Nel 1961 uscì nelle sale cinematografiche italiane Fantasmi a Roma, un curioso film del regista Antonio Pietrangeli, su sceneggiatura di Ennio Flaiano, Ettore Scola e Sergio Amidei. Era la storia di un gruppo di simpatici defunti che abitavano nell’antico palazzo romano del principe Annibale di Roviano, nobile molto decaduto e pressoché in miseria, personaggio interpretato dal grande Eduardo de’ Filippo.
La storia, molto surreale in verità, non ebbe il successo che ci sarebbe aspettati, anche perché nel cast, oltre a De Filippo, c’erano attori già molto famosi come Vittorio Gasmann, Marcello Mastroianni, Tino Buazzelli e Sandra Milo.
Ma gli abitanti della città eterna sembrarono apprezzare il film più degli altri, anche perché, per noi romani è più facile, noi i fantasmi ce li abbiamo nel dna.
Tutti sappiamo infatti che, qui a Roma, gli spettri esistono davvero e nelle nostre librerie specializzate si possono trovare libri informativi e dettagliate mappe delle misteriose esoteriche presenze.
Al numero 26 di Piazza di Spagna, proprio davanti alla famosa fontana del Bernini, si trova il museo dei poeti e qui dentro, nottetempo, compare ogni tanto lo spirito del celebre John Keats che qui abitò fino alla sua morte, avvenuta per tubercolosi il 23 febbraio del 1821. Aveva solo 26 anni. E’ sepolto nel cimitero acattolico e sulla sua lapide c’è scritto: « Questa tomba contiene i resti mortali di un giovane poeta inglese che, sul letto di morte, nell’amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto nell'acqua” ».
Al Colle Oppio ecco invece lo spirito della bella Messalina, moglie dell’imperatore Claudio, che vaga ancora in cerca forse di nuove appassionanti avventure. Di lei si racconta che si prostituisse nottetempo nei bordelli sotto il falso nome di Licisca, completamente depilata, i capezzoli dorati, gli occhi segnati da una mistura di antimonio e nerofumo, si offriva a marinai e gladiatori per qualche ora al giorno. Secondo il racconto di Plinio il Vecchio una volta sfidò in una gara la più celebre prostituta dell’epoca e vinse con ben venticinque rapporti in altrettante ore.
"Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, piangerà mezza Roma!", disse il tribuno che la uccise, trafiggendola con una spada.
A piazza Navona, a bordo di una carrozza trainata da cavalli, vaga invece, facendosi delle grasse risate, il fantasma di Olimpia Pamphilj, detta Donna Olimpia, moglie del nobile Pampilio Pamphilj e molto legata a suo cognato Giovanni Battista Pamphilj, ovvero papa Innocenzo X. Fu la dominatrice assoluta della corte papale, conquistando un enorme potere e ingenti ricchezze, tanto che i romani la chiamavano con ironia La papessa.
Al portico di Ottavia c’è lo spirito di un’altra donna, Berenice di Cilicia, la giudea che l’imperatore Tito aveva conosciuto durante l’assedio di Gerusalemme e che aveva poi condotto a Roma con sé, facendone la propria amante. Fu giustiziata perché sospettata di stregoneria.
Sotto il Muro Torto, nei pressi della strada che sale da piazza del Popolo a via Veneto, si aggirano invece gli spettri di Targhini e Montanari, i due carbonari che furono decapitati nel 1825. La leggenda narra che ogni notte i due forniscano buoni numeri da giocare al lotto ai coraggiosi che riescono a sostenere il loro sguardo.
In uno sterrato di Casal Bruciato, sulla via Tiburtina, intorno alle ore 3 e venti del mattino, compaiono una donna con un bastone in mano che insegue un uomo con la barba bianca. La scena è perpetua, ovvero si ripete dall’inizio per 2-3 minuti ed è suffragata da diverse testimonianze dirette.
A piazza del Popolo si mostra invece il fantasma di Cristina di Svezia che aveva abdicato al suo trono e si era convertita al cattolicesimo nel 1654. Trasferitasi a Roma si occupava di opere caritatevoli, di musica e di teatro. Ogni sera il suo fantasma passa sotto l’arco della porta che l’aveva accolta trionfalmente il giorno del suo primo ingresso in città e lancia sorrisi ai romani giovani e belli, anche se lei, si sa, e lo confermano anche gli storici, preferiva le romane. Non ha nome invece la bella dama cinquecentesca che di notte esce dal quadro dipinto da Van Dyck e si aggira per le gallerie dell’Accademia di San Luca, sfiorando spesso gli eventuali presenti, un po’ come accadeva nei film di Harry Potter.
Alla Galleria Borghese i passi di Paolina, bellissima moglie del principe Camillo, risuonano di notte nei saloni e qualche volta i più fortunati possono vederla passeggiare seminuda per il parco, come si dice facesse anche nella vita.
Ogni anno poi, nelle sere del dieci e undici settembre, se per caso vi trovaste a passare dalle parti di ponte Sant’Angelo, davanti all’omonimo castello, vi trovereste senz’altro faccia a faccia con lo spettro di Beatrice Cenci, giovane nobildonna giustiziata per aver assassinato insieme ai suoi due fratelli il padre, conte Francesco, che, da sempre, abusava di lei. Il suo spettro, dapprima vaga in attesa dell’esecuzione, poi, a passo lento e sinuoso, cammina con la sua stessa testa in mano, per ricordare a tutti la propria ingiusta morte. Attenti però, cercate sempre di tenere Beatrice davanti a voi, non datale mai le spalle, questo perché lei è bravissima a dare le spintarelle. Con una di queste, infatti, gettò suo padre giù dalla Rocca di Petrella e non sarebbe bello per niente fare la stessa fine, voi che ne pensate?