Sono a Roma e in questi giorni di neve mi sono dovuta sorbire varie telefonate e email di sfottò da parte di amici e amiche milanesi. Il messaggio è stato sempre lo stesso: «Pochi centimetri e siete andati in tilt!». E’ vero, non lo si può negare. A nostra scusante possiamo replicare che, be’, non sono stati poi soltanto pochi centimetri. E, soprattutto, che l’ultima volta che aveva nevicato nella Capitale era stato se non sbaglio 27 anni fa: a Roma il sole e il bel tempo sono di casa, mentre a Milano lo sono molto meno. La quantità industriale di rami, per lo più di pini, caduti a ostruire le strade sta a dimostrarlo: quelli romani sono pini e in generale piante mediterranee, non adatte al gelo siberiano.
Detto questo, però, è vero che ci si poteva preparare meglio. Dopo avere passato anni a New York e poi a Milano, devo dire che anche io ho guardato con un sorriso ironico i tentativi maldestri di ripulire i marciapiedi e gli ingressi dei palazzi. Non ho visto nessuno attrezzato con le pale spazzaneve; sono state usate scope, persino qualche piccola piccozza o delle vanghette. I volenterosi facevano un po’ tenerezza.
Preferisco, invece, evitare di commentare l’inutile figuraccia fatta dal sindaco Gianni Alemanno. Non c’era alcun bisogno di attaccare la Protezione Civile dicendo che questa aveva minimizzato la portata delle precipitazioni previste e esponendosi così alla replica del suo capo Franco Gabrielli: «Abbiamo le registrazioni delle conversazioni con il primo cittadino: se vuole avviare un’inchiesta, saremo felicissimi di farle sentire, a dimostrazione che lui sapeva benissimo che cosa stava per capitare».
Che abbia ragione La Stampa a definire Alemanno «un Sindaco forse peggiore di altri, ma sicuramente molto più collerico e chiacchierone, disegnato apposta per indossare i panni del capro espiatorio»?
Gli italiani non sanno più ridere, però. Al massimo qualche più o meno pesante presa in giro, come nel caso della neve. Per il resto, sospetti, irritazioni e interpretazioni in mala fede sono all’ordine del giorno. Un esempio? Non si placano i malumori dei soliti professionisti del “no” a tutti i costi, in merito alla frase di Mario Monti sulla “noia del posto fisso”.
Il fatto che la frase del Presidente del Consiglio facesse parte di un discorso più ampio e complesso e sia stata invece Qualcuno ricorda che il presidente Bill Clinton disse a suo tempo che una persona nel corso della sua vita dovrebbe cambiare lavoro almeno sei volte? E che questo era nell’interesse sia della persona in questione sia dell’economia del paese.
Nessuno, all’epoca si scandalizzò né negli USA né in Italia. Ma ora che la cosa riguarda direttamente casa nostra e i nostri figli, allora protestano tutti.
Ma davvero c’è ancora qualcuno che pensa o spera che il vecchio andazzo italico del posto fisso – pochi stimoli ma stipendio assicurato, anche senza meritarselo e limitandosi di malavoglia al tran tran quotidiano – possa ancora funzionare?
Una buona notizia la voglio comunque trovare a tutti i costi. E forse ci sono riuscita. In questi giorni, quando in televisione passano i soliti politici di qualsiasi schieramento si ha come una sensazione strana: «Ma questi sono ancora qui? Che ci fanno?». Il fatto è che alla gente sta cominciando a piacere questo governo cosiddetto tecnico, fatto di gente che, anche se dice e fa cose necessariamente sgradevoli, è chiaramente preparata. I politici lo hanno fiutato e cercano di correre ai ripari. Alla fine, ahimé, faccio una facile previsione: “vinceranno” loro, torneranno a (s)governare come hanno fatto finora, sia quelli di destra sia quelli di sinistra. Alle persone perbene resterà la magra soddisfazione di avere visto che, con Monti, Passera, Fornero & Co., esistono o potrebbero esistere leader diversi.