La migrazione italiana ha radici antiche nella storia dell’umanità. In America Settentrionale e Canada si è arrivati ormai alla quinta o sesta generazione di immigrati.
Il risultato inevitabile di un fenomeno di così lunga durata è che le nuove generazioni rischiano di perdere il contatto con la terra d’origine, con le loro origini. Noi, non solo in quanto politici ma ancor di più in quanto italiani che hanno deciso di vivere all’estero, abbiamo il dovere civico e morale di tenere vivo quel contatto.
Ognuno di noi dovrebbe considerarsi come un ambasciatore della cultura italiana nel mondo. Lingua, arte, storia, tradizioni, gastronomia: siamo noi che, emigrando, portiamo pezzi della nostra identità culturale altrove, fuori dalla nazione. Esportare, però, non basta. C’è bisogno di prendersi cura e mettere in mostra questa identità.
Questo lo si fa con misure a sostegno degli imprenditori italiani all’estero, ma anche incrementando i fondi dedicati alla realizzazione di feste ed eventi che sono la prova tangibile delle nostre tradizioni. La cultura italiana va intesa nel senso più ampio, inglobando tutte le sue sfaccettature.
Nel programma del MAIE Nord America si dedica molto spazio a questa tematica, che viene articolata soprattutto nei seguenti punti:
- Difendere la promozione del Made in Italy e del Sistema Italia, compresa la messa in rete degli imprenditori italiani all’estero
- Diffondere e promuovere la lingua e la cultura italiana, sostenendo le istituzioni culturali e le scuole italiane oltre confine, cercando di recuperare le risorse che negli ultimi anni sono state tagliate
- Incentivare scambi culturali per i nostri giovani di discendenza italiana all’estero, affinché possano conoscere ed approfondire le proprie origini
Siamo assolutamente convinti, infatti, che soltanto uno sforzo congiunto sui vari fronti possa far emergere i punti forti dell’italianità, di quello spirito che ci riconoscono a livello mondiale.
Una delle espressioni di cui si è sentito molto parlare negli ultimi tempi è “turismo delle radici” o “turismo di ritorno”.
A causa della pandemia da Covid-19, infatti, molte persone che lavoravano o vivevano all’estero sono rientrate nei propri Paesi di origine. Convinto della necessità di incrementare e sostenere il legame degli emigrati con la propria madrepatria, il MAIE ha deciso di dare un’espressione pratica a quello che fino ad ora era solo un concetto teorico.
Il progetto che riguarda il turismo delle radici è partito realizzando delle indagini in piccoli paesi e borghi italiani che hanno avuto una sostanziale emigrazione negli Stati Uniti e in Canada. I discendenti degli italiani che vivono in America vengono invitati a visitare il paese da cui ha avuto origine la migrazione della loro famiglia. Lì, il MAIE offre ad ognuno alloggio gratuito per una settimana, in modo da dare una possibilità concreta di indagare sulle proprie origini e ricercare la propria identità. Il legame con l’identità viene rafforzato dalla consegna del certificato di nascita del primo italiano della famiglia emigrato all’estero, documento fondamentale per la successiva richiesta della cittadinanza italiana.
Questa iniziativa consente di mettere in moto un circolo virtuoso che innesca tanti micro business o va a dare un boost all’imprenditoria locale, a completo vantaggio dell’economia del territorio.
Al momento il programma riguarda un comprensorio di 22 paesi calabresi e alcune città degli Stati Uniti. Si tratta di un piccolo passo destinato a crescere nell’ottica di una più stretta cooperazione tra le comunità italiane distribuite sul territorio nazionale e le comunità italiane all’estero.