C’è uno piccolo comune del Ponente della Liguria, in cima ad una collina, alle spalle di Bordighera, che giusto a metà della strada in salita che conduce al borgo ha piazzato un confine, segnato da una bandiera biancoceleste a righe, da una garritta e da una guardia in divisa e basco per il controllo dei documenti.
Ma siamo in Italia no? Perchè dunque questa cosa? Una mossa pubblicitaria? Uno scherzo? Forse stanno girando un film in costume? Niente di tutto questo, perchè Seborga, questo il nome del comune, si è da decenni autoproclamato Principato, e per farlo sono stati spulciati decine di documenti storici.
Fra cui alcuni che ignorano il passaggio di Seborga (un tempo terra di Templari) a casa Savoia e poi all’Italia. Senza uno scritto, senza un documento, insomma senza una prova, i “seborghini” si chiamano fuori.

Tanto da aver eletto, nel corso degli ultimi 30 anni e più, tre “reggenti coronati” del Principato: Giorgio I (all’anagrafe Giorgio Carbone, in pratica colui che ha pigiato sull’acceleratore dell’autonomia), Marcello I (alias Marcello Menegatto) e ora la principessa Nina (ex consorte del precedente Marcello).
Questa strana autonomia mai riconosciuta dall’Italia e guardata sempre con ironia e niente più, ha fatto in modo che Seborga diventasse un luogo turistico, alla stregua (in piccolo, naturalmente) di San Marino o Andorra. Ogni giorno centinaia di turisti lasciano le spiagge o le località della Liguria e salgono a Seborga per curiosità: moltissimi americani, svizzeri, francesi, inglesi, olandesi: un via vai continuo di curiosi in giro per il paese, fra bandiere esposte, simboli della storia templare, gadget di ogni tipo, francobolli con il volto della principessa.
Ma non solo: Seborga ha la sua festa “nazionale” il 20 agosto, cioè San Bernardo, giorno in cui il cannone del paese spara colpi mentre si canta l’inno nazionale seborghino. Il “principato” batte anche moneta propria, il “Petit Louis”, il Luigino, in tagli diversi: un Luigino, due Luigini, il Luigino d’oro, e poi le monete dei centesimi di Luigino. C’è chi dice che in fondo si tratta solo di medaglie senza valore, ma la cosa non è proprio così.

Prima di tutto, il Luigino di Seborga (simbolo SBL) lo si batteva proprio qui già nel 1600 ed ora è quotato alla Borsa nusmismatica di New York. Ma non solo: in queste settimane è diventata l’unità monetaria con il più alto valore al cambio, cioè un Luigino vale 6 dollari, o se volete 6 euro, data la parità tra le due monete. Nessuno come lui. Fino a qualche anno fa, a Seborga il Luigino circolava liberamente, si poteva acquistare con questa moneta come niente fosse. Da qualche anno chi cerca il Luigino lo può acquistare nei negozi e portarselo a casa, ma non viene quasi più usato per gli acquisti, che si devono invece pagare in euro o dollari.
Incontriamo il Segretario di Stato di Seborga, Mauro Carassale: una sorta di Primo Ministro di Seborga. Gli chiediamo, oltre alla storia dei Luigini, alle vicende dei Templari e ai documenti storici raccolti, quale caratteristica ulteriore possa vantare Seborga. La risposta è semplice: dal borgo, in cima ad una collina, si possono vedere ben quattro diversi Stati: la Francia, l’Italia, il Principato di Monaco, e naturalmente… il Principato di Seborga. Chiaro no?