Stavolta è giusto ringraziare Umberto Bossi.
Di fronte alla crisi economica, al rischio che l’Italia sia costretta a uscire dalla zona euro, al rischio che perfino la zona euro al completo potrebbe essere costretta a proclamare "abbiamo scherzato" e tutti sarebbero costretti a tornare alle loro vecchie monete, al rischio che la depressione economica e psicologica potrebbe gettare l’intero continente in una buia cantina di disperazione dalla quale difficilmente riuscirebbe a venire fuori, ecco che il fantasioso fondatore della Lega Nord compie un’uscita capace di strappare un sorrisino (mesto e magari anche un po’ arrabbiato, ma sempre sorrisino è) a tutte le facce che sembravano ormai condannate a una sorta di mortifera, perenne desolazione.
Se vi chiedete come possa essere riuscito a illuminare con una pur flebile fiammella le cupe facce suddette, la risposta è piuttosto semplice. Dopo la lunga vita di "coppia di fatto" con Silvio Berlusconi, dove all’uomo di Arcore spettava il ruolo del marito tradizionale il cui dovere era quello di procacciare i mezzi di sostentamento della famiglia, mentre a lui, l’Umberto, era toccato il ruolo della moglie che parlava poco e solo per dire che il marito aveva ragione, alla fine è arrivato il momento della separazione, che è un evento triste ma anche liberatorio, come molti di quelli che ci sono passati sono in grado di testimoniare.
Il binomio "tristezza-liberazione" si è presentato al cospetto di Bossi, come accade a tutti quelli che si separano. Ma lui -uomo energico del Nord e cultore della Lega che "ce l’ha duro" – ha subito scaricato la prima parola del binomio per immergersi interamente nella seconda parola. Eccolo così recuperare la sua indole di cabarettista e lanciarsi liberamente sul palcoscenico con una delle sue trovate misericordiose, destinate a far divertire i derelitti della zora euro: "La Padania uscirà dall’euro e batterà la sua propria moneta". La battuta è risuonata in tutta l’Italia, dove la gran parte delle facce si sono distese nel sorriso di cui si diceva, poi ha attraversato le Alpi dove anche le bocche francesi, sebbene meno prone al sorriso, si sono comunque illuminate un po’, ha poi proseguito fino a Strasburgo, dove in tutto il Parlamento europeo solo uno, il deputato leghista Mario Borghezio, non ha aderito al sorriso che aveva già conquistato sia la parte conservatrice che quella progressista. Tutti comunque lo hanno prontamente perdonato, consci come sono della tragedia di essere Mario Borghezio tutti i giorni, 24 ore su 24.
Un altro che non rideva più era proprio l’Umberto, nonostante il grande successo che la sua trovata aveva ottenuto. Era accaduto che al suo orecchio era giunto un complimento del tipo: "Ma perché un cabarettista di talento come lui continua a voler fare il politico?" Lui si è arrabbiato ed ha trasformato la felice battuta della moneta autonoma della Padania in una iniziativa politica "vera". I leghisti, che sono cretini ma fedeli, lo hanno subito preso sul serio e hanno cominciato a discutere sul nome da dare alla moneta padana. Uno proponeva di chiamarla "il Po". Un altro suggeriva "il Giussano". I suoi amici non capivano e lui spiegava che Alberto di Giussano era "quello di Pontida".
Loro erano ancora perplessi perché ogni anno a Pontida vedono sopratutto il Calderoli, al che lui, paziente: "Intendevo la lotta contro il Barbarossa, non contro i terroni". Un altro perplesso era Renzo Bossi, detto anche il Trota che si è avvicinato al padre con aria preoccupata e gli ha chiesto: "Ma il mio stipendio di consigliere regionale della Lombardia, sarà sempre di 17mila euro al mese, cioè più di quanto incassano in un anno quelli che a scuola erano più bravi di me?" "Sì", gli ha risposto sbrigativamente l’Umberto e poi si è allontanato ancora più arrabbiato, giusto in tempo per non sentire alcuni intellettuali leghisti che discutevano sulla differenza fra "battere la moneta" e "picchiare un terrone".