (in Toscana si chiamano rapini) e al Sud soprattutto le cime. Poi, ci sono le “teste di rapa”. Come certi politici, per i quali ben si addice l’espressione che «è inutile tentare di cavare sangue da una rapa».
Anche Gianni Alemanno è un politico. E di questi tempi non sta facendo una bella figura. Ne ho già parlato ma vale la pena tornarci perché gli italiani stanno ancora ridendo per gli attacchi che il sindaco di Roma ha rivolto alla Protezione Civile, “colpevole” di non averlo bene informato sull’arrivo della neve nella Capitale.
L’ironia è l’arma più letale per ogni politico. Ricordate la celebre frase: «Una risata vi seppellirà»? A furia di arrampicarsi sugli specchi cercando di scaricare sugli altri responsabilità che sono sue, l’inquilino del Campidoglio se l’è proprio andata a cercare. La battuta più bella che ho letto è in una brevissima frase nella sintetica rubrica quotidiana su La Stampa di Torino firmata Iena (non a caso). Dice più o meno così: «Qualcuno si ricorda chi era l’incapace che è riuscito a perdere le elezioni a Sindaco contro Alemanno?».
Tutto qui, ma peggio di una rasoiata. Mi ha fatto proprio sorridere. Per la cronaca, l’incapace era Francesco Rutelli. Anni fa era stato complessivamente un buon primo cittadino di Roma. Ma era un’altra epoca. Ci ha riprovato e, travolto dal vento berlusconiano che soffiava imperioso, non ce l’ha fatta. Chissà se avrà riso anche lui alla battuta della Iena torinese?
Niente Olimpiadi a Roma. Non so che cosa ne pensiate ma, dai primi commenti a caldo che sento tra la gente comune, l’impressione è che i cittadini della Capitale stiano tirando un sospiro di sollievo.
La migliore risposta alla incomprensibile e soprattutto inutile “sparata” di Adriano Celentano contro preti, Chiesa e giornali cattolici è nelle cifre. Il Festival di Sanremo, un tempo classico appuntamento italiano, ha registrato una perdita di telespettatori di ben tre milioni rispetto all’anno scorso. Basta questo per definire l’autogol. Inutile ricordare al “Molleggiato” che la libertà d’informazione è alla base della democrazia e che ogni censura alla stampa prelude a regimi autoritari.