L’obesità è considerata un fattore di rischio per molte patologie, da quelle cardiovascolari alle neoplasie, incidendo pesantemente sulla possibilità di contrarre forme gravi di Covid-19. La comunità scientifica internazionale considera ormai l’obesità una malattia a sé stante ed una condizione di aumentata probabilità di sviluppare malattie croniche; recentemente si è appurato che impatta anche sulla eventualità che malattie infettive, specie quelle da virus respiratori portino a conseguenze più gravi rispetto ad un paziente normopeso.
Tanto si è evidenziato nel corso della Pandemia. Il Covid-19 non è la prima infezione virale respiratoria aggravata dalle condizioni di sovrappeso, ma si è recentemente rilevato che “essere obesi e di sesso maschile” costituisca un binomio pericoloso e predittivo di complicanze anche gravi. Ciò ha indotto molti scienziati a studiare il fenomeno e a cercare risposte rispetto all’impatto delle malattie respiratorie e del Covid-19, su individui maschili e femminili obesi per cercare di comprendere perché le donne, anche se in sovrappeso, reagiscano meglio degli uomini, sia in termini di risposta immunitaria, sia rispetto al decorso della malattia.
Le differenze sono genetiche e ormonali. Pare che uomini e donne differiscano sulla risposta immunitaria, poiché le donne sviluppano maggiore resistenza verso i patogeni, compreso il virus Sars-cov2, grazie alla presenza del recettore ACE2, un enzima che riesce a costituire una protezione nei confronti dei polmoni. Le cellule femminili, inoltre, presentano due cromosomi X, mentre le cellule maschili presentano un cromosoma X ed un cromosoma Y. Il ruolo del recettore ACE2 è codificato proprio nei due cromosomi X.
In futuro, sarà interessante approfondire l’impatto di altre patologie rispetto alle differenze di genere e di forma fisica, in rapporto anche agli ormoni sessuali, partendo da ciò che abbiamo potuto apprendere in Pandemia. Le differenze biologiche tra uomo e donna e la cura differente del proprio corpo vista come priorità, evitando forme gravi di sovrappeso, sono due importanti indicatori che possono guidarci verso nuovi percorsi per capire come affrontare non solo le malattie infettive respiratorie da virus e da virus Sars Cov-2, ma anche altre patologie grazie alle conoscenze acquisite sulla differente risposta immunitaria tra i due sessi.
I dati clinici evidenziano in maniera molto chiara come l’obesità rappresenti insieme alla differenza tra i due sessi uno dei principali fattori di rischio di sviluppare forme severe di malattia a seguito dell’infezione da Sars cov-2. Tra i primi ad ipotizzare questo legame obesità-rischio di malattia grave, sono stati i ricercatori dell’Università di Bologna, in uno studio pubblicato sull’European Journal of Endocrinology, che hanno ipotizzato come un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30, fosse associato ad un rischio di insufficienza respiratoria grave tale da richiedere un ricovero in terapia intensiva e da causare un rischio maggiore di mortalità.
I risultati di questi studi hanno evidenziato come la risposta immunitaria dell’organismo verso i patogeni ed in particolare le varianti del Covid 19, sia influenzata da un corretto mantenimento del peso corporeo, specie negli uomini.