La mattina di martedi` 14 dicembre, mentre a Montecitorio si preparava il "voto fatale" che poi Berlusconi ha superato, nella vicina Piazza San Silvestro girovagava uno striscione sostenuto da cinque giovanotti immigrati (non si sa se clandestini o no). Lo portavano verso Via del Tritone e poi facevano un dietrofront e arrivavano davanti al portone della Posta Centrale. Accennavano ad avviarsi su Via della Mercede ma poi, come accorgendosi che quella strada era troppo stretta per mantenere lo striscione spiegato e leggibile, cambiavano rotta e facevano alcuni giri attorno ai capolinea degli autobus posti al centro della piazza. Le tante persone che sempre affollano quella piazza guardavano la scena, si chiedevano di che manifestazione si trattasse, ma non c’era risposta.
La frase scritta sullo striscione – "Scilipoti, liberta` dallo strapotere delle banche" – era talmente criptica che rendeva impossibile qualsiasi ipotesi, e quanto ai giovanotti che se la portavano sulle spalle, neanche loro sapevano nulla. Stavano facendo quel che stavano facendo perche´ li avevano pagati, dicevano in un italiano incerto a chi li interpellava. E se gli si chiedeva a chi rispondesse quel nome, Scilipoti, rispondevano di non averne la minima idea, spedendo decisamente la scena nel mondo del surreale.
Solo a pochi passi da li` e qualche ora piu` tardi, nell’aula di Montecitorio dove lavorano gli eletti dal popolo, la scena di Piazza San Silvestro sarebbe uscita dalla sua imperscrutabilita` per diventare "logica". E per quei parlamentari che avessero continuato a non capire, avrebbe provveduto lo stesso Scilipoti – che di nome fa Domenico ed e` uno dei deputati del gruppo di Di Pietro che hanno saltato il fosso per votare in favore di Silvio Berlusconi – a spiegare.
"Da questa mattina – diceva a tutti quelli disposti ad ascoltarlo – circa duecento persone stanno manifestando per sostenere me e la mia liberta` di votare secondo coscienza". Ma dov’era il nesso fra il suo "votare secondo coscienza" e lo "strapotere delle banche" denunciato nello striscione di Piazza San Silvestro? "Ha un grosso debito e con il voto intende pagarlo" dicevano quelli che il nesso sostenevano di averlo capito fin troppo bene.
Ce n’era abbastanza per infuriarsi e gridare al tradimento, ma "e` un povero Cristo, e` Natale, come si fa a ucciderlo?", diceva un altro parlamentare che non e` Cristo e tanto meno povero, anzi e` ricchissimo e il suo "tradimento" lo ha consumato da gran signore, in piena "liberta` dallo strapotere delle banche" e nel lusso della schifiltosita` ideologica.
Si chiama Massimo Calearo, e` quel che si dice "un imprenditore di successo" e a suo tempo fu eletto deputato nella lista del Partito Democratico. Era stato Walter Veltroni a convincerlo a "scendere in campo" per dimostrare che gli imprenditori non dovevano avere "paura" del Pd e lui aveva accettato sostenendo durante la campagna elettorale che la modernita` imprenditoriale deve guardare a sinistra. Poi, forse per la caduta in disgrazia di Veltroni o forse per la progressiva discesa verso lo zero alla voce "idee" nell’attivita` del Pd, ha pensato bene di "tornare a casa".
Lui certamente non e` stato comprato. La sua e` stata una scelta "di classe": non nel senso di eleganza – una merce che dalle parti di Berlusconi (pensate a Gasparri, La Russa, Bossi, Calderoli, per non parlare di Gheddafi) e` piuttosto scarsa – bensi` nel vecchio, tradizionale, "scientifico" senso marxista.
Il voto di martedi`, comunque "accorpato", ha detto che Berlusconi deve continuare a governare. Problemi? Il debito pubblico e` del 118 per cento, la crescita economica che dovrebbe pianarlo e` stata ulteriormente ridotta e le tasse in Italia sono arrivate al terzo posto in Europa. Di piu` si paga solo in Svezia e Danimarca, che pero` hanno i servizi pubblici migliori del mondo. Tre problemini piu` che sufficienti per restarsene alla larga dallo Stivale.